Chiesa di Santa Caterina Martire a Roma

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Un angolo di Russia a Roma: la Chiesa di Santa Caterina Martire.


Chi l’avrebbe mai detto che dopo ben 17 anni di vita romana avrei scoperto un angolo di Russia nella nostra italianissima capitale?

Lo spirito da Indiana Jones non mi abbandona mai e per fortuna ha colpito ancora.

Non molto lontano dal Cupolone si avvistano cupole dorate che spiccano su un’architettura bianca e turchese.

Ci troviamo dietro via Gregorio VII, vicino Porta Cavalleggeri tra via Lago Terrione e via delle Fornaci.

Un angolo di Roma che già amavo tanto perché, se ti capita di passeggiare in questo quartiere, ti sembrerà di essere in un paesello.

Tra l’altro a poche centinaia di metri dal centro della Roma imperiale, più conosciuta al mondo.

Eccola lì, eretta nel parco di Villa Abamelek, sede dell’ambasciata russa a Roma, la bella, anzi splendida, Chiesa di Santa Caterina Martire, una Chiesa Ortodossa nel centro di Roma.

Alla scoperta della Roma ortodossa

Unadonnaalcontrario Chiesa di Santa Caterina Martire
Chiesa di Santa Caterina Martire Roma

Chiesa di Santa Caterina Martire: storia e curiosità

La Chiesa di Santa Caterina Martire, conosciuta anche come Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, ha una storia relativamente recente, sebbene l’idea della sua fondazione sia partita alla fine del XIX secolo.

Non è difficile immaginare che il Vaticano, all’epoca, storcesse il naso all’idea di costruire edifici religiosi diversi da quelli cattolici, soprattutto se a pochi passi dalla Basilica di San Pietro.

E ancor più sul Colle del Gianicolo, in una posizione più alta rispetto al più importante simbolo del cattolicesimo romano.

Ma andiamo con ordine.

Il principe Abamelek, proprietario della villa, al momento della sua morte la lasciò all’Accademia Russa delle Scienze. Dopo qualche anno e parecchie vicissitudini legali, la villa divenne residenza dell’ambasciatore russo a Roma.

In mezzo ci furono la rivoluzione d’ottobre, la caduta dell’Unione Sovietica e soprattutto quello spiccare “più in alto” del Cupolone.

Fulmini e saette!!!

Risultato?

Si scavò la collina di ben dieci metri in modo che il simbolo della Chiesa Cattolica rimanesse l’unico a sovrastare la città dei Papi.

Il 19 maggio 2006 finalmente la Chiesa di Santa Caterina Martire venne donata ai fedeli ortodossi con una cerimonia ufficiale a cui presiedettero i ministri degli esteri italiano e russo, Dini e Ivanov, il sindaco di Mosca e ovviamente il padrone di casa, l’ambasciatore russo a Roma, Alexey Meshkov.

Oggi la Chiesa di Santa Caterina Martire è il principale luogo di culto ortodosso a Roma e luogo di incontro della sua comunità che viene qui non solo per le funzioni religiose ma anche per confrontarsi e sostenersi nella loro vita da espatriati.

Affreschi Santa Caterina Martire Roma
Chiesa Santa Caterina Martire Roma

Architettura di Santa Caterina Martire

Che dire della Chiesa di Santa Caterina Martire?

È davvero un gioiello scintillante, con i suoi ben 29 metri d’altezza, le cupole dorate e i colori contrastanti bianco e verde acqua.

Al suo interno si trovano la cripta consacrata nel 2007 ai santi Costantino ed Elena e l’icona che Alessio II, patriarca russo, regalò come segno di buon auspicio.

Tutto è stato realizzato da artisti e artigiani russi rispettando i canoni dell’arte sacra neobizantina: dalle campane agli affreschi interni, dai mosaici bizantini all’iconostasi in marmo.

L’oro è certamente il suo tratto distintivo: diciamo che non puoi non notarlo.

Non è un segreto che l’oro in molte culture, soprattutto in quelle più antiche, è simbolo di potenza, di forza, di luce divina. Pensa per esempio al dio Ra nell’Antico Egitto e al dio Inti nella cultura Inca.

Per cui è semplice comprendere che, laddove ci sia questo elemento, si voglia mostrare il forte legame con l’aldilà, con il potere, con una forza che trascende e sovrasta tutti e tutto (ti ricordi la Shwedagon Paya in Myanmar completamente rivestita d’oro?).

Pinnacolo dorato chiesa di santa caterina martire roma
Chiesa di Santa Caterina Roma

Dove si trova la Chiesa di Santa Caterina Martire

L’indirizzo esatto della Chiesa russa di Roma è Via del Lago Terrione, 77/79, come detto prima, all’interno del parco di Villa Abamelek, sede dell’ambasciata russa a Roma.

Chiesa di Santa Caterina Martire Roma orari

La Chiesa di Santa Caterina Martire è aperta al pubblico ma per assicurarti di non fare un viaggio a vuoto, ti consiglio di contattare la segreteria parrocchiale.

Trovi i contatti al link ufficiale della Chiesa. Ricordati di mettere il traduttore automatico perché il sito è solo in cirillico e russo.


Per fortuna non si finisce mai di scoprire luoghi incredibili che sono a un passo da casa nostra. E condividerli tra noi è un grande dono che facciamo a noi stesse/i.

Buone scoperte, anima al contrario!


Se sei curiosa/o di scoprire altri luoghi poco noti della capitale, ti consiglio di cliccare sul mio articolo: Roma Segreta.

Sant’Angelo di Roccalvecce, il paese delle fiabe

immagine evidenza articolo Sant'Angelo di Roccalvecce paese delle fiabe

Se ancora oggi ti emozioni quando ascolti una fiaba, ti innamorerai follemente di questo borgo senza tempo, immerso nella Tuscia viterbese.

Si chiama Sant’Angelo di Roccalvecce ed è famoso come il Paese delle Fiabe.

Sì, hai sentito bene.

Un tempo Sant’Angelo era un paesino della Tuscia destinato a essere abbandonato e probabilmente a morire.

Nessun monumento storico che lo rendesse di grande interesse turistico, sebbene vicino sorga il Castello Costaguti.

Una sagra, quella delle ciliegie, che si tiene nel vicino paese di Celleno.

Una popolazione per lo più anziana e, oltretutto, abbastanza isolata a livello di collegamenti viari.

Dunque la fatina turchina ha usato la sua bacchetta magica per trasformare Sant’Angelo da paese degrado a città delle favole del Lazio?

Sant’Angelo di Roccalvecce: una storia da fiaba

In qualche modo è andata proprio così.

A vestire i panni della fata turchina o madrina (dipende dalle tue preferenze) sono stati tre cugini, Gianluca, Paola e Alessandro Chiovelli che, un bel giorno, decidono di proporre ai concittadini di trasformare Sant’Angelo in quello che oggi è conosciuto come il Paese delle Fiabe.

E come tutte le favole degne di questo nome, anche il percorso dei cugini Chiovelli è stato ricco di ostacoli, per lo più burocratici (ma va?!).

Per fortuna i nostri eroi non si sono dati per vinti. Hanno creato un’associazione, Acas, e hanno fatto la magia.

Questa magia si chiama arte, anzi street art, e ha una radice tutta al femminile (Tina Loiodice, Daniela Lai, Stefania Capati, Isabella Modanese sono solo alcune delle artiste che hanno partecipato al progetto).

E Sant’Angelo di Roccalvecce è rinato.

Così come l’economia, l’interesse turistico e culturale, la bellezza.

Si dice che i murales abbiano salvato Sant’Angelo e credo sia proprio vero.

Passando per le fiabe dei fratelli Grimm a quelle di Rodari e Calvino, le opere di queste artiste ci riportano nel mondo felice della nostra infanzia.

Il primo murale fu inaugurato il 27 novembre 2017 e porta il volto di Alice nel Paese delle Meraviglie. Non a caso l’orologio del murale segna le 11 e 27.

E oltre al Capellaio Matto, allo Stregatto e alla Regina di Cuori, se guardi appena dietro l’angolo, troverai due bambini che rievocano il momento in cui cadde il telo e l’opera venne mostrata per la prima volta.

Oggi oltre il percorso dei murales dentro il borgo di Sant’Angelo, è stato realizzato il “Sentiero dei Castelli e delle Fiabe” che porta da Roccalvecce a Celleno.

unadonnaalcontrario Murale Alice a Sant'Angelo di Roccalvecce
Il murale di Alice a Sant’Angelo, borgo delle fiabe

Cosa vedere a Sant’Angelo Roccalvece

Dimmi la tua fiaba preferita e ti dirò: a Sant’Angelo di Roccalvecce c’è.

A oggi sono circa 40 i murales che troverai a Sant’Angelo.

Al momento l’ultimo è stato dedicato alla nanny più famosa del cinema, Mary Poppins. E sono in arrivo altri murales e altre fiabe.

La firma principale è quella di Tina Loiodice, famosa per molte opere della street art a Roma.

Oltre ai murales, tra le vie di Sant’Angelo, potrai imbatterti in sculture e installazioni sempre sul tema delle favole, come la scala con su scritto: “Vieni con me dove nascono i sogni e dove il Tempo non è programmato. Pensa solo cose felici e il tuo cuore volerà sulle ali per sempre”.

I murales di Sant’Angelo, paese delle fiabe

Tra le fiabe rappresentate più conosciute che incontrerai a Sant’Angelo ci sono:

  • Alice nel paese delle Meraviglie
  • Cenerentola
  • Pinocchio
  • Biancaneve e i sette nani
  • La Piccola Fiammiferaia
  • Mowgli, Il figlio della giungla
  • Il Piccolo Principe
  • La spada nella roccia
  • Peter Pan
  • Cappuccetto Rosso
  • Il giro del mondo in 80 giorni
  • Hansel e Gretel
  • La Bella Addormentata
  • Il brutto anatroccolo
  • Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato
  • Il Gatto con gli Stivali
  • Polliccino
  • La Bella e La Bestia

Non sarà difficile scovare questi murales. Troverai infatti in tutto il paese frecce che ti indicheranno la direzione.

Per il resto affidati alla magia e al tuo istinto.

Per visitare il paese delle fiabe ti serviranno circa un paio d’ore.

Il libro della giungla Sant'Angelo di Roccalvecce il Paese delle Fiabe
Il libro della giungla tra i murales di Sant’Angelo Viterbo

Curiosità su Sant’Angelo il paese delle fiabe

Proprio alla Bella e la Bestia è legata una curiosità che in pochissimi conoscono.

Pare infatti che la “Bestia” fosse proprio di queste parti.

Si narra che, tra il 1500 e il 1600, un nobiluomo di origini spagnole e dalle sembianze “mostruose” a causa di una ipertricosi, sposò la “bella” damigella della regina Caterina stabilendosi a Capodimonte e morendo sul Lago di Bolsena.

Quanto amo le leggende che si mischiano con la storia!

Informazioni utili per visitare Sant’Angelo di Roccalvecce

Qui di seguito ti lascio un po’ di informazioni utili su come raggiungere Sant’Angelo, dove mangiare, dove dormire, etc.

Sant’Angelo di Roccalvecce come arrivare

Come arrivare a Sant’Angelo, il paese delle fiabe?

Sant’Angelo di Roccalvecce si trova a circa 25 chilometri da Viterbo, a 100 km da Roma.

Da Roma puoi arrivare a Sant’Angelo di Roccalvecce prendendo l’A90 fino all’uscita 10.

Procedi a questo punto sull’A1 fino all’uscita A1/E35/E45 verso Firenze.

Esci ad Attigliano e segui le indicazioni per Bomarzo.

Continua sulla SP Bomarzese, la SP 19, Via Montepimpo e la SP 132 in direzione di Str. Monte Secco a Sant’Angelo.

Ti assicuro che arrivarci è più semplice di quanto sembri.

Sant’Angelo il paese delle fiabe dove parcheggiare

Noi abbiamo parcheggiato al primo spiazzo appena arrivati in paese. E ti consiglio di fare lo stesso.

Da qui alle tue spalle troverai il primo murale, quello di Pinocchio per poi proseguire in una bella passeggiata lungo tutte le vie del borgo.

Fondamentale arrivare presto la mattina se intendi visitare Sant’Angelo nel weekend, altrimenti sarà difficile trovare posto. Durante la settima è molto tranquillo.

Dove mangiare a Sant’Angelo di Roccalvecce

A Sant’Angelo c’è un unico ristorante, l’Hostaria Mastro Ciliegia, dove puoi trovare i piatti tipici della Tuscia come il ragù di cinghiale e i lombrichelli.

Se preferisci una cosa al volo, ti consiglio il panificio F.lli Oddo e il Bar Spritz proprio di fronte al murale di Alice.

Se vai, saluta per me la sig.ra Rita.

Dove dormire a Sant’Angelo il paese delle fiabe

Se vuoi fermarti a dormire a Sant’Angelo di Roccalvecce, sappi che c’è un solo un B&B e si chiama “Wanderlust”.

Nelle vicinanze ci sono anche il B&B Arte e Rosmarino e l’albergo diffuso Castello Costaguti.

Murale Piccola Fiammiferaia Sant'Angelo di Roccalvecce
La piccola fiammiferaia nel borgo delle favole

Cosa vedere vicino a Sant’Angelo di Roccalvecce

Trovandoti a questo punto immersa/o nella Tuscia, ti consiglio di visitare alcuni tra i luoghi più belli di questa zona, come:

Breve nota finale

Quando ho visitato Sant’Angelo, ho chiacchierato con la gente del posto.

Amo farlo ovunque, figuriamoci in un luogo così piccolo e accogliente.

Ci tengo a riferirti una cosa che mi è stata ripetuta da tante/i: spesso capita che i turisti prevalentemente italiani non rispettino questo bel paesino fatato.

Tra danni ai bagni dei bar e cartacce per terra sembra proprio che non abbiano cura e amore verso questo borgo (immagino anche per le loro città e paesi).

Ecco, io so che se sei qui tra le mie pagine al contrario, sei una persona diversa da queste e che sai che viaggiare è prima di tutto rispettare i luoghi che visitiamo.

Parlare con le persone locali è una grande opportunità. Scoprire luoghi nuovi lo è altrettanto.

Allora facciamo in modo di aver cura di ciò che si trova fuori dalla porta di casa nostra esattamente come fosse una sua estensione.

Sono certa che non ci sono cartacce nel nostro salotto di casa.

So benissimo che sei d’accordo con me e so, che più siamo a trasmettere questo messaggio, più riusciremo ad arrivare agli altri.

Buoni viaggi felici, anima al contrario!

Calcata Vecchia: borgo di streghe, artisti e hippie

Calcata Vecchia articolo unadonnaalcontrario

Se giungono alle mie orecchie storie di streghe e di reliquie sacre, la cantastorie che è in me si accende di passione.

In fondo l’Indiana Jones che mi abita dentro è sempre pronto a nuove avventure ed eccomi perciò a raccontarti di un borgo a dir poco magico.

Sto parlando di Calcata Vecchia che magica è sia per la sua storia, sia per la sua posizione geografica.

E ora… non curarti che siano impolverati, indossa stivali e cappello e vieni con me alla scoperta del borgo delle streghe e degli artisti.

Via di Porta Segreta Calcata Vecchia
Calcata hippie 😉

Calcata Vecchia tra storia e leggende

Non si può prescindere dalla posizione geografica di Calcata per comprendere al meglio la sua storia e i suoi misteri.

Difficilmente raggiungibile e posta su un territorio tufaceo, si dice che sia nata in epoca preistorica e che in età pre-romana divenne avamposto della civiltà falisca, una popolazione ben più antica dei più conosciuti etruschi e molto, molto misteriosa.

A prova della loro presenza sono rimaste le rovine della vicina città di Narce e la Necropoli di Pizzo Piede.

Le streghe di Calcata

Una delle prime leggende legate a Calcata Vecchia riguarda proprio la civiltà falisca.

Si racconta infatti che nel centro abitato ci fosse un altare sacro intorno al quale avvenivano rituali esoterici e, ancora oggi, si dice che nei sotterranei di Calcata Vecchia, lontano da occhi indiscreti, si compiano iniziazioni e riti magici in onore degli spiriti delle streghe che sembra cantino tra le vie del borgo all’alzar del vento.

Saltiamo di qualche secolo per arrivare al periodo medievale.

Finalmente abbiamo notizie storiche più certe, risalenti alla seconda parte del 700, notizie di un centro abitato e ruderi come la torre di Santa Maria rimasta a testimoniarlo.

Ma fu solo dopo il 1200 sotto la famiglia degli Anguillara che furono costruite il castello e la cinta muraria.

Il prepuzio di Gesù

La seconda grande leggenda che aleggia intorno Calcata Vecchia ha davvero del miglior episodio del tuo più amato film d’avventura.

Si narra che, quando Gesù aveva solo otto giorni di vita, gli venne reciso il prepuzio, custodito non si sa dove dalla Madonna e che, anche in questo caso non si sa come né quando, venne donato a Carlo Magno che lo nascose a Roma.

Insomma il “chissà” qui è d’obbligo… altrimenti che leggenda sarebbe!

Fu un lanzichenecco ad appropriarsene durante il Sacco di Roma e a nasconderlo nella cella dove venne imprigionato, proprio a Calcata.

Da quando venne scoperta e una giovane donna dal cuore puro riuscì ad aprire il cofanetto che la custodiva (non ti ricorda “la spada nella roccia”?), per oltre quattrocento anni ogni primo gennaio la reliquia venne celebrata prima di venire nuovamente rubata. O almeno così si dice.

Insomma questa sì che è una di quelle leggende tutte da verificare e su cui si potrebbero scrivere grandi sceneggiature.

Panorama Valle del Treja da Calcata
Uno degli affacci sulla Valle del Treja

Calcata Vecchia e il cinema

A proposito di sceneggiature, nonostante la posizione non certamente comoda per i mezzi cinematografici, Calcata Vecchia è stata scelta da grandi registi per le loro pellicole: da Mario Monicelli per “Amici miei, a Sergio Corbucci per “La mazzetta”, a Pier Paolo Pasolini per il “Decamerone”.

Persino Fabrizio De André ha scelto Calcata come location per il videoclip di “Una storia sbagliata”.

I nuovi abitanti di Calcata

Abbandonata per molti secoli, dovette attendere gli anni sessanta per essere ripopolata ma non da abitanti di luoghi vicini, bensì da artisti e hippie che, affascinati da questo borgo, dalla sua posizione e, ovviamente, dalle sue leggende vennero a viverci.

Ancora oggi attrae artisti provenienti da tutto il mondo e il borgo è pieno di piccole botteghe d’arte e spazi in cui questi artisti espongono le loro opere.

Ma gli artisti non sono gli unici abitanti singolari di Calcata Vecchia.

Il borgo infatti è ampiamente popolato dai passi felpati di felini sornioni che passeggiano tra le sue vie e poltriscono al sole sui suoi gradini.

Del resto si sa che l’animale preferito dalle streghe era il gatto, no?

Gatto Calcata Vecchia
Esemplare di abitante felino di Calcata Vecchia 🙂

Cosa vedere a Calcata

Al tuo arrivo, Calcata, oggi Bandiera Arancione, appare come un villaggio incantato arroccato su una montagna di Tufo, immerso in una folta vegetazione.

C’è un unico ingresso (verrebbe da pensare al verso dantesco: “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”).

Ad accoglierti nella piazzetta principale troverai tre buffi Troni di Tufo.

Nella stessa piazza puoi vedere il Castello degli Anguillara e la Chiesa del SS. Nome di Gesù.

Ma la vera bellezza di Calcata Vecchia è l’incastro di vie, cave, cantine, grotte, tombe e tutte, ma proprio tutte, portano ad affacci spettacolari a strapiombo sulla Valle del Treja.

Cosa vedere nei dintorni di Calcata

Molto vicino a Calcata si può visitare il museo Opera Bosco, un vero museo immerso in tre ettari di bosco con ben quaranta opere di arte contemporanea che rappresentano la perfetta coesistenza tra arte e natura.

Ti lascio qui il link al sito ufficiale.

Si può procedere esplorando il parco regionale della Valle del Treja con percorsi di trekking o in sella a un cavallo.

Cosa mangiare a Calcata

Parola d’ordine: cucina locale.

Calcata è famosa per la sua nocciola e per i sughi di cinghiale e di pecora. Ma anche per tutti i piatti a base di funghi e di castagne.

Secondo me, ti è già venuta l’acquolina in bocca!

Ci sono diversi ristorantini davvero buoni ricavati proprio nelle grotte ma ti consiglio di prenotare perché sono sempre pieni soprattutto se pensi di visitare Calcata Vecchia nel weekend.

Dove si trova il borgo medievale di Calcata?

Ma dove si trova il borgo magico di Calcata?

Facile, si trova a soli 45 km da Roma, in provincia di Viterbo, immerso nella Tuscia laziale.

Come arrivare a Calcata Vecchia

Per arrivare imbocca la S.S. 2 Bis Cassia Veientana, esci a Trevignano/Mazzano Romano e prosegui seguendo le indicazioni per Calcata.

Quanto tempo ci vuole per visitare Calcata?

Il borgo non è grandissimo, quindi in un’ora lo giri tutto.

Ma tra il parcheggio, la camminata e magari l’idea di fermarsi per uno spuntino, metti in conto circa tre ore.

Dove lasciare la macchina a Calcata?

Noi seguendo le indicazioni ci siamo trovati a parcheggiare in una vietta da cui poi si procede esclusivamente a piedi ma la strada era molto sconnessa.

Confesso che se tornassi indietro mi organizzerei meglio.

Ci sono dei parcheggi a Calcata Nuova, alcuni pubblici, altri a pagamento.

Oppure se cerchi qualcosa di più centrale, c’è il parcheggio del centro storico.


Ecco tutto.

Se hai domande oppure vuoi aggiungere qualche informazione che a me è sfuggita e che tu conosci più di me, scrivimele in un commento.

L’Indiana Jones dentro di me te ne sarebbe davvero grato!

Cosa vedere al Borgo di Ostia Antica

immagine evidenza articolo borgo di ostia antica

Quando si pensa a Ostia, il primo pensiero va alla spiaggia, allo spaghettino alle vongole in flip flop, forse anche a Suburra se sei amante delle serie tv noir.

Ma Ostia è molto di più di tutto questo e ha una sua storia davvero strategica.

In pochi sanno che, vicino alla più famosa area archeologica, c’è un borghetto delizioso, ben tenuto, perfetto per addentrarsi nella storia di Ostia e conoscere la sua gente.

Sto parlando del Borgo di Ostia Antica.

Borgo di Ostia Antica

Il Borgo di Ostia Antica un po’ di storia

Ti racconto per primo proprio il borghetto.

Le sue origini sono medievali ma, ti accorgerai, appena varcata la porta d’ingresso, che la struttura che i tuoi occhi accoglieranno è di chiare fattezze rinascimentali.

Inizialmente il Borgo di Ostia Antica era una necropoli cristiana, poi divenuta cittadella fortificata grazie a papa Gregorio IV (da lui prese il nome di Gregoriopoli) per proteggere la popolazione dagli attacchi dei saraceni.

Fu merito di un altro papa, Martino V, la costruzione della torre cinta dal fossato con il duplice scopo di controllare il traffico proveniente dalle vicine saline e il corso del Tevere.

Al cardinale Guglielmo d’Estoutville si deve la cinta muraria e l’edificazione delle case che ancora oggi sono abitate.

Il borgo è davvero un piccolo gioiello, tenuto perfettamente proprio dai suoi residenti.

Per godertelo in pieno ti consiglio di proseguire in lentezza tra le viette che si snodano intorno alla piazza principale, Piazza della Rocca.

Sorseggia l’acqua della sua fontana.

Accarezza i suoi abitanti felini.

Mangia qualcosa in una delle sue trattorie.

Goditi un luogo che tempo non ha.

In fondo che fretta c’è!

Fontana Borgo di Ostia Antica

Cosa vedere nel borghetto di Ostia Antica

La Chiesa di Sant’Aurea

Impossibile non notare la Chiesa di Sant’Aurea.

Te la trovi proprio lì davanti alla porta d’ingresso, oltre la piazza. Un tempo era una basilica cimiteriale.

Qui infatti è sepolta la martire cristiana, Aurea, una giovane donne della nobiltà che, ahimè, subì il dispotismo dell’imperatore Claudio il Gotico.

Il suo destino, come puoi immaginarti, non fu felice. Morì in mare annegata e da allora è considerata la santa protettrice dei marinai di Ostia.

Chiesa di S.Aurea

Il Castello di Giulio II

La Chiesa di Sant’Aurea a sinistra. Il Castello di Giulio II alla tua destra.

Diciamo che sono due cugini acquisiti!

Voluto dal cardinale Giuliano della Rovere (successivamente papa Giulio II), il Castello rinascimentale venne eretto nel 1483.

Le sue caratteristiche principali sono le casematte intorno al perimetro, le tre torri, il fossato e il rivellino.

Dopo l’assedio del duca d’Alba nel 1556 e l’inondazione del Tevere nel 1557, il castello venne abbandonato e nel 1800 divenne, in seguito a successivi lavori di bonifica e restauro, prigione per i condannati ai lavori forzati che prestavano servizio agli scavi archeologici di Ostia Antica.

Castello di Ostia Antica orari e biglietti

Il Castello di Giulio II è aperto il sabato e la domenica dalle 10 alle 16.

L’ingresso è gratuito ma solo con visite guidate di max 12 partecipanti.

Sul sito ufficiale del Castello trovi gli orari aggiornati per le visite.

Ti assicuro che ne vale la pena: la vista dall’alto è davvero uno spettacolo da non perdere.

*articolo aggiornato il 15 aprile 2024.

Gatto Ostia Antica

Come si arriva al Borgo di Ostia Antica

Il Borgo di Ostia Antica si trova in via dei Romagnoli proprio di fronte all’ingresso del parco archeologico di Ostia Antica.

Oltre che in auto, puoi arrivare da Roma utilizzando il treno Roma-Lido che parte dalle stazioni della Metro B Piramide, San Paolo ed Eur Magliana scendendo alla fermata Ostia Antica e poi seguendo le indicazioni per il Borgo.


Io ci sono stata e ti assicuro che la maestosità di quello che vedrai ti resterà impressa per sempre.

Nepi, il borgo della Tuscia che fa rima con acqua

Nepi Rocca dei Borgia

La piccola Nepi ti accoglie con un incantevole vezzo di grandiosità: le sue cascate.

Ed è l’acqua senza dubbio il tratto distintivo di questo borgo laziale della Tuscia costruito nel tufo.

Il suo nome, Nepi, deriva dalla parola etrusca Nepa, “acqua” per l’appunto.

Per cosa è famosa Nepi?

Nepi è famosa proprio per la sua acqua e lo storico acquedotto.

Forse ti sarà capitato di acquistare una bottiglia di Acqua di Nepi al supermercato, un’acqua minerale molto buona soprattutto se ami il sapore leggermente effervescente.

Adesso sai che la sua sorgente si trova proprio qui, a Nepi.

Ovvio che i romani ne fecero una loro città, visto che di acqua, terme e acquedotti ne sapevano parecchio. Infatti proprio qui la famiglia romana dei Gracchi creò uno dei più famosi centri termali dell’antica Roma. Chiamali scemi!

In tempi più recenti, tra il 1500 e il 1700, lungo il percorso che dalla sorgente arriva alle mura della città fu realizzato l’acquedotto di Nepi.

L’acquedotto arriva a un’altezza di ben 20 metri e le sue arcate regalano ancora oggi una vista monumentale per gli occhi di chi può ammirarlo.

Nepi
Uno dei vicoli di Nepi

Cosa vedere a Nepi

Ma per la serie cosa c’è da vedere a Nepi, eccoti un itinerario che dall’ingresso di Nepi ti permetterà di visitare tutti i luoghi di interesse.

Ti consiglio di entrare nel centro storico di Nepi da Piazza dei Bersaglieri perché credo non avresti entrata più scenografica.

Di fronte a te scorgerai la Rocca dei Borgia, casa di Lucrezia Borgia e del fratello Cesare (detto “il Valentino”).

Attraversa l’arco che ti troverai davanti e scendi gli scalini sulla tua destra. In verità le mie indicazioni ti saranno superflue perché a guidarti sarà il suono della natura.

Subito sotto gli scalini infatti vedrai l’immensa cascata dei Cavaterra. Quale accoglienza poteva essere migliore nel borgo dell’acqua?

La Rocca dei Borgia non è l’unica fortificazione in cui ti imbatterai a Nepi.

Passeggiando in lentezza per il borgo troverai i Bastioni farnesiani e le Torri medievali, ma anche Torre di Corte e Tor di Valle, chiamate anche “case Torri”.

Se sei amante del turismo religioso, sappi che Nepi ospita moltissime chiese che ti lasceranno a bocca aperta: la Chiesa di San Tolomeo risalente al 950 d.C. e poi rimaneggiata tra il 1500 e il 1600, la Chiesa trecentesca di San Pietro Apostolo, anch’essa restaurata tra il 1400 e il 1500, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa di Santa Croce.

E ce n’è anche per gli amanti del profano.

Basti pensare ai palazzi storici di Nepi, primo tra tutti Palazzo Celsi, residenza di vacanza di Ascanio Celsi, con il suo portale lavorato in bugnato e gli affreschi nelle 7 stanze interne. E poi ci sono Palazzo Pisani e Palazzo Sansoni con annessa una torre medievale, Palazzo Floridi e Palazzo Melata.

Insomma sarà anche piccola, Nepi, ma di cose da vedere ne ha parecchie.

Cascate Monte Gelato
Le cascate di Monte Gelato

Cosa vedere nei dintorni di Nepi

Se sei in zona e vuoi aggiungere a Nepi la visita di qualche altro borgo della Tuscia, ti consiglio i borghi di Civita Castellana, Castel Sant’Elia e Calcata.

Quest’ultima non puoi davvero perderla!

È immersa nel Parco della Valle del Treja (riserva naturale dal 1982) e qui c’è uno di quei posti che ti mangeresti le mani se non visitassi.

Io, mi vergogno a dirlo, l’ho scoperto ben 15 anni dopo essermi trasferita a Roma.

Sto parlando delle Cascate di Monte Gelato, un vero e proprio paradiso per gli occhi e per l’anima. Tra torrenti, cascatelle e una vegetazione primordiale ti teletrasporterà immediatamente nella Terra di Mezzo di Tolkien.

E non c’è solo natura nella Valle del Trejia perché, lungo il percorso, potrai visitare i resti di una villa romana del I secolo a.C., quelli di un antico lavatoio e quelli di un mulino ad acqua risalente al 1800.

Non a caso qui hanno girato centinaia di pellicole cinematografiche dagli anni 60 ad oggi: da Lo chiamavano Trinità di E.B. Clucher a Storia di Una Capinera di Franco Zeffirelli, da Don Chischiotte di Orson Welles a SuperFantozzi di Neri Parenti. E ne ho nominati davvero pochissimi.

Personalmente ti consiglio di visitare le Cascate di Monte Gelato durante la settimana e non nel weekend per goderti appieno la magia di questo luogo, magari un giorno d’estate di quelli che in città il caldo la fa da padrone.

Troverai dei cartelli che invitano a non fare il bagno né il picnic per preservare al meglio questo splendido paradiso del Lazio. Trovi tutte le info utili e i percorsi sul sito ufficiale.

Come arrivare alle Cascate di Monte Gelato

Da Roma raggiungere le Cascate di Monte Gelato è semplicissimo.

In automobile: basta prendere la Cassia Bis (Cassia Veientana), prendere l’uscita per Mazzano Romano e poi seguire le indicazioni per le Cascate di Monte Gelato. Al tuo arrivo, troverai un parcheggio comunale abbastanza ampio e gratuito.

In autobus: puoi prendere uno dei bus che parte da Saxa Rubra/Via di Lepanto.

L’accesso alle cascate è al livello della strada, assolutamente fattibile per grandi e piccini.