Site icon Unadonnaalcontrario

Usciamo dalla latrina: il mio augurio alcontrario

So benissimo che ti starai chiedendo:

– “Ma che cavolo di augurio è? Noemi, sei impazzita?”

No, non sono impazzita. Almeno lo spero.

Questo è il periodo dell’anno in cui spopolano i post sui bilanci dell’anno appena trascorso, sui nuovi propositi per l’anno futuro.

Si fa i conti con quello che si è o non si è realizzato. Si comincia a pensare a che direzione dare al nuovo anno.

Io quest’anno ho preferito guardare altrove, o meglio alcontrario.

Dammi un attimo e cerco di spiegarmi meglio.


Cominciamo dalla latrina

C’è un testo buddista che recita:

Coloro che restano a lungo nelle latrine si dimenticano di quanto siano maleodoranti” *

Ancora nebbia?

Vediamo quel che ho capito io e, se ho capito male, aiutami a capire meglio.

La latrina è la sofferenza a cui rimaniamo attaccate/i e che non riusciamo a scollarci di dosso, quasi facesse parte di noi, quasi sentissimo necessaria alla nostra sopravvivenza.

La latrina è quella situazione in cui siamo immerse/i da tanto di quel tempo che ce ne siamo anche dimenticate/i.

La latrina è quel pensiero costante che ci dice: “È tutto inutile. Questa cosa non cambierà mai”.

La latrina è quel rapporto che “ormai va così da 10 anni“.


Conosco bene quella latrina

Diciamo la verità, ognuna/o ha la sua latrina, che conosce tanto bene e, talmente la conosce, che non ne sente più il puzzo.

Poi ti capita quel momento mistico, quell’azione differente dalle altre, quel dono della vita (che ci procuriamo da sole/i, questo ormai è chiaro, no?) e

TADÀ!

Cacchio, se lo senti quell’odore nauseabondo!

E a quel punto te lo dici: “Ma come ho fatto a star lì dentro per tutto questo tempo?”.

A volte non ce ne si rende neanche conto, immerse/i come siamo nella quotidianità, nel lavoro, nelle scadenze.

A volte abbiamo poco tempo per noi, dobbiamo dar retta ai figli, ai genitori, amici, partner.

Ci diciamo che prima o poi faremo quella cosa lì, che arriverà l’attimo giusto, che prima o poi arriverà il nostro momento… e intanto passano i giorni, i mesi, gli anni.

Per me è stato il Giro del Mondo il momento mistico.

L’ho scelto io, l’ha scelto la mia vita profonda.

Non avevo soldi, non sapevo da dove cominciare, avevo una bambina che rendeva il viaggio più complicato (sempre per ansie derivate da quella latrina).

Ma poi siamo partite, al di là di tutti i “Non potrei”.

E mi è bastato qualche giorno, mica settimane, per sentire un odore diverso.

Mi è bastato allontanarmi da quella latrina per chiedermi: “Ma davvero stavo lì dentro? Ma davvero non avevo abbastanza amore per me stessa da rendermene conto?”.

E più i giorni passavano, più sentivo allontanare quel cattivo odore. Più il corpo si rilassava. Più la gioia prendeva posto dentro e fuori di me.


Stare alla larga dalla latrina

Poi sono tornata e quel cattivo odore l’ho sentito più forte che mai.

Eccola la latrina che mi aspetta di nuovo.

Mi attira come un’aguzzina. Conosce i miei punti deboli. Sa come adularmi.

Ecco perché è questo l’augurio che faccio a me e a noi per l’anno che arriverà tra qualche giorno.

Usciamo dalla latrina…

… non necessariamente con un viaggio.

Basta una piccola azione a volte, un piccolo gesto differente da tutti quelli ripetuti giorno dopo giorno.

Basta un NO invece dei continui SÌ.

Basta cercare dentro di sé che cosa ci rende felici e farlo senza pensarci, senza se e senza ma.

Basta andare dove voleva andare la bambina o il bambino che eravamo a 5 anni (lo so bene che ce lo ricordiamo).

Allora sì che eravamo consapevoli, sapevamo bene di che pasta eravamo fatte/i.

Che ne dici, ci proviamo? Io questa volta in quella latrina non voglio più tornarci. E tu?

Ehi, a proposito buon anno!

*”Rissho Ankoku Ron”, Nichiren Daishonin

Exit mobile version