Bias ed Euristiche: cosa sono e come riconoscerli

Bias che?”- già ti sento, dall’altra parte dello schermo che dici:

Oggi, Noemi, ha tirato fuori un’altra parolina strana”.

E sì, forse ti sembrerà strana ma vedrai, leggendo le mie parole, che nella tua vita quotidiana questi “Bias” accadono continuamente.

Perciò se vuoi scoprire di più del significato dei Bias cognitivi e delle Euristiche, la loro causa, ma soprattutto vuoi capire come farne tuoi alleati anziché nemici acerrimi, ti consiglio di andare avanti con la lettura.

Ci stai?

Cosa vuol dire il termine bias cognitivo?

Innanzitutto partiamo dalla definizione del bias cognitivo.

Dice Wikipedia: “Il bias è una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio”.

Per Bias in psicologia si intendono delle vere e proprie scorciatoie che il nostro cervello mette in campo in miliardi di occasioni, nella vita di tutti i giorni.

Ogni volta che ti fai una domanda, che devi prendere una decisione, che pensi di fare una valutazione obiettiva, che stai per acquistare qualcosa, eccoti sotto l’influenza dei bias cognitivi, razionalmente o irrazionalmente che sia.

A cosa serve il bias?

Se ti stai chiedendo perché la mente ci tira questi scherzetti, ti dò subito tre risposte:

  • Risparmiare energia.
  • Sopravvivere.
  • Fare le prime due cose della lista nel tempo più breve possibile.

Ma non preoccuparti: dentro il nostro cervello non c’è un esserino dispettoso che non vede l’ora di farci lo sgambetto e farci inciampare, anzi spesso e volentieri il suo funzionamento ci salva la vita.

Faccio un esempio: sei su un dirupo, il masso sotto il tuo piede scivola e tu precipiti giù, che fai? Cerchi di rimembrare i lontani ricordi di fisica liceale cercando di capire a quale velocità ti schianterai al suolo o, appena trovi una sporgenza, ti ci attacchi tipo cozza sullo scoglio?

Ok, ho fatto un esempio poco credibile, mi auguro che non ti capiterà mai, ma credo di aver reso l’idea. Che ne pensi?

Le insidie dei bias comportamentali

Il punto è che questa affascinante capacità del cervello di risparmiare energia e di spicciarsi a farlo, il più delle volte ci fa incappare in errori di valutazione, a volte molto gravi come nel caso del gioco d’azzardo, a volte un po’ meno: appunto i bias cognitivi.

Tra un po’ ti racconto alcuni tipi di bias cognitivi per farti rendere conto di quanti siano e di quanto spesso li mettiamo in atto. Ma prima urge che ti dica da dove provengano.

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Euristiche e Bias

Per Euristiche si intendono proprio le scorciatoie messe in atto dalla mente che creano idee, anche irrealistiche, basate su qualcosa immagazzinata nella nostra memoria, per arrivare il più velocemente possibile a una conclusione.

E quindi: cosa sono i bias comportamentali?

I Bias sono le dirette conseguenze delle euristiche con la differenza che sono basati su pregiudizi spesso irrazionali, non su qualcosa di cui abbiamo avuto esperienza nel passato.

Qual è il bias cognitivo più importante?

Non c’è un bias cognitivo più importante di altri.

Come sempre, possiamo fare riferimento a noi e, cercando di conoscerli, comprendere qual è il bias o, meglio, quali sono i bias che influenzano di più la nostra vita, insomma che ci fregano di più.

Sono stati classificati oltre 200 Bias cognitivi, tantini, vero?

Io cercherò di raccontartene alcuni, quelli che ritengo più frequenti.

Quali sono i bias più comuni

  • Bias di conferma: sono quelli che accadono più spesso tra relazioni strette. Esempio: “Ecco, lo sapevo che facevi di nuovo sta caz….”. Dimmi che non l’hai mai detto?! Praticamente la mente va a cercare situazioni già avvenute nel passato e le riconferma nel futuro appena ne ha l’occasione.
  • Bias di Ancoraggio: ci ancoriamo alla prima informazione, un’ancora appunto sulla base della quale paragoneremo tutte le informazioni successive. Si usano molto nel campo delle vendite, quando il venditore ti propone un prodotto e il primo prezzo diventerà la tua ancora, quella con cui prenderai la decisione d’acquisto. Molti studi dimostrano infatti che è proprio il primo prezzo quello ad essere scelto più spesso, indipendentemente dalla reale convenienza.
  • Bias dello status quo: avviene nelle persone che hanno paura del cambiamento e il bias induce a pensare che qualunque scelta diversa da quella fatta in passato, porterà a un aggravarsi della situazione.
  • Bias del Pavone. Ah… qui, quanti ne ho visti! Si chiama anche self-enhancing transmission bias. “Colpisce” le persone che non fanno altro che parlare di ciò che hanno fatto nella vita, dei grandi riconoscimenti e successi ma non parlano mai dei momenti no, delle loro paure, delle situazioni che non sono andate come volevano.
  • L’Effetto Placebo, probabilmente il più conosciuto. Quello che ci fa credere che una cosa accadrà solo grazie al fatto che ne siamo convinti, ma non c’è nessuna prova concreta che lo dimostri.
  • Bias della sovrastima o Overconfidence bias. Quando prendi una decisione perché hai una sovrastimata fiducia nelle tue capacità. Pensa ai super professori, medici, scienziati e ai danni che qualche volta hanno fatto in nome di questo bias.
  • Fallacia di Gabler. Questo è il bias di chi mette al centro il passato e da quello non si schioda mai e poi mai. Tutto ciò che può accadere in futuro dipende esclusivamente dalle situazioni vissute in passato.
  • L’effetto Carrozzone, conosciuto anche come Bandwagon Effect. Una volta dicevo: “Ecco, guarda, le pecore”, riferendomi a chi fa una cosa solo perché la fanno tutti. Questo è l’effetto carrozzone, quelli che seguono la massa, senza neanche riflettere se quella cosa che stanno facendo è valida o meno, per sé e per gli altri.
  • Bias dell’ottimismo. Lo sapevi che la maggior parte delle persone, studi e studi lo confermano, pensano che non si ammaleranno mai, staranno per sempre con la loro anima gemella, la loro vita sarà sempre rose e fiori? Forse ti sembrerà strano ma è proprio la “maggior parte delle persone”. Ecco questo è l’Optimism Bias.

Ho dedicato un articolo all’effetto Pigmalione perché è uno dei Bias più subdoli. Lo trovi cliccando su: Effetto Pigmalione. Cos’è e come usarlo a tuo vantaggio.


Si possono eliminare i bias cognitivi?

Ora, non ti ho fatto la sfilza dei bias cognitivi per farti deprimere.

L’ho fatto perché, come dice quel vecchio proverbio: “Se lo conosci, lo eviti”.

O quasi.

Quello che voglio dire è che mettere la testa sotto la sabbia, non ci aiuterà in nessun campo della vita.

Invece c’è una cosa meravigliosa che, sempre grazie al nostro affascinante cervello, può aiutarci tantissimo: la conoscenza.

La buona notizia infatti è che, conoscendo i Bias Cognitivi, possiamo diminuire gli errori e, ascolta bene, usarli a nostro vantaggio.

Per esempio, prima di prendere una decisione improvvisa, possiamo fermarci un secondo e chiederci: “Oh, ma sta roba mi serve davvero?”, “Ma devo decidere proprio ora, subito?”,  “Ma perché sto decidendo così?”.

Insomma possiamo essere un po’ più razionali e te lo dice una che parla di desideri in questo blog, ma che sa benissimo che un conto è desiderare e un conto è agire in preda all’emozione del momento.

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E tu cosa mi dici?

Hai riconosciuto uno di questi bias in te?

Scrivimelo in un commento qui sotto.

2 risposte a “Bias ed Euristiche: cosa sono e come riconoscerli”

  1. Sto girovagando tra i tuoi post come una bimba….mi piace la delicatezza Ke sento e l’irriverenza schietta che mi fa sorridere imparando….i bias …ma tu come la vedi la spontaneità? Ci penserò senza pensare…per ora cerco di giocare ancora un po’ a Monopoli cioè imprevisti e probabilità, xké il giudizio pesa a me e agli altri ed essendo viva fa un malecane ….non è il giudizio in sé o percezione ma ciò che avviene di conseguenza Ke mi toglie se errato. Vedo un braccio ok, la persona è girata, la pelle abbronzata, ok si gira è africano forse….qui o sono gentile o reagisco diversamente da come sono…ecco lì agisce il giudizio, ti sembra?
    Mi farebbe piacere sapere di più.grazie x la serata.

    1. Questo tuo commento mi emoziona! Sono felice che tu lo abbia scritto e che in qualche modo abbia raccontato la tua apertura al mondo. In questo blog come nel mio lavoro, cerco di portare un messaggio di leggerezza, ché tutto si può cambiare ma senza affannarsi nè “lottare” anzi accogliendo le proprie luci e le proprie ombre. Un abbraccio!

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