Subiaco, il borgo di San Benedetto

Subiaco Immagine articolo unadonnaalcontrario

Le persone potenti sanno scegliere luoghi potenti.

E Benedetto da Norcia era senz’altro una persona potente.

La potenza di cui parlo non ha nulla a che fare con la politica, l’economia e robe simili.

La potenza di cui parlo è quella dell’essere umano, quella che ognuna/o di noi possiede e che scegliamo, di volta in volta, se utilizzare o meno e come.

Ma torniamo a San Benedetto e al luogo che scelse per il suo primo monastero: Subiaco.

Subiaco: le origini

Subiaco letteralmente vuol dire “sommerso”.

Fu Nerone a fondarla sui tre laghi che lui stesso fece creare con una diga sull’Aniene: i Simbruina stagna.

I tre laghi furono il suo vezzo per una villa maestosa di cui oggi sono rimasti solo i resti.

Benedetto da Norcia arrivò qui nel 497 scegliendo una grotta nel Monte Taleo come suo eremo.

Nei trent’anni successivi Subiaco divenne la sede di ben tredici dei suoi monasteri.

Quando Petrarca visitò lo Speco di Subiaco, credette di essere davanti alle porte dell’aldilà e per questo coniò il nome di “soglia del paradiso”.

Subiaco, borgo del Lazio, incastonato tra i Monti Simbruini, è tra i borghi più belli d’Italia.

Cosa vedere a Subiaco

Per cosa è famosa Subiaco?

1 – Il monastero di San Benedetto, Sacro Speco

Partiamo proprio dal monastero di San Benedetto, il suo primo monastero, chiamato anche Sacro Speco.

Incastonato nella roccia del Monte Taleo, è uno di quei luoghi che lasciano davvero a bocca aperta.

Non mi stupisce che Francesco Petrarca l’abbia paragonato all’ingresso del paradiso.

La sensazione che ho avuto io, arrivata fin lassù, è quella di un luogo meditativo, che ti avvicina a qualcosa di più grande.

Il Monastero del Sacro Speco è composto da nove arcate.

Al suo interno si susseguono chiese e cappelle decorate con affreschi di epoche diverse, da quella bizantina a quella rinascimentale.

C’è un bellissimo ritratto di San Francesco d’Assisi senza stimmate né aureola che è considerato la prima fedele raffigurazione del santo.

Ti consiglio di visitare la Grotta che fu eremo di San Benedetto, uno dei punti più suggestivi del Sacro Speco.

Come arrivare al Monastero di San Benedetto

Il mio consiglio è di prendere la navetta gratuita che parte dal capolinea del Cotral, in Piazza Falcone. Lì potrai parcheggiare la tua auto e poi raggiungere i vari luoghi di interesse grazie alla navetta.

Qui di seguito trovi tutte le cose per cui vale la pena visitare Subiaco e i suoi dintorni.

Enjoy!

Monastero Sacro Speco San Benedetto Subiaco
Monastero di San Benedetto o del Sacro Speco

2 – Monastero di Santa Scolastica

Poco più giù del Sacro Speco si trova il Monastero di Santa Scolastica.

Fu fondato nel 500 sempre da San Benedetto e, con i suoi tre chioschi risalenti a epoche diverse, cosmatesco, gotico e tardo-rinascimentale, è una delle costruzioni religiose più ricche del nostro bel paese.

La sua cattedrale che dà sul chiostro gotico è in stile neoclassico ed è sicuramente il gioiello di Santa Scolastica

Se come me ami i manoscritti antichi, non perderti la biblioteca.

Fa parte dei Monumenti nazionali del Ministero per i Beni culturali e conserva migliaia tra pergamene, manoscritti e incunamboli risalenti al 500/700 con alcuni dei testi miniati più importanti della storia nazionale e straniera.

Sulla porta d’ingresso ad accoglierti troverai la scritta Ora et Labora, simbolo della filosofia benedettina.

Come arrivare a Santa Scolastica

Utilizza la stessa navetta che porta al monastero di San Benedetto e che effettua una fermata prima proprio a Santa Scolastica.

3 – Il centro storico di Subiaco

Subiaco merita davvero di far parte dei borghi più belli d’Italia con le sue salitine tra ortensie fiorite, il sorriso discreto dei suoi abitanti, affacci poetici sulla valle dell’Aniene.

Si accede al borgo attraverso l’Arco Trionfale.

Tutta l’architettura è di chiare origine medievali. 

La piazza principale, Piazzetta Pietra Sprecata, è uno di quei luoghi che farà la felicità dei vostri tuoi e, perché no, dei tuoi followers di Instagram.

In cima ad aspettarti troverai la Rocca Abbaziale, conosciuta anche come Rocca dei Borgia, con i suoi appartamenti nobili dove, si racconta, vide la luce Lucrezia Borgia

Poco più in giù, a ridosso del fiume Aniene, fai un viaggio indietro nel tempo nel Borgo Medievale degli Opifici. Tra archi e viette, ti sembrerà di ascoltare strumenti di vecchi mestieri, profumi di antiche botteghe.

Poco prima di raggiungere il centro storico, una volta parcheggiata l’auto, fai un salto al ponte medievale di San Francesco.

Oltre il ponte, ti imbatterai nel Convento di San Francesco che si trova in un posto naturale davvero incantevole, la Valle dell’Aniene.

Piazzetta di Pietra Sprecata Subiaco
Piazzetta di Pietra Sprecata a Subiaco

Cosa vedere nei dintorni di Subiaco

Se ami gli itinerari nella natura, Subiaco infatti non ti deluderà.

Monti Simbruini

Al confine tra Lazio e Abruzzo, immersi nel Parco Naturale dei Monti Simbruini, potrai fare delle bellissime escursioni sul Monte Livata, che si trova tra i 1600 e i 2000 metri. Se ami sciare, a Campo dell’Osso troverai anche un impianto sciistico, l’impianto La Monna

La Valle dell’Aniene

Se è l’acqua il tuo elemento, sul fiume Aniene potrai divertirti facendo canoa, rafting, un giro in kayak o se preferisci un’attività più meditativa, la pesca alla trota.

La valle dell’Aniene si presta anche a percorsi in mountain bike niente male.

Il Laghetto di San benedetto

Ma il luogo che non devi assolutamente perdere è il laghetto di San Benedetto.

Una suggestiva cascata che fuoriesce dalle rocce calcaree, base dei monasteri benedettini. Un paradiso per gli occhi e per l’anima.

Le ville romane

E la storia?

Nei dintorni di Subiaco troverai i resti della Villa di Nerone e poco più in là della Villa di Traiano.

Laghetto San benedetto Aniene
Escursioni nella natura a Subiaco

Cosa fare a Subiaco

Tra gli eventi che attirano molti turisti a Subiaco ci sono la Festa di San Lorenzo, che nella notte delle stelle cadenti, il 10 agosto, celebra la nascita del santo risalente al 937.

Qualche giorno dopo, il 14 agosto, si tiene l’Inchinata, la festa medievale con la processione di Santa Maria della Valle e di Sant’Andrea. Le due statue si incontrano durante il tragitto in un inchino reciproco.

Infine volevamo non festeggiare il Santo che ha dato così tanta luce a Subiaco? Ovviamente sì!

Beh, a San Benedetto è dedicata una tre giorni no stop. Dal 20 al 22 marzo si susseguono eventi, mostre, spettacoli e un corteo lungo la via dei monasteri fino alla chiesa di Sant’Andrea.

Il Parco Archeologico di Ostia Antica

Chiudi gli occhi.

Fai un bel respiro profondo.

E adesso lascia che ti porti in un viaggio indietro nel tempo.

1900, 1800, 1200, Anno Zero fino a raggiungere il 350 A.C. I tuoi abiti sono tonache dai tessuti naturali. I capelli raccolti in ciocche.

Siamo in una città, si trova a ridosso della maestosa Roma. È una città importante per la capitale dell’Impero. Si chiama Ostia e sorge tra il Tevere e il mar Tirreno.

Passeggiando per le sue strade, incontreremo templi, tribunali, negozi. Ci sono stoffe setose, animali esotici, spezie dai profumi intensi, pietre preziose.

Sì, perché ad Ostia arrivano le merci dall’Africa e dall’Oriente.

Ci sono le terme per i trasportatori di merce e ci sono quelle degli dei che invitano a fare festa.

C’è il teatro con le sue rappresentazioni.

Ci sono panetterie, mulini e tavole calde dove puoi gustare del buon vino e un piatto caldo rilassandoti persino nel dehor.

Ops, hai aperto gli occhi e la tua vita ti sembra lontana anni luce da quella?

Lontana forse lo è nel tempo ma le nostre radici, il nostro DNA, risiedono lì. Ecco perché oggi ti accompagno a scoprire il Parco Archeologico di Ostia Antica.

Chissà che qualche reminiscenza ci possa aiutare a riportare qui e ora l’efficienza di Roma antica nella nostra bella e un po’ decadente Italia.

*articolo aggiornato il 01/03/2024.

Teatro romano di Ostia
Parco archeologico Ostia Antica: Il teatro romano di Ostia

Parco Archeologico di Ostia Antica: un po’ di storia

Si dice che la fondazione di Ostia Antica risalga ad Anco Marzio ma non ci sono prove che lo dimostrino. La data storica a cui si fa riferire la sua nascita è invece il 350 A.C.

La sua posizione tra il mare e il Tevere ha reso Ostia antica una città importante fin dall’inizio perché qui erano stoccate le merci che arrivavano a Fiumicino.

Dopo l’alluvione del 1557 il corso del fiume cambiò. È per questo che adesso non vediamo tracce del Tevere, e in quell’area che una volta era sede delle saline romane, oggi si trova l’Area archeologico-naturalistica delle Saline, un’oasi di biodiversità dove piante e animali sono liberi di crescere e vivere in un territorio protetto.

Capitolium
Visita Ostia Antica – Il Capitolium

Parco archeologico di Ostia antica: percorso

Si accede ad Ostia Antica tramite la Porta Romana che dobbiamo immaginarci alta e maestosa come purtroppo oggi non è più.

Il primo tratto è costituito dalla necropoli, interessante perché mostra le tecniche murarie dell’epoca: i muri infatti venivano realizzati con pietre e laterizi che venivano datati, nel senso proprio che i romani iscrivevano la data di realizzazione (furbi questi romani).

Si racconta che fu Cicerone a dare il via alla costruzione delle mura, il che ci dice molto sull’importanza di Ostia Antica come snodo tra il mare e Roma.

Cosa vedere nel Parco Archeologico di Ostia Antica

Terme dei Cisiarii

I romani erano dei veri campioni quando si trattava di terme.

Pensa che, qui ad Ostia Antica, ci sono persino delle terme ad uso esclusivo dei trasportatori, i Cisiarii, che una volta depositate le merci, potevano rilassarsi nei bagni termali, prima di proseguire il loro viaggio verso Roma.

Una delle cose più affascinanti di queste terme sono i mosaici che raffigurano la cinta muraria della città, personaggi mitologici e scene di caccia.

Terme di Nettuno

Ma le più belle sono senz’altro le terme di Nettuno, chiamate così per il mosaico che raffigura il dio del mare che cavalca una biga di ippocampi e inneggia a fare festa.

A fianco le terme di Anfitrite (la Nereide, sposa di Nettuno), la palestra per gli esercizi di corpo libero, le statue di marmo che continuano a lodare la bellezza dell’anatomia umana.

Furono costruite per volontà dell’imperatore Adriano che, mannaggia al tempismo, morì prima che fossero completate.

Terme Nettuno Ostia
Le terme di Nettuno – Area archeologica Ostia Antica

Teatro romano di Ostia Antica

Proseguendo, incontriamo il teatro romano di Ostia, risalente all’epoca di Augusto e che, ai tempi, poteva ospitare fino a 4000 persone.

Ancora oggi qui si tengono concerti, spettacoli teatrali, rassegne che lo rendono vivo nonostante quegli annetti alle spalle.

Chissà quante ne avranno viste quegli spalti!

Il Capitolium

Il centro di Ostia Antica era una piazza dove sorge, ben posizionato in alto, il tempio più importante della città, il Capitolium, dedicato alla triade capitolina: Giove, Giunone, Minerva.

Risale al 120 D.C. e fu voluto dall’imperatore Adriano.

Intorno alla piazza troviamo anche il tempio dedicato ad Augusto e alla dea Roma, al cui apice c’era la statua della Vittoria che incontrerai poco prima lungo il cammino, e la Basilica, che in verità non aveva funzioni religiose ma era il tribunale della città.

Abitazioni, mulini, tavole calde al Parco Archeologico di Ostia Antica

Non ci sono solo edifici solenni ad Ostia Antica.

Ci sono case, panetterie e il termopolio, il ristorante/bar dei romani antichi, con il suo bancone in marmo, le panchine all’esterno, la cucina e lo spazio all’aperto.

Io mi immagino tavolini e risate un po’ come succede oggi nelle nostre serate estive.

In fondo in questo siamo rimasti simili.

Termopolio Ostia Antica
Il Termopolio di Ostia Antica

Domus di Amore e Psiche

E l’amore?

Perché si sa che i romani, i latini, erano pratici, concreti ma l’amore non credo se lo facessero mancare.

C’è una Domus evidentemente lussuosa, con fontane interne e pavimenti di marmo da diversi colori, proveniente da vari paesi del mondo (opus sectile è il nome tecnico).

In una piccola stanza della Domus è stata ritrovata una statua di Amore e Psiche che si baciano ed è da questo ritrovamento che la residenza prende il nome.

Ho voluto concludere qui il nostro viaggio in questa città importante dell’impero romano, perché in qualche modo credo che quella parte della nostra storia ci aiuti a ricordare chi siamo, da dove veniamo.

Genio, praticità, sentimento, buon vivere: un mix che, se riesce a convivere ancora in noi, può portare grandi risultati anche oggi. Tu che ne pensi?

Domus Amore & Psiche parco archeoogco di Ostia Antica
La statua di Amore e Psiche – Sito archeologico Ostia Antica

Qualche informazioni utile sul Parco Archeologico di Ostia Antica

Parco archeologico di Ostia Antica: come arrivare

L’indirizzo esatto del Parco Archeologico di Ostia Antica è Via dei Romagnoli, 717, Roma.

Dall’Autostrada, immettiti nel GRA e prendi l’uscita 28 per la Via del Mare. Segui i cartelli per Ostia Antica.

Con i mezzi pubblici, puoi prendere la metro B fino a Piramide – Porta San Paolo, e da lì il treno Roma-Lido. Scendi alla fermata Ostia Antica e prosegui a piedi per qualche minuto.

Quanto costa il biglietto per Ostia Antica

Il biglietto intero costa 18 €. Il ridotto 2€.

Il parcheggio è gratuito e si trova proprio all’ingresso. Per tutti gli orari e le info aggiornate sul Parco, sulle giornate e i biglietti gratuiti, ti consiglio di consultare il sito ufficiale.

Nei dintorni del Parco Archeologico di Ostia Antica

I luoghi della Street Art a Roma

Ovunque vada nel mondo, sono una di quelle che cerca avidamente la Street Art.

Perché è un’arte che sento molto vicina a chi sono io, nelle viscere.

Un’arte che nasce dal popolo, dalla periferia urbana, da luoghi bollati come “orrendi, grigi, decadenti” e quell’arte urbana riesce a fare il miracolo.

Rende quell’orrore un’incredibile, meravigliosa opera d’arte a cielo aperto.

Non amo la parola “riqualificare”, perché io credo che le periferie siano già “qualificate”, che i sobborghi urbani siano ricchi di storie da raccontare e i graffiti spesso diventano il mezzo, l’unico, che gli artisti di periferia hanno per rivelarcele.

Diavù, Diamond, Lucamaleonte, forse per te sono nomi sconosciuti ma rappresentano l’evoluzione della street art a Roma.

Come a Roma?

La capitale della storia, dell’arte classica, la città della Grande Bellezza?

Cosa c’entra la street art con Roma?

Forse nulla o forse tutto.

Ma se leggerai fino in fondo, scoprirai perché nella street art romana, antico e moderno sono strettamente legati.

Roma, capitale europea della street art

È stato Artribune a definire Roma capitale della street art europea.

Forse perché qui i murales fanno ancora più contrasto con la parte storica della città.

Forse perché il livello degli artisti che hanno contribuito a rilanciare i quartieri popolari, di periferia e del centro, è davvero molto alto.

Vieni con me in questo viaggio urbano, quartiere per quartiere, per vedere con i tuoi occhi come cambia la città grazie all’arte di strada.

Neve street art trastevere
La vecchia di NEVE a Trastevere

Murales Roma Ostiense: Ostiense District

La street art a Roma per me comincia da qui.

L’Ostiense District è senz’altro il quartiere che più rappresenta il cambiamento e non solo per quanto riguarda questa arte.

Da anni ormai si è popolata di autori, musicisti, attori.

È diventata un punto di riferimento per la vita notturna, piena di ristoranti e locali radical chic, ma non ha perso quell’aspetto popolare tanto amato da registi come Ozpetek.

Il Gazometro ne è il simbolo. Forse poco apprezzato dai turisti ma moltissimo da chi questa città la vive.

E la street art in tutto questo non poteva mancare.

Impossibile non notare l’opera immensa di BLU che, su Via del porto Fluviale, riveste un ex magazzino dell’Aeronautica Militare, oggi una casa occupata, con i suoi colori e le sue figure.

Simbolo di convivenza pacifica è l’uomo che nuota insieme ai pesci di Agostino Iacurci, sempre su Via del porto Fluviale.

Uno dei miei preferiti, è il Wall of Fame di Via dei Magazzini Generali (nella foto di copertina). Porta la firma di JB Rock e nei suoi lunghi 60 mt riconoscerai personaggi famosi (da Dante a Obama) che convivono con alcuni dei suoi familiari, tutte persone che hanno avuto un significato importante nella vita di JB Rock.

Street art a Roma Ostiense
Un dettaglio dell’enorme murale di Blu a Ostiense

Street Art Testaccio

Testaccio si può considerare la naturale continuazione del quartiere Ostiense.

Famoso anch’esso per la sua night life e il museo Mattatoio, ex Macro Testaccio, ha una chicca che è stata “ovviamente” super criticata e che io ti consiglio di guardare senza la benda del giudizio.

Si chiama Jumping Wolf, si trova in via Galvani, ed è firmata dall’artista belga, ROA.

È una rappresentazione in bianco e nero, come tutte le sue opere, della lupa capitolina.

Alcuni non riescono nemmeno a vederci un lupo, ma sinceramente non credo sia importante.

Anche l’arte di Picasso era, o forse è ancora, incomprensibile a molte/i.

Street art a Roma Testaccio
La lupa di ROA a Testaccio

Street Art Trastevere

Si poteva parlare di Street Art a Roma senza citare il quartiere che forse più rappresenta la parte popolare di Roma, per lo meno nell’immaginario comune?

Trastevere negli ultimi anni si è popolato di murales e graffiti in ogni dove, persino sulle serrande dei negozi (perciò visibili solo negli orari di chiusura), come la bellissima opera di NEVE: la vecchia dagli occhi giovani, che rappresenta Anna Perenna, un personaggio mitologico romano molto legato a questo quartiere.

Sul muro dell’ospedale Nuova Regina Margherita, appena svolti a destra da Piazza San Cosimato raggiungiamo il mio murale preferito: gli occhi di My Dog Sigh.

Fai un esperimento: prova a specchiarti in ognuno di quegli occhi.

Forse vedrai lo skyline di Roma, forse vedrai altro. Non ne ho idea ma tu sperimenta!

E poi girati verso destra e osserva il mural di uno dei miei artisti street del cuore: Diavú.

Il volto di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, con le sembianze di Elena Sofia Ricci, sulla scalinata di via Ugo Bassi.

Murales Occhi Trastevere
Gli occhi di My Dog Sigh – Street Art Roma Trastevere

Murales a Roma: Street Art Trullo

Tra tutti i quartieri che ho citato, il Trullo è senz’altro la periferia per definizione.

Nessuno si sarebbe aspettato che, in pochissimo tempo, questa parte confinante con il GRA, avrebbe regalato tanta bellezza agli occhi dei suoi cittadini e di chi arriva appositamente qui per ammirare i murales di Roma.

Ma facciamo un passo indietro perché al Trullo c’è una storia che vale la pena di essere svelata.

Prima della street art al Trullo c’erano i Poeti der Trullo (Er Bestia, Er Quercia, Er Pinto, Er Farco Inumi Laconico, ‘A Gatta Morta, Marta der III lotto), che con i loro versi intrisi di romanità, raccontano la Roma di periferia e sostengono chi non vuole cedere alle “brutture” del quartiere.

Nel 2015 proprio qui, al Trullo, si tenne il Festival Internazionale di Poesia di Strada a cui parteciparono i Poeti der Trullo, Poesie Pop Corn ma anche i Pittori Anonimi del Trullo, un gruppo di pittori del quartiere che, prima ripulirono i muri, poi iniziarono a dipingere.

Al Trullo di murales belli ne ho visti parecchi: il mio preferito è il poeta del nulla, all’angolo tra Via del Trullo e Via Sarzana e firmato dall’artista venezuelano Luis Gomez de Teran.

poeta del nulla Trullo
Il Poeta del nulla al Trullo

Tor Marancia: la cittadella della Street Art

Era il 2015 e un progetto nato dall’idea del professore Emmanuele F.M. Emanuele, chiamato Big City Life, ha portato al civico 63 di Tor Marancia ben 22 artisti provenienti da ogni parte del mondo.

Ogni facciata del condominio popolare è diventata una tela immensa e oggi ricca di colori e di significati.

Un progetto che porta centinaia di visitatori nel quartiere romano conosciuto come Shangai per le sue affinità con la città cinese iper-abitata e spesso alluvionata: Tor Marancia un tempo era una palude.

Street Art Tor Marancia Roma
Uno dei murales di Tor Marancia

Street Art a Corviale

Corviale é conosciuto per via del “Serpentone”, un palazzone lungo 1 km, regalo dell’edilizia anni ’70.

È una zona che conosco molto bene perché ci abito abbastanza vicino e posso assicurarti che negli anni ha subito varie opere di riqualificazione.

Oggi c’è un teatro, il Mitreo, una biblioteca di quartiere e si è arricchita di tantissimi murales alcuni davvero molto belli come quello che vedi in foto qui sotto.

Mural a Corviale Roma
Uno dei Murales di Corviale, periferia sud di Roma

Progetto GRAART

E poi c’è il GRAART, un progetto recente che vuole la street art non solo per le strade e i quartieri di Roma ma anche su quella che è la più grande tangenziale urbana, il GRA.

Un progetto che ha il grande scopo di raccontare miti e leggende di questa immensa città, ricordando grazie a ogni opera una storia legata alla Roma antica, ma anche a quella moderna.

Insomma non ci sono stereotipi, dal centro alla periferia, solo tanta voglia di esprimersi e di farlo grazie a un’arte nata sulla strada che della strada e dei muri delle case ha fatto la sua tela.

C’è un enorme differenza tra imbrattare i muri solo per sciatteria in nome della rabbia e usare la rabbia per creare opere d’arte.

La rabbia è potente e non crea scarabocchi che sporcano.

La rabbia se usata bene può produrre arte allo stato puro e questi murales, questi artisti ne sono la vera conferma.

GRAART mezzocamino
Graart a Mezzocammino

Se ti piace l’arte e la fotografia a Roma, ti interesseranno anche questi articoli:

Il Parco dei Mostri di Bomarzo

Mi appassiono con entusiasmo alle storie in cui il confine tra realtà e metafisica risulta labile.

Talmente sottile da essere indefinito.

Racconti apparentemente normali che, tra parole e immagini, racchiudono sfumature alchemiche e significati tutti da scoprire.

Sia chiaro, ma molto chiaro: non si tratta di percezioni new age dalle fondamenta deboli create da qualche santone improvvisato.

Mi riferisco a persone molto colte che hanno approfondito alcune conoscenze e che ci hanno regalato grandi opere d’arte.

A questo punto, ti chiedo: cosa avrò pensato quando, per caso, ho scoperto l’esistenza del Parco dei Mostri di Bomarzo?

Ma soprattutto, visto che l’ho già visitato due volte, cosa mi ha regalato il Sacro Bosco di Bomarzo in termini di conoscenza, emozioni, curiosità?

Lo scoprirai addentrandoti con me tra sentieri immersi nella natura, immagini grottesche, statue di mostri di uno dei giardini più intriganti del nostro paese.

Che ne dici, si va?

*articolo aggiornato il 26 febbraio 2024.

Unadonnaalcontrario Parco dei Mostri di Bomarzo
Mia figlia fotografa un mostro di Bomarzo

Parco dei Mostri a Bomarzo: le origini

Straziato dalla morte della moglie Giulia Farnese, Pier Francesco Orsini, uomo erudito e aperto alle conoscenze alchemiche, volle realizzare un luogo che potesse aiutarlo a superare il dolore e che diventasse inoltre un luogo onirico per chi lo visitasse.

Qualcuno sostiene che Pier Francesco Orsini fu aiutato da Michelangelo nella creazione del Bosco Magico o Villa delle Meraviglie come Orsini amava chiamare il Parco dei Mostri, ma non ci sono notizie storiche al riguardo.

Fu invece realizzato da Pirro Ligorio e divenne meta d’ispirazione per grandi artisti: da Salvador Dalì a Jean Cocteau, da Goethe a Mario Praz.

Bosco Sacro di Bomarzo Cosa Vedere

La casa pendente

Una delle attrazioni più significative del Bosco dei Mostri è la “casa pendente”, dove un tempo come oggi, chi entra si ritrova a perdere l’equilibrio.

Si dice che fosse davvero questo l’obiettivo di chi l’avesse creata: dare la possibilità di procedere nella visita del boschetto con una percezione cambiata, rispetto alla realtà da cui proveniva.

casa pendente bomarzo
Un passaggio della Casa Pendente

Le statue dei giganti

«Se Rodi altier fu già del suo colosso pur di questo il mio

bosco anco si gloria ed è per più non poter fo quanto posso.»

È la citazione che si trova alla sinistra delle due statue giganti.

Non c’è dubbio che le statue di Ercole e Caco siano le più grandi dei giardini di Bomarzo.

Si dice, ma anche su questo non c’è certezza storica, che Orsini le avesse volute così grandi proprio per dimostrare come un semi-uomo, semi-dio, Ercole, grazie alle sue gesta, sia diventato tanto grande.

E perché questo potesse essere di sprone per ogni individuo ad utilizzare il proprio potenziale interiore.

Questo Orsini mi sta sempre più simpatico.

Da sempre, e ancor più da quando il Buddismo è entrato nella mia vita, credo che l’essere umano abbia un potenziale illimitato, che proprio dentro di sé contenga la sua radice divina, quella parte che qualcuno chiama anima, qualcun altro buddità, che conosce esattamente il percorso verso la propria felicità, verso la missione unica che ognuna/o di noi ha in questa esistenza.

Ercole Caco Parco dei mostri di Bomarzo
Le statue di Ercole e Glauco

I giardini di Bomarzo: l’Orco

L’Orco è probabilmente il mostro più amato in tutto il Sacro Bosco di Bomarzo, sicuramente il più fotografato.

In tutto il parco il motivo del “passare oltre” è ricorrente e, anche in questo caso, attraversando la bocca dell’Orco, si avverte un passaggio chiaro da un qui e ora all’aldilà.

Ai piccoli fa un effetto misto tra paura e divertimento e, chissà, forse anche ai grandi!

Orco Sacro Bosco Bomarzo
L’Orco

La Venus Genitrix

Le statue di Venere, per quel che mi riguarda, e forse qui più che altrove, catapultano il pensiero dalla mostruosità alla bellezza.

In questo caso si tratta di una Venere marina, materna, e probabilmente, ma il condizionale è sempre d’obbligo quando si parla di simbologia e alchimia, rappresenta il nutrimento dell’essere umano.

Del resto, l’arte, la ricerca della bellezza, dell’armonia non sono forse questo da sempre?

Potrei parlare del proteo Glauco (nella foto di copertina), delle statue di tartaruga e balena, ma a questo punto mi fermo perché mi piace l’idea che ognuna/o possa scoprire da sola/o il suo “mostro di pietra preferito”, perché alla fine questi luoghi vanno assaporati con la magia che ognuna/o di noi porta nel suo cuore, anche se crediamo non ce ne sia.

Ce n’è, senza alcun dubbio. Basta cercare dentro di sé.

Venus genitrix bomarzo
Venus genitrix

Qualche info utile sul giardino dei mostri di Bomarzo

Parco dei mostri di Bomarzo a Viterbo: come arrivare

Bomarzo si trova in provincia di Viterbo, immerso nel cuore della Tuscia.

Se arrivi in macchina dall’autostrada A1, esci alla stazione di Attigliano e, da qui, segui le indicazioni per il Sacro Bosco di Bomarzo.

Se invece preferisci il treno, le stazioni di riferimento sono Orte Scalo o Viterbo e da qui puoi prendere un autobus che ti porterà direttamente al parco.

Bomarzo, parco dei mostri: orari e prezzi dei biglietti

Il Bosco di Bomarzo è aperto tutto l’anno, dalle 9 alle 19 da marzo a settembre; dalle 9 alle 17 da novembre a febbraio.

Il biglietto intero ha un costo di 13 €. Il ridotto per i bambini dai 4 ai 13 anni è di 8 €.

Per i bambini da 0 a 3 anni e per i disabili, l’ingresso è gratuito.

Dentro il parco, c’è un punto di ristoro dove puoi bere qualcosa o pranzare anche perché è importante sapere che nel bosco è vietato fare picnic.

Sul sito ufficiale del Sacro Bosco trovi trovate tutte le info aggiornate/i.

Cosa vedere a Bomarzo e dintorni

Se hai qualche ora o meglio un giorno in più, ti consiglio anche cosa visitare vicino Bomarzo.

Partiamo dal centro storico di Bomarzo e dai borghi di Soriano nel Cimino e Vitorchiano.

E soprattutto ti consiglio di non perderti Civita di Bagnoregio, “la città che muore”, un gioiello del nostro stivale che devi assolutamente vedere almeno una volta nella vita.

E adesso non mi resta che augurarti buon viaggio ma soprattutto buon percorso.

Buon passaggio in una terra misteriosa, tra mitologia, segreti e tutto l’amore per l’amata che Orsini incastonò qui, nei mostri del Bosco delle Meraviglie.

Borgo Bomarzo
La vista dal Borgo di Bomarzo