Felicità: cos’è questa benedetta felicità?

Felicità!

Senti come suona bene questa parola?

Forte e dolce allo stesso tempo.

Lo sai quanta gente si è interrogata nei secoli su questa strana cosa chiamata felicità?

Parlo di gente illustre, da Aristotele a Siddartha, da Platone a Thoreau.

Mica pizza e fichi, eh, eh!

Eppure una definizione univoca non è riuscita a nessuno.

Che cosa si intende per felicità?

Ma allora che cos’è sta benedetta felicità per la quale facciamo salti mortali, che tutte/i vorremmo raggiungere, come fosse la vetta dell’Everest, e che per lo meno tutte/i vorremmo assaporare qua e là durante questa vita?

Ovvio che ci ho pensato anch’io, in varie età e in vari periodi della mia vita, e ogni volta me la sono “definita” in modi diversi perché da bambine/i vogliamo qualcosa, da ragazze/i vogliamo altro, da adulti vogliamo ancora altro.

Ed è qui il punto: qualcosa che vogliamo.

Un bisogno, un obiettivo, una necessità, un qualcosa da raggiungere.

Unadonnaalcontrario cos'è la felicità

La felicità: causa o effetto?

Ma è davvero questa la felicità?

Un effetto? Una conseguenza che ci rende più o meno “felici”?

Non sarà che invece la felicità è la causa che ci porta a quell’effetto? Il percorso che facciamo per poi arrivare a quella conseguenza?

Anche perché, diciamocelo, quello che rende felice te non è detto che renda felice me o la signora Anna.

E allora forse in questo caso non si tratta di “felicità”.

Forse questa è più un’eccitazione momentanea data da una buona notizia, una scarica di dopamina (che è quello che accade a livello chimico nel nostro corpo), una soddisfazione legata a ciò che abbiamo realizzato in quel preciso momento che, guarda caso, pochi minuti dopo passa e tutto il nostro essere si proietta verso la realizzazione di qualcos’altro.

Tra l’altro la conseguenza di tutto ciò è che un momento stiamo alla grande e un secondo dopo siamo di nuovo in crisi perché non sappiamo come ottenere il nuovo risultato.

E ancora una volta saltano fuori cose che conosciamo molto bene e si chiamano ansia, paura di fallire, bassa autostima.

Il raggiungimento della felicità

La sensazione è che la felicità non c’entri granché con questo.

Anzi!

Che essere in balia degli eventi e delle circostanze ci renda ancora più infelici.

Ora tu mi dirai: “Sì ma se mi va tutto male, se tizio e caio mi odiano, se il mio capo non mi si fila, se mio marito ha un’altra, come faccio io ad essere felice?”.

Noi tutte/i vogliamo una vita appagata, ricca di affetti positivi, di gratificazioni in ogni ambito della nostra esistenza ed è assolutamente giusto. Sarebbe strano il contrario.

Io sono quella che non crede nella dualità di materia e spirito, e credo fortemente che una vita che non miri alla realizzazione dei propri desideri, di qualunque natura siano, sia una vita che non porta a nessuna felicità, per l’appunto.

Eppure…

Quando una persona è felice?

Credo che una vita felice sia qualcosa di più profondo dell’ottenere qualcosa, che la felicità non c’entri niente con l’assenza di problemi e di sofferenze.

Forse la felicità è affrontare quei problemi, cavalcarli, mirando alla vita che desideriamo profondamente, quella che ci corrisponde e che non dipende da cosa ci mettono in testa i media o le nostre famiglie ma ciò che sentiamo più affine a noi e solo a noi.

Forse la felicità non dipende da qualcosa che hai, che fai, che ottieni.

Forse non c’è niente da raggiungere e, ancora forse, la felicità è qui e basta. Ora!

Che valore ha la felicità per me?

L’idea che negli anni mi sono fatta della felicità è che sia come una lunghezza d’onda, una frequenza su cui viaggia la mia vita, una sorta di flusso, di ritmo costante dalla quale, se mi allontano troppo, vivo sensazioni di euforia o frustrazione esclusivamente in base a ciò che mi capita.

Se invece rimango allineata a quella frequenza, con un atteggiamento tendenzialmente sereno, qualunque cosa mi capita diventa un’occasione per migliorare la mia vita e andare nella direzione dei miei sogni, dei miei valori e soprattutto di chi io voglio essere in questa esistenza.

Il mio lavoro è non farmi turbare troppo da quelle interferenze, sia da quelle che mi fanno soffrire, sia da quelle che mi fanno saltare di gioia perché esattamente come la droga, il cibo, il sesso, anche quelle sensazioni momentanee ricche di adrenalina possono creare dipendenza.

E io non voglio che la mia vita dipenda da queste interferenze, da nessuna di esse.

Cos’è la felicità per la psicologia?

La fortuna è che negli ultimi anni anche la scienza si è interrogata su questi argomenti.

Un po’ come per la gratitudine, la psicologia ha fatto studi specifici su cosa rappresenta davvero la felicità nell’essere umano, su come agisce la nostra idea di felicità su di noi e ha dedotto che uno degli elementi che rende veramente felice l’essere umano non sono i soldi o la carriera ma i rapporti umani, le relazioni interpersonali.

L’altro elemento fondamentale è essere allineate/i con se stesse/i.

Un po’ quello che dicevamo prima: se quello che faccio non corrisponde a ciò che sento, alla vita che voglio vivere, a chi desidero essere, allora essere infelici è una conseguenza.

Piccoli trucchi per riallinearci con noi stesse/i

Lasciami dire che è assolutamente normale disallinearsi.

E pure spesso. Quindi per favore non scoraggiarti se succede.

Siamo perennemente distratte/i da ciò che ci capita, dalle notifiche del cellulare, dalle richieste di chi ci circonda.

In un un attimo io, te non ci siamo più.

Le nostre esigenze, i nostri desideri sono messi da parte.

Personalmente quando sento questo disallineamento, cerco di prendermi un momento per me, in assoluto silenzio. Magari facendo una passeggiata solitaria nella natura, anche solo al parco vicino casa.

A volte bastano davvero pochi minuti e torno in me.

Mi ri-centro con me stessa, con chi sono o con chi miro ad essere, consapevole che sto facendo passi per migliorarmi e che, se ancora non sono arrivata a quella me, ci sono molto vicina.

FIL. Felicità Interna Lorda

Un’ultima cosa che può ampliare la prospettiva.

Sai cos’è la FIL (Felicità Interna Lorda)?

Te lo racconto al volo perché è una cosa molto figa.

Nel 1972 Jigme Singye Wangchuck, re del Bhutan, affermò che più del PIL (Prodotto Interno Lordo) per lui e per il suo popolo era più importante la FIL (Felicità Interna Lorda), cioè un indice che dicesse quanto la sua gente fosse felice. Ci sono voluti degli anni perché questa idea maturasse in qualcosa di più concreto e nel 2008 il suo successore, Jigme Khesar Nmgyel Wangchuch, lo mise nero su bianco nella costituzione.

La FIL è basata su quattro punti cardine: tutela dell’ambiente, sviluppo economico sostenibile, difesa della cultura locale e infine un buon sistema di governo.

Forse il Buthan non è il paese più ricco economicamente parlando. Ma ad oggi è il primo paese biologico al mondo, la criminalità è praticamente nulla e i cittadini hanno accesso gratis a sanità e istruzione.

Magari obietterai che il Buthan è influenzato dalla religione buddista da secoli e secoli e quindi a loro forse viene più facile essere felici. Ma ti faccio un altro esempio, più occidentale.

Felicità nel mondo occidentale

Nel girare il mondo io ho trovato che i paesi dell’Oceania vadano molto vicino a questo concetto di felicità per i loro concittadini.

Mai come in Australia o alle Isole Cook mi sono sentita al sicuro in un “posto fisico”.

E parlando con la gente che lì vive, lavora e paga le tasse, la sensazione è che si sentano proprio così, che i loro diritti siano rispettati, che le regole politiche, economiche e sociali del paese tengano conto del loro benessere.

Insomma questi paesi dimostrano che anche a livello sociale e politico si potrebbe fare molto in direzione della felicità degli esseri umani.


Tiro le fila e concludo questo mio discorso sulla felicità con un pizzico di ironia.

Una ricetta per la felicità forse non la otterremo mai. Ma tra tutte le frasi sulla felicità che ho sentito, la mia definizione preferita è quella del buon vecchio e cinico Jean Jacques Rousseau: “La felicità: un bel conto in banca, un bravo cuoco e una buona digestione”.

Soprattutto per quel che riguarda il cuoco, visto che io non amo affatto cucinare.

E adesso che ne dici di raccontarmi cos’è per te la felicità?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.