Una passione chiamata Guerre Stellari

La riconosco la passione vera, quella che emerge dagli occhi di chi mi sta parlando. Quella che fuoriesce da ogni poro della persona a cui pulsa dentro.

E di solito mi rapisce… con tutto il corpo e la mente.

La scorsa settimana ho avuto l’opportunità di vedere in anteprima la mostra Guerre Stellari – Play.

E quella passione l’ho vista, si poteva palpare nell’aria.

Guerre stellari la mostra

La passione negli occhi

Era negli occhi, nei gesti e nelle parole di Fabrizio Modina, curatore della mostra, ma soprattutto proprietario di quasi tutti gli oggetti in mostra, suoi bambini da quando lui stesso era un bambino.

«In definitiva non ho mai smesso di giocare» e già questa frase mi ha conquistata. Come il fatto che da questa passione si sia creato una professione. Alla faccia di chi dice che non può accadere. Perché, diciamocelo, che mestiere è lo «studioso di mitologia moderna (parole sue)»? Non lo troverete in nessun data base per la carta d’identità del comune. In verità non trovano neanche il mio.

Un lavoro a cui difficilmente si può dar credito e, invece, in questo blog si sponsorizzano i desideri più grandi e si tifa per tutti quelli che lottano per realizzarli.

Qui mi aggancio a chi Guerre Stellari l’ha creato: George Lucas.

Gli ostacoli di Guerre Stellari

Sai che la produzione di A New Hope (il primo film della serie – 1977) è stata costellata da incidenti, problemi tecnici, temporali mai visti prima? Sai che Lucas a causa del forte stress ebbe un infarto? Sai che fu deriso perché l’aspetto divertente di Guerre Stellari non fu capito e le Majors non gli diedero credibilità come per altri film di “fantascienza”?

Cosa? Ti ricorda qualcuno?

A me ricorda numerosi personaggi della storia, antica e moderna, che hanno rivelato al mondo pensieri compresi solo dopo anni, secoli a volte. Grandi intuizioni utili ancora oggi all’umanità.

Penso a Galileo Galilei, penso a Giordano Bruno, penso a Vincent van Gogh, penso allo stesso Steve Jobs.

Ma mi ricorda anche tante persone, meno famose, che incontro nella mia strada da quando sono nata. Persone che lottano instancabilmente per quello che sentono dentro, per la loro innata passione. Non importa in cosa. Una passione che le guida al di là della gente intorno a sé, al di là delle circostanze… al di là degli ostacoli.

Yoda alla mostra guerre stellari

Un successo vestito da fallimento

La prossima volta che penserai che il tuo sogno sia soltanto un sogno, ricordati di George Lucas e che Guerre Stellari era considerato un fallimento in partenza.

George Lucas ebbe la genialità di pensare, per la prima volta nella storia del cinema, a creare dai suoi personaggi giocattoli da vendere al pubblico. E grazie a questi “giocattoli” riuscì a finanziarsi L’impero colpisce ancora (1980), il secondo film della saga, rendendosi indipendente dalle Majors americane una volta per tutte.

Beh, un bello sgambetto, non ti pare?

C’è da dire che provo una certa simpatia per le influenze culturali di cui Lucas e la sua saga sono intrisi: dal punk di Vivienne Westwood, alle filosofie orientali, in particolar modo quelle giapponesi. E credo che questo tipo di cultura si percepisca nella sua opera.

Modina ha spiegato che non è uno di quei collezionisti che lasciano i loro gioielli dentro le teche, senza mai mostrarli in giro. «Colleziono per condividere» ha detto.

E io non posso che ringraziarlo per aver condiviso con me, con noi tutte/i un pezzo di vita, un lungo percorso alla ricerca di pezzi speciali.


Se ti interessa l’argomento mostre, leggi anche il mio articolo sempre aggiornato sulle: Mostre a Roma.

4 risposte a “Una passione chiamata Guerre Stellari”

    1. Io non sono esattamente un’appassionata. Sono sicura una che ama alla follia il cinema. Ecco perchè ho deciso di visitare la mostra e devo dire che mi è piaciuta molto, soprattutto per la passione di cui parlo nel post. Quella credo possa valere per chiunque, indipendentemente dal fatto che piaccia o non piaccia la SAGA. Certo, se poi sei un fan, allora te la godi di sicuro 🙂

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