Breaking Bad: le serie tv prima e dopo Mr White

In casa mia Rete4 (non me ne voglia il direttore) era relegato nel limbo dei canali perduti.

Dico “era” perché oggi a tv non ce l’ho più.

Ma ai tempi il limbo dei canali perduti prevedeva tutti quei canali che volutamente posizionavo dal 30 in poi, quei CanalX, ReteX, VideoregioneX, etc. che non avevo il tempo di guardare.

Il che non era un grosso problema, visto che già allora la tv da noi si accendeva per pochissime ore al giorno, per lo più per cartoni e film.

Ma diventava un dramma quando avevamo i nonni ospiti da noi, nonni che si ritrovavano senza il loro canale preferito, e soprattutto senza le loro Telenovelas preferite.

Confesso che nemmeno io sono esente da visioni di natura romantica.

Tempo fa sono caduta nel tranello di Grey’s Anatomy e non ne sono ancora uscita.

Se però devo parlare sinceramente, e ahimè lo faccio sempre, non è il genere romantico quello che esprime meglio le mie preferenze.

Tutto iniziò qualche anno addietro con il Dr House, l’indisponente medico che ne aveva una per tutti, compreso se stesso e che cambiò, direi finalmente, la direzione buonista delle serie TV.

In mezzo ci sono stati degli esperimenti poco confortanti, ma un bel giorno, molto in ritardo rispetto al resto del mondo, sbirciando i commenti dei miei amici e colleghi cinefili, beh, sento parlare di una serie in onda già da un po’ e che pare sia una gran figata.

Risponde al nome di Breaking Bad.

Io il tempo non ce l’ho più come una volta”, mi dico, “adesso ho una bambina ed è tutto più complicato”.

Unadonnaalcontrario guarda Breaking Bad

La verità su Breaking Bad

Se becco la serie Tv che mi piace, assumo un atteggiamento da bulimica compulsiva. Mi chiudo in casa e ingurgito puntate su puntate, serie dopo serie, fino alla fine (o fine alla nausea!?).

Perciò decido di resistere.

Resisto, resisto fino al gran finale e mi accorgo che, nei giorni successivi, sono tutti disorientati. Tutti in astinenza da Mr White.

A questo punto non ce l’ho fatta più.

La curiosità era alle stelle, ho ceduto e, qui lo ammetto, ho visto tutte la serie completa in poco più di un mese.

(Detto per inciso, la seconda e la quarta stagione sono le mie super top!).

Beh, ahimè anch’io sono diventata un’orfana di Mr White.

Breaking Bad ha dato il “la” a True Detective, ad House of Cards, tutti rigorosamente visti in lingua originale perché dopo che hai sentito la vera voce di Matthew McConaughey e Kevin Spacey non ce la fai più a vederli doppiati.

Potrei parlare per ore dei piani sequenza che certi film se li scordano, della recitazione capolavoro di Spacey e McConaughey, del perfetto confezionamento di True Detective e del realismo brutale di House of Cards ma questi commenti interesserebbero solo quei miei amici cinefili e pochi altri.

Nessun altro come lui

Qui mi limito a dirti cos’hanno per me di tanto rivoluzionario Walter White e il suo Breaking Bad.

Com’è scritto questo personaggio, non è mai stato scritto nessun altro prima!

Un professore di chimica, alquanto sfigato e quando dico sfigato intendo proprio che lo vediamo con mutandoni e calzini bianchi e non ci stupiamo che lui sia così e, soprattutto, vogliamo che sia così.

Un uomo che sta per morire, totalmente dedito alla sua famiglia, che fa delle azioni che, con la razionalità, non riusciamo a comprendere.

A tratti spietato, a tratti amorevole, a tratti cinico, a tratti altruista, a tratti efferato.

È tutto ed il contrario di tutto quello che ti aspetti.

Eppure ti ci affezioni, incredibile, vero?

Riesci a perdonargli atteggiamenti che sono obiettivamente “incorrect”.

Ti chiedi perché? E non lo trovi il perché.

Le relazioni che lui instaura con gli altri protagonisti sono spiazzanti.

Quella che amo di più?

È sicuramente quella con Jesse, suo ex-studente e partner in “affari”.

A volte lo accudisce come un padre,  a volte lo protegge, poi diventa feroce, direi quasi atroce.

Perché un personaggio così mi suscita tanto affetto?

Non è il classico cattivo di cui Breaking Bad è pieno, nemmeno il fuorilegge affascinante, nulla di tutto questo.

È un uomo, un uomo e basta, che mostra alla luce del sole (la nostra di spettatori naturalmente) tutto di sé, bene e male nello stesso individuo, bontà e cattiveria allo stato puro, le contraddizioni di cui noi, nella nostra vita quotidiana e con le dovute proporzioni, siamo pieni ma non mostriamo agli altri, molte volte neanche a noi stessi.

Ed è questa la grandiosità della scrittura, del cinema, delle serie Tv, dell’arte in generale.

Si può permettere di dare luce agli spazi oscuri dell’essere umano, senza necessariamente giudicarli, osservandoli e basta.

È per questo che amiamo i thriller, gli horror o semplicemente i personaggi scomodi, perché sappiamo che rimangono lì, nella finzione, e nella finzione li possiamo esaltare e anche amare.  

Perché è grazie a questo che Stanley Kubrick, conosciuto per essere un uomo docile, incapace di veder soffrire gli animali, che non amava il dolore, ci ha regalato capolavori come Arancia Meccanica e Full Metal Jacket che di docile non hanno neanche un frame.

Poi lo schermo si spegne, noi torniamo alla nostra “normalità” convinti di essere buoni e nient’altro… ma questo è solo il mio parere, piccolo e al contrario.

Una lezione al di là di ogni sospetto

Una lezione da mia figlia

Nel giorno in cui attendo Marty dal suo Ritorno al futuro (e lo attendo davvero, guardandomi intorno come se mi aspettassi di vederlo per strada da un momento all’altro), io che da fiera donnaalcontrario in quel lontano ’85 tutto mi sarei immaginata fuorché di diventare mamma, a 39 anni suonati imparo una lezione tutta nuova.

Per cinque settimane ho avuto pochi attimi al giorno, bronci sfuggenti tra bagno e cucina,  saluti fugaci sull’uscio di casa, baci rubati mentre dormiva già da ore.

I ricci informi perché Lui ha le dita troppo grandi (???) per incrociarle in un codino colorato…

I compiti affidati alla pazienza dei nonni piombati in aiuto della family al contrario

La tosse infinita, perché ha pensato bene di ammalarsi quando non ero disponibile a portarla dal pediatra…

I piedini (o dovrei dire piedoni) cresciuti tempestivamente questo mese che tra un po’ le vecchie sneakers si sarebbero trasformate in open toe

E io che non avevo neanche un briciolo di energia per sentirmi una madre degenere…

Una lezione che mia figlia mi ha insegnato

Confesso, non ce l’ho fatta!

Il mio lavoro di costumista, un lavoro che amo alla follia, che per anni è stato l’unico obiettivo della mia vita, un lavoro tanto meraviglioso quanto duro, che ti permette poche ore di sonno e non sempre tranquillo, quel lavoro mi ha completamente assorbito.

Sapevo che dovevo dare il 100% e l’ho dato, senza pentirmi neanche per un secondo, e con gioia perché oltre che un lavoro è la mia passione, e mi concede di incontrare persone eccezionali che voglio nella mia vita e a cui non posso e non devo rinunciare.

Un lavoro che ha un inizio e una fine certa.

Sapevo che il 10 Ottobre sarei tornata alla mia quotidianità.

E se in passato speravo che quel momento non arrivasse mai, questa volta avevo la consapevolezza che, sì, sarebbe stato terribilmente triste ma che dopo il 10 ottobre non sarei rimasta agonizzante nell’oblio del “non ho più ragione di vivere”.

Mi aspettava la mia vita, Safari e soprattutto Lei.

Una lezione da non dimenticare

Non avevo intuito quanto mia figlia avesse in me un punto di riferimento… e pure chiaro, solido.

E che senza quel punto di riferimento, tutte le sue fragilità, espresse anche con atteggiamenti scontrosi e, diciamolo pure, da grandissima “cagacazzo”, sarebbero emerse all’ennesima potenza.

Non avrei mai immaginato che perdere me, seppur per un tempo circoscritto (e ti assicuro, non lo dico per delirio di onnipotenza… anzi), volesse dire per lei perdere la direzione… quella direzione che pian pianino abbiamo costruito insieme negli ultimi tre anni .

In mezzo c’è stata una settimana che io chiamo di riallineamento.

Con scontri continui, fastidi reciproci, facce da “non ti sopporto più” ma…

… Quando domenica al cinema, aggrappate l’una all’altra, piangevamo all’unisono alla vista di Bing Bong (l’amico immaginario di Inside Out), che si sacrificava per la felicità della sua bambina, ho imparato la lezione e tutto si ricomponeva.

Di nuovo eravamo una squadra, forte, compatta…

Di nuovo comunicavamo solo con lo sguardo…

Di nuovo parlavamo di “cose da femmine”…

Di nuovo daje con gli scherzi da sceme incallite.

E forse quando alle h 16,29, appena uscite da scuola, ci imbatteremo nella DeLorean con Marty, Jennifer e Doc a bordo, le racconterò di un vecchio film dell’ ’85 e di una bambina che non sognava di essere madre e che oggi è fiera di esserlo di Lei.

Copertina 1 o copertina 2? A voi la scelta!

Copertina 1 o 2

Eccomi qui, all’appello!

Dopo averti chiesto l’aiuto da casa, sono pronta a proporti le due bozze di copertina per il mio Safari, due bozze che ho preparato con poca “scienza” di graphic design e una grande quantità di cuore.

Entrambe le opzioni di copertina hanno un valore affettivo molto alto per me ed entrambe raccontano qualcosa del contenuto.

Copertina 1 di Safari

COPERTINA 1 SAFARI
COP1 #SAFARI

Ecco la prima: questa prima copertina racconta il luogo, New York City, che sarà il cuore del cambiamento della protagonista di Safari, Lisa, l’ultima tappa di un viaggio intorno al mondo che è innanzitutto un viaggio di trasformazione e di evoluzione.

Copertina 2 Safari

Copertina 2 Safari

La seconda rivela il suo punto di partenza, le sue radici, la sua terra. Da qui parte e qui ritorna sempre. Il suo mare, i suoi scogli, la sua Sicilia, una luna di spiaggia poco conosciuta e da dove nascono molte delle sue idee.

Due copertine molto diverse tra loro nei colori, ma soprattutto nel significato. Eppure entrambe raccontano la stessa storia, quella di una donna che girerà il mondo per trovare o, meglio, rivelare la sua vera identità.

Votate

Forse adesso mi chiederai: e io?

A ye chiedo solo un piccolo gesto: votare!

Per farlo, basterà lasciare un commento qui sul blog, subito sotto l’articolo o sulla pagina Facebook, Twitter o Instagram con su scritto COP1 #SAFARI se la tua preferenza andrà alla copertina N°1 o COP2 #SAFARI se invece la tua preferenza andrà alla copertina N°2.

Tutto questo da adesso al 31 Ottobre.

Semplice, no?

Adesso tocca a te.

E per quanto riguarda me?

A me non resta che osservare questo nuovo tratto di strada di Safari e godermelo perché mi fido di te e so che, senza ombra di dubbio, sceglierai la copertina giusta, quella che completerà questa prima parte del suo percorso.

Grazie!

L’ aiuto da casa

Aiuto da casa

Ci sono genitori convinti che i figli gli appartengano.

Sarà per via del DNA o del sangue (non ti capita mai che ti dicano: “È sangue mio”- che frase strana, non credi!?).

Li considerano loro proiezioni, nati per realizzare sogni da loro non realizzati, per vivere vite da loro non vissute.

Io ho sempre pensato che i bambini e le bambine siano individui completi così come sono, che siano loro a sceglierci e che noi “grandi” possiamo solo accompagnarli, qualche volta guidarli, poche volte consigliarli.

Ricordandoci che anche noi non sappiamo proprio tutto della vita (o quasi niente)…

… che forse anche a noi non è stato insegnato tutto correttamente e…

… che il nostro essere, il nostro comportamento è frutto di un’altra infanzia, di un’altra crescita, di un’altra vita… la nostra che, indipendentemente da quanto sia stata idilliaca o tremenda, è comunque solo nostra, non di tutti/e, non assoluta.

Quando guardo mia figlia crescere, sbagliare, imparare, litigare, ridere, fare una marea di ca**ate, vedo chiaramente che la sua vita non è mia, non è la mia.

E non vedo l’ora di scoprire cosa le riserverà il futuro senza limitarla con la mia testa e semplicemente lasciandola andare ed essere una curiosa spettatrice di tanta bellezza.

Aiuto da casa

Safari non mi appartiene

Penso la stessa cosa degli scrittori e dei loro libri.

Un libro non sarebbe nulla se non fosse per chi lo legge, senza persone che lo fanno proprio, lo usano, lo amano, lo sottolineano, lo odiano, ne sono indifferenti, lo consigliano, lo criticano.

Nemmeno i più grandi romanzi della storia sarebbero stati tali se non avessero avuto lettrici e lettori di varie età, interessi, gusti.

Cosa sarebbe stato di “Chiedi alla polvere” se John Fante lo avesse tenuto solo per sé?

E come sarebbe stata la mia vita senza averlo scoperto?

Persino Bukowski, colonna portante della mia crescita adolescenziale, disse di lui: “Fante era il mio dio”.

Io so benissimo di essere una scrittrice in erba e soprattutto ho ben chiaro che Safari non mi appartiene.

Mi considero un mezzo.

Ho ascoltato una storia che veniva da dentro, una donna che mi chiamava, che voleva essere ascoltata e io ho messo la sua storia nero su bianco senza farcirla troppo di idee mie.

È fluito senza interferenze mentali.

Tra l’altro un’esperienza meravigliosa che auguro a tutte/i, non necessariamente con la scrittura. Può avvenire persino passeggiando nella natura, a volte basta davvero poco per sperimentare di essere in quel flusso.

E dopo averlo scritto, per più di un anno l’ho nutrito, cullato, visto camminare e tenuto per mano proprio come un bambino.

E adesso lo guardo mentre va per una strada tutta sua.

Non sai quanto sia emozionante questa visione!

Safari è tuo come mio, nella stessa misura.

È il risultato delle mie esperienze personali e di quelle di tante donne che ho conosciuto in questi oltre 40 anni.

Ecco perché oggi, poco prima di pubblicarlo, chiedo l’aiuto da casa, il tuo aiuto per una scelta davvero importante.

Chiedo l’aiuto da casa

Vorrei che fossi tu a decidere la copertina di Safari.

Non potrei chiedere a nessun altro/a questo prezioso aiuto!

Cliccando su copertina, troverai il post dove ho pubblicato le due opzioni che ho preparato sudatamente (perché non sono neanche una graphic designer) e dove ti spiego come votarle.

Ti basterà cliccare sull’articolo e votare. Super semplice!

Grazie di cuore, perché, lo ribadisco, senza di te non ci sarebbe né unadonnaalcontrario né Safari!


E poi qualche mese dopo questo articolo e l’immenso aiuto da casa ricevuto, il mio libro fu pubblicato e la copertina scelta la trovi qui nella pagina dedicata a Safari.