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Misteriosi, saggi, buffi: semplicemente gatti

Il buon Sibaldi dice che cani e gatti «stanno con noi apposta per cercare di migliorare un po’ la sorte dei senzacoda che in cambio gli aprono le scatolette».

Questo post lo scrissi negli ultimi giorni della mia compagna di vita, l’ultima della mia famiglia felina.

17 anni di vita condivisa con tre esseri superiori… senza alcun dubbio.

Ma non voglio scrivere un post strappalacrime per soli amanti degli animali. Voglio solo raccontarti cosa ho imparato da tutta questa faccenda. E mi auguro anche di strapparti un sorriso.

Perché i gatti sono saggi, sì, ma sono anche tanto buffi.


Il buffo

Il buon Schizzo è sempre stato cagionevole e anche un po’ imbranato.

Non sapeva arrampicarsi. Ma tu ci credi che un gatto non sappia arrampicarsi?

Guardava il suo fratellone andare sempre più su e lui dal basso mi fissava piangendo. Beh, gliel’ho insegnato io!

Però poi ha imparato ed è diventato anche bravo.

Schizzo era un simpaticone. Aveva così bisogno di giocare che era capace di portare dalla sua anche il peggior gattaccio di strada. Con lui giocavano tutti.

Era il più pronto a reincarnarsi in un essere umano… perché amava stare in braccio come i neonati e ci stava per ore… perché sembrava parlasse e non miagolasse…

Lui mi ha insegnato che potevo prendermi cura di un essere “altro”, io che pensavo proprio di non poterci mai riuscire.

Mi ha regalato 7 anni meravigliosamente divertenti.

Poldo

L’angelo protettivo

Poldo. Oh, con lui era telepatia pura!

Sono sempre stata convinta che Poldo sia arrivato nella mia vita per proteggermi.

Lui era il vero padrone di casa e non faceva nulla per nasconderlo, anzi lo dichiarava apertamente.

Lui era il mio Ercole. Possente. Un grande atleta.

Poldo era capace di fare salti di 3 metri senza colpo ferire.

Peccato che se sentiva un tuono, il suo coraggio finiva con le orecchie basse sotto il letto.

E lui era anche protettivo, con il fratello, e con me.

Lui non mi chiamava come faceva Schizzo. Lui mi osservava, era sempre vigile e, quando era il momento, arrivava.

Se per caso ero sul divano a soffrire per un’influenza o per un fidanzato deficiente, lui si posizionava di fronte a me, e mi guardava fisso negli occhi. Questo per ore, finché non mi tiravo su da quello stato comatoso e tornavo alla mia vita di sempre.

Io e lui eravamo una sola cosa.

Se n’è andato così come era nella vita, senza disturbare, mentre ero fuori di casa, a 11 anni. Vuoto mai colmato.


La Principessa

E veniamo a lei. Nuvola.

Mia suocera la chiama l’aristogatta per la sua somiglianza con la gatta del cartone animato.

Per me è sempre stata la mia principessa dagli occhi magici.

Me lo ricordo ancora il primo giorno che l’ho vista, spelacchiata e con quell’aria vispa di chi la sa lunga. Poche ore dopo era il mio regalo di compleanno. Correva l’anno 2000.

Lei mi ha insegnato cosa vuol dire essere femmina, dentro e fuori.

Lei mi ha insegnato con quale dignità bisogna vivere.

Quanto ci somigliamo io e lei. Tutte e due riservate, tutte e due delicate di stomaco, tutte e due infastidite dalle persone che alzano la voce. E tutte e due forti.

È sempre stata lei la predatrice di casa. Quei due maschioni non erano in grado neanche di prendere una mosca. Lei invece prendeva tutto.

Una volta mi ha portato una tortora e la scena è stata tragicomica. Io che la rincorrevo per casa perché volevo salvare la poverina, mentre le dicevo: “Uh, che brava la mia Nuvolina! Ma sei stata bravissima. Adesso vieni qui da mamma a darmi il premio (per fortuna sono riuscita a liberarla)”.

So che tra poche ore/giorni smetterò di guardare quel suo sguardo magico e piango. Sono settimane che piango. Pensavo che le lacrime avessero fine, ma il mio rubinetto non si chiude.

Eppure lei mi sta insegnando ancora qualcosa.

Lei che nonostante stia male, continua a mangiare e a saltare.

Lei che fino all’ultimo istante non si arrende ma vive

Non ci sta a lasciarsi andare.

Ci sono momenti che è evidentemente in sofferenza ma poi, poco dopo, la vedi che si rialza e fa le sue cose. Fino all’ultimo istante.

Perché la vita è il più prezioso di tutti i tesori e lei me lo sta ripetendo ogni secondo con il suo comportamento.

Dopo di lei, cercherò di vivere fino in fondo il mio lutto e cercherò di elaborarlo. Non farò chiodo schiaccia chiodo perché “i cuccioli consolano” che mica quando si perde un parente caro, lo si sostituisce con un qualcun altro.

Soprattutto cercherò di vivere la mia vita ricordandomi tutto quello che hanno cercato di insegnarmi anche se qualche volta, la mia bella Nuvola mi guarda come a dire: “Oh, mamma mia! Ma non hai proprio imparato nulla. Tutto fiato sprecato”. Con quell’aria da sciura milanese che non ha mai perso.

No, non sarà fiato sprecato.

Ogni secondo di vita è il più prezioso di tutti i tesori.

Questo e molto altro resterà della mia splendida principessa.


PS. E poi Nuvola mi ha lasciato e ne scrissi qui: Il mio San Valentino al Contrario.

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