Pensieri sparsi sulla memoria: le pietre d’inciampo

Chi mi segue sui social, sa molto bene che amo scoprire piccoli angoli nascosti della città in cui vivo, sebbene si tratti della città più famosa al mondo.

In realtà Roma è così “ricca” da consentire ripetutamente nuove scoperte per mia fortuna!

Ed è così che un giorno camminavo tra i sampietrini, notoriamente amici dei tacchi a spillo… altro che il pavè di Milano. Qui si rischia una slogatura al giorno!

E mentre cercavo di non capovolgermi in triplo salto mortale sul pavimento storico, mi accorgevo di una piastrina dorata incastonata proprio tra i sampietrini.

La curiosità, si sa, è una mia amica fedele e così mi sono andata a cercare di cosa si trattasse.

E ho scoperto che di queste piastrine d’ottone, chiamate pietre d’inciampo, a Roma ce ne sono ben 237.

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Stolpersteine, le pietre d’inciampo

Il loro nome è Stolpersteine, o Pietre d’Inciampo, e sono un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig che, dal 1997, installa in tutta Europa queste targhe per ricordare le vittime del nazi-fascismo.

In ognuna di queste piastrine c’è il nome della persona, data e luogo di deportazione.

Nel curiosare ho scoperto che non tutti i condomini dei civici coinvolti avevano gradito le pietre d’inciampo, perché costretti ogni giorno a ricordare le atrocità del periodo nazi-fascista.

Devo dire, e so che dirò una cosa impopolare, che una parte di me è solidale con queste persone.

Io sono una di quelle che non ama vedere i film sulla “memoria”, perché di solito li danno la sera, quasi tutti nello stesso periodo, e il risultato è che vado a letto con una gastrite pazzesca.

Sì, sono una di quelle che somatizza.

Attenzione! Non sto dicendo che non si debba ricordare, che non si debba parlare di antisemitismo, che non si debba tenere bene a mente quello che è accaduto perché ci serva da monito per il futuro.

È che qualche volta ho dei dubbi sul modo in cui è meglio ricordare.

E non sono convinta che questa modalità sia servita a non ripetere certe atrocità.

Se guardo anche solo una volta i telegiornali, mi rendo conto che il mondo non ha imparato la lezione.

Ricordare sempre?

Ti faccio un altro esempio.

Sono mamma di una ragazza dal colore “marroncino scuro”, come dice lei.

E lei è stata una bambina libera.

Una bambina che scoppiava di vita, dal primo riccio sui capelli all’ultimo mignolo del piede.

Una bambina che sapeva di avere tutte le possibilità. Che sapeva di essere fisicamente più forte delle bambine ma anche dei bambini della sua età.

E fino all’adolescenza non ha visto né letto nulla che riguardasse la schiavitù degli afro-americani. Non ho premeditato questa cosa, è accaduta e basta.

Così come è accaduto che, a un certo punto, ne ha letto e visto. Perché semplicemente vive in questo mondo e non poteva fare a meno di scoprirlo. E io mi sono messa al suo fianco e ho provato ad aiutarla a comprendere cosa è accaduto in quegli anni tanto bui per i neri d’America.

Però ho lasciato che la sua infanzia fosse libera dai pregiudizi, dai limiti che la storia le ha appiccicato addosso, dalle catene ai piedi, le frustate, le impiccagioni, solo perché la sua etnia era differente.

Così come quella degli ebrei.

Un video che emoziona

Un giorno abbiamo visto un video meraviglioso. Io e lei. E ci siamo emozionate insieme.

Un video in cui hanno raccolto 67 persone provenienti da tutto il mondo, di tutte le etnie al mondo. 67 persone a cui è stato chiesto se erano disponibili a fare il test del DNA per vedere se avevano delle cose in comune.

È un video incredibile perché mostra che noi siamo un miscuglio di etnie diverse. Che pensare di essere solo palestinese, o solo africana, o solo nordeuropea è solo un limite della nostra testa.

È solo quello che ci hanno inculcato.

Solo quello che conviene che noi sappiamo. A chi? A chi ha e vuole mantenere il potere. A chi decide le leggi. A chi vuole condizionarci.

Purtroppo il video non è più disponibile su Youtube e questo mi dispiace molto.

Siamo tutti esseri umani

Noi siamo tutti esseri umani, di questa terra che è piccola, piccolissima rispetto all’intero universo e sembra che facciamo a gara per dividerci, per separarci.

Ma da che? Da chi? Mi chiedo io.

Uno degli aspetti che amo di più del viaggiare non è solo vedere i paesaggi incredibilmente belli che questa terra ci regala.

È soprattutto conoscere.

Conoscere gli altri, il loro modo di pensare, di affrontare la vita, le piccole e le grandi cose, conoscere i loro cibi, le loro case, le loro credenze.

E in questo modo ampliare le mie di credenze, superare i miei limiti, raggiungere un grado di consapevolezza maggiore di quello chiuso nella mia cultura, solo nella mia cultura.

Sia chiaro, non rinnego nulla, tengo dentro tutto E il mio “Io” si allarga, invece di chiudersi.

Ecco, io per me, per mia figlia ma in verità per tutti noi esseri umani, voglio un mondo così, più largo. Con i confini aperti, senza muri, e soprattutto con una sconfinata, consapevole fiducia gli uni verso gli altri.

Dici che è troppo? Io non credo.

10 risposte a “Pensieri sparsi sulla memoria: le pietre d’inciampo”

  1. È davvero bello quello che scrivi e io sono assolutamente d accordo con te (e ho le tue stesse gastriti a certi film). La tua bambina starà benissimo perchè tu le stai insegnando come reagire 🙂

  2. I tuoi articoli mi lasciano sempre dentro qualcosa di bello♥️ Mi piace leggerti e anche in questo caso la penso come te♥️

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