Alla ricerca delle coccole perdute e ritrovate!

Alla ricerca delle coccole perdute“…. non appena me lo sono ritrovato tra le mani in libreria, l’ho acquistato.

Avevo già sentito parlare dell’autore, Giulio Cesare Giacobbe, del successo di alcuni dei suoi libri di psicologia (Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita in primis). Ma non avevo mai letto nulla di suo.

Confesso che, in generale, non vado matta per i libri scritti da psicologi.

Gli psicologi non me ne vogliano. Non ho nulla contro la categoria. Anzi sono convinta che, come si impongono le vaccinazioni, si dovrebbe imporre una chiacchierata con lo psicologo a tutte/i, almeno una volta l’anno. Tagliando annuale e via!

Detto ciò, cercherò di raccontarti la mia esperienza con questo libro in maniera schietta, senza peli sulla lingua. Modo che mi contraddistingue sempre, purtroppo o per fortuna. Ma mi si ama anche per questo!

Alla ricerca delle coccole perdute di Nuvola

Alla ricerca delle coccole perdute – la mia recensione

Pollice a metà  

Lo stile ironico di Giulio Cesare Giacobbe è sicuramente uno dei lati di “Alla ricerca delle coccole perdute” che mi ha permesso di leggerlo tutto. Fino in fondo.

La scrittura scorre nonostante gli argomenti trattati siano abbastanza impegnativi, soprattutto quando si tratta di rapporto con gli altri.

Una cosa che sicuramente me lo ha reso simpatico è che utilizza lo stesso stratagemma che uso io quando parlo al femminile: lei/lui, a/o, e/i. Il che non è cosa da poco, visto che l’autore in questione è, innanzitutto, un uomo.

In più i paragoni con il mondo animale, soprattutto quello gattaro, mi hanno aiutata nella comprensione. E mi hanno confermato quanto stiamo indietro rispetto a queste creature speciali.

Pollice in giù

Il titolo non corrisponde direttamente all’argomento del libro.

Quindi “allontanate, o voi che entrate, ogni speranza” di ritrovare le coccole perdute.

Giulio Cesare Giacobbe lo spiega con dovizia all’interno ma, personalmente, credo che il titolo sia un po’ fuorviante.

Il libro racconta di tre modelli comportamentali, quello del bambino, dell’adulto e del genitore, spiegando che solamente se un individuo è riuscito a fare esperienza “psicologica” di queste tre fasi, è un individuo sano. Altrimenti è affetto da una nevrosi, è una personalità infantile non evoluta.

La maggior parte delle persone nate e vissute in occidente soffrono di nevrosi infantile. Cioè non sono mai veramente cresciute e questo perché non sono state messe in condizione di affrontare le difficoltà. Sono ancora come un bambino che ha sempre bisogno di qualcuno e il genitore è l’unico capace di fornire questo bisogno.

L’esempio più banale ma abbastanza comune è quello del figlio che studia fino a 30 anni, rimanendo a casa con papà e mamma. E se decide di lasciare il nido, lo fa di qualche pianerottolo in modo da rifilare sempre una cena calda e una stirata da mammà.

In realtà la faccenda è un po’ più profonda e seria di così e credo che molte/i di noi si potrebbero sentire chiamate/i in causa.

Però, e ribadisco però, per 200 pagine si parla esclusivamente di quanto la nostra società sia afflitta da queste nevrosi.

Arrivi quasi alla fine del libro di Giacobbe e ti chiedi: “Ok, devo proprio mettermi in gioco e affrontare le mie nevrosi. Ma come faccio oltre a prenotare una seduta dallo psicanalista (visto che magari qualcuna l’ho già fatta!)?”.

Pollice in su

Ecco che a salvare la mia idea di “Alla ricerca delle coccole perdute“, arriva l’ultimo capitolo. Nove pagine in cui ho rivalutato il mio animo e il libro stesso.

In questo capitolo si parla della quarta personalità, quella che corrisponde alla funzione psichica, definita meglio come Consapevolezza.

Ti ricorda qualcosa questa parolina magica? In effetti ne ha parlato a lungo quel geniaccio di Tolle, nel Potere di Adesso.

Questa consapevolezza può essere attiva oppure no. E sta a noi per lo più attivarla.

Anche qui si parla di “identificazione con le emozioni“, della paura che un certo tipo di emozioni può provocare, della capacità di non soffrire per ogni minima cavolata grazie all’attivazione della “quarta personalità“.

Una sorta di saggezza interiore che Giulio Cesare Giacobbe chiama anche Buddhità, cioè lo stato prevalente del Buddha.

Ora Buddha non è un dio. È un essere umano, uno di noi. Con tutti i difetti di questa terra, ma anche con la grande saggezza che dentro ognuno di noi c’è l’illuminazione.

Ognuno di noi ha dentro di sè una parte illuminata, completa che, se attivata, ci permette di vivere la nostra vita in maniera diversa. Ci permette di “dirigere consapevolmente e intenzionalmente la nostra vita”. E di salvarci dalla nevrosi, dalle fobie da cui siamo affetti.

Alla ricerca delle coccole perdute dettaglio

Ecco che l’equilibrio torna

Ed ecco perché è un libro che ti consiglio di leggere…

… per capire da quale delle tre nevrosi siamo affette/i. Tranquilla/o che una la troviamo.

E magari per approfondire come superare questa nevrosi, le nostre ansie, il nostro panico, e regalare una vita migliore a noi per prime/i, e anche a tutti coloro che ci stanno intorno… che vivere con un nevrotico non è robina da poco.

Se lo leggerai o hai opinioni su Giulio Cesare Giacobbe e sui suoi libri, scrivimi un commento. Per me confrontarmi è uno sport che dà dipendenza.

10 risposte a “Alla ricerca delle coccole perdute e ritrovate!”

  1. È sempre un piacere leggere le tue recensioni. Io concordo con lui, ognuno di noi ha un Buddha dentro -puó essere Buddha. E concordo col tirare fuori questa consapevolezza che non ci fa soffrire per ogni cavolata. La vita è bella❤️

  2. Mi hai davvero incuriosito con questo tuo articolo, soprattutto con il fatto di trovare dentro di noi la parte “illuminata”. Mi sa che devo fare un salto in libreria!

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