Robe da maschio e/o da femmina

Ordinario ménage familiare del weekend.

Gnoma: «Papà, non trovo la parola “inversa” sul vocabolario».

Lui: «Certo. Devi cercare il maschile singolare».

Questa affermazione apparentemente innocente (soprattutto quel “certo” categorico) nasconde una verità con la quale conviviamo tutte e tutti da secoli, senza neanche rifletterci sopra.

E allora prendiamoci questo momento e riflettiamo.

Robe da maschio e da femmina
Robe da maschi

Maschile. Singolare. L’uomo. Uno. Maschio.

Si potrebbe partire da quell’Eva nata dalla costola di Adamo che lo induce al peccato (qui cinicamente mi verrebbe da dire “menomale”, sennò pensa che palle la vita di sto’ povero omo!), ma non aprirò qui un discorso che tra psicologia e sociologia potrebbe essere lunghissimo.

Su queste pagine parlo della mia esperienza personale, semmai mi confronto.

Qualche volta quando l’argomento mi sta particolarmente a cuore, mi scaldo un po’.

E allora vogliamo parlare di quella stratosferica str**zata dei “Giochi per maschi e giochi per femmine”?

Di noi genitori che insegniamo ai bambini che rosa è femmina e azzurro è maschio (a mia figlia piace il giallo, cosa dovrei dirle? Che è da maschio o da femmina?)?

Sai che nei cataloghi svedesi di giochi per bambini non esiste questa differenziazione, che invece in quelli italiani è netta?

Robe da maschi o robe da femmine, quindi?

Volevo dire, per quelli che ancora non lo sanno (e purtroppo in questi ultimi giorni mi sono accorta che sono ancora tanti, troppi), che essere gay non dipende dai giochi con cui ci divertiamo da bambini/e. Perché allora io che ho sempre giocato con i maschi e che ho sempre scelto giochi da maschi, secondo i dogmi della società italiana, dovrei essere gay fino al midollo e invece, guarda un po’, sessualmente parlando, mi piacciono gli uomini.

Sono gay perché sono gay.

Per chi non è d’accordo: fatevene una ragione e state sereni!

Non ti ruberanno nulla, vogliono solo poter essere libere/i di amarsi e avere il diritto di sostenersi economicamente e giuridicamente come lo abbiamo noi “tradizionali”.

Gli sport da maschio e da femmina

Un’altra boiata pazzesca?

Ora io nella mia infanzia/adolescenza ne ho fatti parecchi di sport, pallavolo, atletica, e poi la danza mi ha conquistata. Si faceva fatica a vedere un maschio alla sbarra ma, quando ne arrivava uno, era un piacere e non soltanto perché all’epoca c’era il risveglio degli ormoni, ma perché l’uomo, biologicamente e fisicamente parlando, ha una muscolatura più potente della donna (la usasse solo per danzare anziché per menare…).

E vedere le piroette, i grand-jeté (per la cronaca, sono dei salti, non dei pasticcini francesi) fatti da uomini era davvero una goduria, senza parlare della possibilità di fare finalmente dei passi a due, che di solito facevamo tra femmine… immagina l’effetto visivo!

Ah, aspetta. Ne ho un’altra. Una delle domande che mi sento fare di più dagli uomini da quando è uscito Safari, è: «Ma è un libro per “donne”?».

Ora io chiedo alle donne: «Quando acquistate un libro, vi siete mai poste il problema che fosse roba da uomini“?».

Da sempre leggo romanzi, manuali di fai-da-te, libri sportivi, e non mi sono mai chiesta se l’autore fosse uomo o donna. Ma che me frega?

L’unica cosa che mi interessa è che mi dia qualcosa in termini di emozione, di nozioni, che mi permetta di capire meglio argomenti di cui so ancora troppo poco, che mi ispiri, che mi faccia usare la fantasia, che mi faccia riflettere sulla realtà oppure semplicemente che mi piace com’è scritto.

Non ho mai pensato “Questo l’ha scritto un uomo e quindi è roba da maschi”.

E quegli uomini che rifiutano un libro, uno sport, un gioco solo perché lo ritengono da “donne”, beh, mi fanno un po’ tristezza. Penso a quanto limitino il loro potenziale in questo modo.

Se lo ricorderanno che hanno anche una X tra i loro cromosomi?

Conclusione buffa di cose da maschi

Concludo con questa conversazione sul mio account twitter, avvenuta a seguito dei mei auguri di capodanno ad altre e altri blogger.

@donnaalcontr: «Buon Anno a tutte!».

@X: «Tutte, @donnaalcontr? E me che sono maschio, niente auguri?».

@donnaalcontr: «Caro X, quando si dice “tutti” di solito si includono anche le donne, io che sono alcontrario dico “tutte” includendo i maschietti».

@X: «Ahah, la risposta più bella del 2016»

Perciò se sei un uomo, non sentirti escluso esclusi se ti do della lei (inteso come femminile) perché a noi donne danno del lui da sempre e non ci siamo mai poste il problema.

E tu che ne pensi dell’argomento? Mi interessa sapere i pareri di tutte/i.

6 risposte a “Robe da maschio e/o da femmina”

  1. Eccellente il finale. Ma purtroppo non sono d’accordo sul resto. Le femmine scelgono il colore che vogliono, ma purtroppo se andiamo avanti così grideremo allo scandalo e al sessismo se amano il rosa. Le mie amano il fucsia, che devo farci? D’accordo sui diritti, sulle pari opportunità, ma se abbiamo gusti, inclinazioni, sensibilità differenti, perché dobbiamo fare finta di essere identici? Tu stessa ti contraddici quando dici che non esistono sport da maschi e sport da femmina, e che quindi ben venga un maschio che fa piroette, perché ha anche molti più muscoli: appunto, ha una forza muscolare che gli consente di esprimersi in certi sport pesanti (per esempio rugby…?) nei quali le donne possono mettersi alla prova, ma è inutile far finta che siamo uguali. Smettiamola. Quando sapremo accettare che in effetti di solito le femmine hanno certe propensioni e i maschi altri, viva Dio apprezzeremo che possiamo completarci a vicenda, che il mondo è bello proprio per questo (logicamente nel rispetto di tutti, e anche di chi ha gusti personali meno comuni).

    1. Sinceramente mi sento molto in linea con quello che dici tu. Probabilmente ti sarò sembrata contraddittoria ma, credimi, sono per l’assoluta libertà personale, indipendentemente che siamo femmine o maschi. Siamo diversi? Sì, in molte cose, non lo metto certo in dubbio. Credo, però, ed è questo su cui volevo mettere l’accento con questo articolo, che ancora ci sia troppa prevalenza, anche nella nostra lingua, comune, parlata, del Maschile.

      1. Bah, io della lingua me ne frego, anche se in verità la tua osservazione a riguardo è bellissima, e anche il fatto di dare del femminile a tutti i lettori, anzi lettrici! Ma d’altro canto se virassimo tutti i nomi al femminile faremmo un torto ai maschi, quindi non saprei come risolvere. Io credo che anche proporre giochi “da maschio” o “da femmina” non sia affatto così pericoloso o terribile. E’ che per ideologia adesso a molti dà fastidio, per principio. Ma perché? Normalmente le bambine giocano di più con le bambole, a 5 anni amano già fingere di truccarsi, e farsi i codini, mentre i maschi di solito portano i capelli corti e per natura sono attratti di più dai giochi fisici. E’ psicologia, non cultura. I giocattoli sfruttano questo per ragioni di marketing, ma mica ti è vietato arrivare in cassa con una scavatrice giocattolo per una bambina! Fanno, né più né meno, quello che fa qualunque produttore o azienda: sui docciagel trovi “per pelli delicate” ma lo puoi comprare anche se hai la pelle dura come un callo. Così come lo shampoo per capelli tinti, sono certa sia adatto a tutti. :p

        1. Sia benedetto il confronto, soprattutto se basato su una fiducia e un rispetto reciproci come in questo caso. Forse è vero che si farebbe torto ai maschietti se virassimo tutti i nomi al femminile ma sinceramente credo che questa possibilità sia davvero remota, visto che al momento conosco solo due persone che parlano al femminile: io (che non ho questa grande autorità) e lo psicologo, Giulio Cesare Giacobbe, che ho conosciuto “per caso” dopo aver scritto questo articolo e di cui ho recensito un libro proprio su questo blog. Detto questo, W la diversità 🙂

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