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Il salto quantico della scuola media

Cosaaaa??? Scuola media?

Ma quando è successo?

Dove sono le mattine, mano nella mano, a saltare la cacca dei marciapiedi romani andando a scuola?

Dove sono le nottate trascorse con lei, occhi spalancati, e io distesa a terra con le palpebre cascanti a cantare tutto il repertorio di ninne nanne conosciuto?

E dove gli unicorni, i my little pony, le barbie con cui inventavamo giochi che neanche il miglior libro di fantasia?

Possibile che bastino tre mesi di vacanze e l’ingresso alla scuola media per sentirsi dire: “Mamma, da domani vado a scuola con le mie amiche”- “Ti chiamo appena esco da scuola”-?

È successo davvero così? Non me ne sono accorta ed è cresciuta tutto ad un tratto?

O forse non proprio.

Un momento di gioco a Sydney

Ritorno all’ovile

Perché poi è bastato l’arrivo del primo raffreddore, con asma allergica inclusa, per aver nuovamente bisogno di coccole e, a grande richiesta, della ninna nanna.

È bastato scontrarsi con le difficoltà del grande cambiamento per ritrovarsi con i lacrimoni abbracciata come una cozza al mio torace.

Il fatto è che questa scuola media è stata davvero un salto quantico, o forse triplo carpiato da 20 mt.

E mica solo per lei…

Quando mi sono ritrovata davanti ai banchi, nella sua classe, nella mente mi è balenata la frase, qui lo dico e lo confesso: “Non la invidio affatto”.

Ahimè, sì, l’ho pensato ma non per via delle professoresse che mi sono sembrate davvero in gamba e alle quali andrebbe steso un bel tappeto rosso per la grande missione che svolgono ogni giorno e per l’oneroso compito educativo che hanno nei confronti dei nostri figli.

Giochi sulla spiaggia a Rarotonga

Una scuola media a misura di mondo

È solo perché, a 42 anni suonati, l’idea di scuola chiusa dentro le mura di un edificio asettico mi sta davvero stretta.

Come posso non ricordare che l’anno scorso, proprio in questo periodo, la nostra scuola erano…

… canguri e koala, scogliere a picco sul mare, lagune dalle mille sfumature, bambini la cui lezione di biologia era in spiaggia, alberi da cocco dalle infinite proprietà?

… profumi e sapori di luoghi lontani dai nostri, prima d’allora letti solo sui libri?

… lingue diverse eppure perfettamente comprensibili?

… popoli la cui storia è più recente della nostra (che poi non è neanche vero) eppure così incredibilmente più civili e, mettiamocelo dentro, sorridenti e rilassati?

Ma è qui che viviamo ed è qui che ci sforziamo ogni giorno di migliorarci come esseri umani.

È qui che lei ha le sue amiche del cuore, una lingua di cui è diventata velocemente padrona, un cuore da vera fimmina del sud.

È in questa scuola media a due passi da casa che ha incontrato le prime bullette, le prime tensioni emotive, difficoltà interiori che non sapeva neanche d’avere.

E io?

Mi sento piccola, io, perché vorrei proteggerla ma so che è arrivato il momento di lasciarle fare il suo percorso, di permettere alla sua identità di rafforzarsi e formarsi per la donna che andrà a diventare.

Questo è il momento che io le stia dietro, non più a fianco, perché sappia che ci sarò sempre se si girerà e avrà bisogno di me… ma soltanto se sarà lei a farne richiesta.

La crescita continua… la mia come la sua.

E come dice Vasco: “E intanto i giorni passano, e i ricordi sbiadiscono e le abitudini cambiano…“.

E in questi anni, non giorni, che passano, di abitudini gliene ho viste cambiare parecchie, in meglio e in peggio (non sta a me giudicare) finché non è arrivata l’adolescenza che è tutta un’altra storia.

To be continued…

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