La paura al contrario

Difficilmente parlo di cronaca… per vari motivi… perché questa non ritengo sia la sede giusta… per mancata competenza… per una mia sana voglia di ca**eggio e leggerezza.

Ma qualche giorno fa una mia amica mi ha fatto notare che nella sua zona stavano cercando Igor il russo (che poi forse non è neanche russo) e che le forze dell’ordine avevano consigliato di rimanere chiusi in casa. E sinceramente ho compreso la paura.

Io per prima le ho detto: “Non uscire di casa, please”.

Paura: una brutta bestia

Ed è stato un attimo pensare ai fatti della Siria. È stato un attimo pensare alle ultime notizie. È stato un attimo pensare a qualche settimana fa quando a Roma c’è stata una manifestazione importante e hanno chiuso la metro e chiesto alle persone di non uscire se non strettamente necessario.

Anche mia madre che ascolta la TV si è sincerata che io non mettessi piede fuori casa. Ma io proprio quel sabato mattina avevo una terapia medica da fare e sono stata lì, lì per non andare fino all’ora prima dell’appuntamento. Poi ho deciso che sarei andata, che non dovevo andare esattamente nei luoghi della manifestazione e che quella terapia era fondamentale per me.

Sento dire che “il mondo ultimamente va in frantumi” e mi chiedo se è così solo ultimamente.

Non andava in frantumi durante gli anni della prima guerra mondiale? Non andava in frantumi durante il nazismo e i suoi lager? Non andava in frantumi durante la guerra fredda USA/URSS? E se posso dire… non va in frantumi in quegli angoli della terra dove la guerra c’è ogni giorno, da anni, ma i media non ne parlano?

Detto sinceramente, io non sopporto più questa comunicazione del terrore.

E questo vale anche quando sminuiscono le situazioni importanti, quando pensano che le persone “percepiscano” e non vedano chiaramente il problema.

Vorrei che avessero il coraggio di dirlo in faccia a chi è stato ucciso, a chi è stato rapinato, a chi ha avuto la propria casa violata. Anche questa è comunicazione del terrore.

Anche per questo un tempo dissi “abbiamo bisogno di Good News“.

paura del mare?
Passeggiare sulla spiaggia è una delle cose che mi dà più senso di libertà, il contrario di paura

Una comunicazione che ti rende impotente

Non mi piace pensare quando sono in metro che potrei saltare in aria in quell’istante senza aver realizzato tutte le cose che ho ancora voglia di fare.

Non mi piace vedere tutti quei militari con i mitra al collo, sebbene capisca e ringrazi le forze speciali perché so che sono lì per la mia sicurezza.

Non mi piace vivere con questa sensazione di paura costante e crescente. E soprattutto non sopporto sentirmi impotente.

Perché è questo che fa la comunicazione del terrore, farci sentire piccoli e impotenti.

Non ci sto.

Quando iniziò la guerra in Afghanistan, una donnina giapponese a cui avevo raccontato questa mia sensazione di impotenza, mi disse: “Ogni volta che c’è una guerra fuori, c’è una guerra anche dentro di noi, proprio nello stesso momento”.

E tutt’a un tratto qualcosa è cambiato. Tutt’a un tratto l’ho sentita quella guerra dentro di me. Tutt’a un tratto ho visto il mio rancore. Tutt’a un tratto ho percepito i miei conflitti. Ma soprattutto non mi sono più sentita impotente.

Troppo facile pensare che “loro” sono peggio di noi, che è colpa “loro”, che se non ci fossero “loro” staremmo meglio.

Noi bravi e belli. “Loro” brutti e cattivi.

Io sono un essere umano. “Loro” sono esseri umani.

“Loro” hanno una profonda e infinita oscurità. Io ho una profonda e infinita oscurità.

Ecco che sento quella voce: “Ma dai, Noemi. Non puoi mica paragonare i nostri scazzi quotidiani con il terrorismo?”.

Io per prima

A questa domanda risponderò quando io, per prima, riuscirò a non sclerare davanti all’ennesimo fastidio che mi crea la persona X.

Risponderò quando io, per prima, riuscirò a trasformare persino la rabbia con me stessa, oltre che quella verso chi mi ha fatto del male nella vita, e intendo un male serio, di quelli che fai 20 anni di analisi.

Risponderò quando sarò altrettanto indignata per il male che facciamo anche alla nostra terra. Conviviamo senza levare alcuna voce contro i cambiamenti climatici, responsabili di danneggiare la natura e i bronchi dei nostri figli.

Ti sei accorta/o di quanto siano aumentate le allergie e i casi di bronchite nei nostri bambini cittadini?

Ma per quello il mondo non va in frantumi.

Non va in frantumi se la differenziata “ci penserà qualcun altro”. Non va in frantumi se mando a fan…. quello che mi ha tagliato la strada.

Non va in frantumi se ancora ci sono lager esistenti, sebbene al posto degli esseri umani ci siano degli animali a morire dentro quei lager.

No, mi dispiace, non ci sto.

Oggi mi riguardo dentro e riparto da me. Non sono impotente.

Io posso

E sia chiaro: questo non toglie responsabilità a uno stato inesistente che protegge solo ed esclusivamente i suoi interessi economici e personaggi attaccati alle loro poltrone.

Qui si tratta di rivoluzionare completamente un pensiero, una mentalità.

È dentro e fuori.

Non è solo dentro. Non è solo fuori.

Qui si tratta di ribaltare gli altarini incancreniti da anni di lavaggio di cervello.

Si tratta di credere che noi possiamo, tutti noi.

Che abbiamo paura di volare, paura di amare, paura di morire o delle malattie, paura della solitudine, Noi possiamo.

I belli, i brutti, i buoni, i cattivi, persino i giornalisti.

Perché a volte un passo indietro, un po’ di umiltà nel raccontare le notizie, insomma, su, non guasterebbe.

6 risposte a “La paura al contrario”

  1. Credo che ci sia molto poco da aggiungere alle tue parole, se non che la percepisco esattamente come te. E che ho sentito dire che siamo noi stessi gli artefici di ogni male al mondo perchè generiamo energia negativa. Dovremmo imaparare a gestire i nostri pensieri ed essere positivi su qualsiasi cosa, anche sulla formulazione si una semplice frase come “non devo dimenticarmi di…”. Meglio usare “devo ricordarmi di…”.
    Cambia tutto. Cambia il mondo.

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