Adolescenza. Kit di salvataggio per genitori 2.0

Articolo adolescenza unadonnaalcontrario

Se la preadolescenza ci sembrava una montagna, con l’adolescenza sembra di essere davanti a un muro la cui cima scompare nel cielo, avvolta da nuvole tempestose.

Scenario apocalittico?

Se tu che mi leggi sei un genitore, sai benissimo che questa descrizione è pure poco apocalittica.

Perciò mia cara o mio caro, mettiti comoda/o e parliamone insieme, ché magari ne esce fuori qualcosa di carino.

Adolescenza = crescere

Quella roba strana e incomprensibile che chiamiamo adolescenza in verità è un momento assolutamente normale della crescita di qualunque individuo sano.

Ricordati che ci sei passata/o anche tu e, se ricordi bene, non è stata esattamente una passeggiata.

Il corpo scoppietta di qua e di là, la testa si riempie di menate (sì, ok, quelle le abbiamo ancora oggi).

Da che c’era una bambina o bambino che ti abbracciava a tutte le ore stile cozza a che ti ritrovi un essere con il broncio full time a cui chiedi “Ma tu mi vuoi bene?”, ricevendo in cambio un gelido “”, sempre se quello strano essere decide di emettere un suono.

Adolescenza in casa al contrario

Adolescenza: quando inizia e quando finisce

Gli esperti dicono che il range dell’adolescenza è compreso tra i 10 e i 18 anni, con qualche strano caso che arriva ai 25 anni.

25 anni??? Cosaaaaaaaaaa?

Intanto puntiamo alla maggiore età e respiriamo lentamente. Inspira ed espira. Inspira ed espira.

Con calma pensiamo che quel 25 riguarda anche lo stato di crescita fisica che soprattutto nel ragazzo non finisce a 18 anni.

Adolescenza e cervello

Gli stessi esperti ci dicono che in quel momento la/il nostra/o ex-baby ha un bel casino nel cervello.

Ok, non dicono “casino” ma ci siamo capite/i.

Quello che intendo è che non si tratta solo di ormoni ma anche di processi neurologici a cui, se aggiungiamo la sua situazione sociale, capirai bene che la fase di vita che l’essere strano sta attraversando è appunto un bel casino.

Voglio essere IO

In tutta questa turbolenza, l’adolescente cerca di trovare una dimensione sua, che a volte può essere molto lontana dalla nostra.

Cerca una sua definizione, in qualche modo inizia quella ricerca di sé che poi caratterizza il viaggio della vita. Con il risultato che ci sembra voglia allontanarsi da noi, rifiutarci e spesso contrastarci.

Ho detto “sembra”, nota bene.

Adolescenza e sessualità

Poi c’è quel piccolo dettaglio del “discorsetto”, che tu non sai mai a che età farlo ma quel che è sicuro è che quel giorno loro ti guarderanno e ti diranno: “Mamma, ti prego, lo sapevo già. I miei compagni maschi mi hanno fatto vedere i video”.

E lì pensi di aver completamente fallito come genitore.

Continua a respirare. Inspira. Espira.

Rapporto genitori figli nell’adolescenza

In verità il mestiere di genitore è davvero complicato in quella fase della vita. Lo è sempre, ma durante l’adolescenza, si salvi chi può.

Non credo che dovremmo darci addosso perché, vuoi sapere una cosa, è tutto assolutamente nella norma.

L’abbiamo fatto anche noi e, se i nostri figli e le nostre figlie si impuntano, ci disconoscono, passano da un umore all’altro nel giro di 2 secondi netti, è normale.

Ripeti con me: è n-o-r-m-a-l-e.

Mi ricordo che alla sua età facevo dei gran pasticci sul mio corpo per avere l’attenzione dei miei.

Non è che ne fossi consapevole in quel momento, ma poi col tempo mi è stato abbastanza chiaro.

Per questo nonostante non sarò insignita del premio “madre perfetta”, con tutti i difetti che ho, sento che la cosa più importante è farle sentire che io ci sono nonostante tutto.

Che le sue paturnie sono normali e non intendo in alcun modo sminuirle perché ricordo quanto erano grandi e dolorose per me.

Che io non ho nessuna intenzione di abbandonarla, né ora né mai.

Vabbè, dopo i 25 anni posso anche dirle che se po’ fa’.

Come comportarsi con i figli adolescenti

Personalmente io reputo a oggi mia figlia la persona più saggia che conosco su questa terra, nonostante gli sbalzi di umore e le tette nuove di zecca (le tette non c’entrano ma era per ricordarmi che non è più una bambina).

E spesso mi capita di chiederle: “In questa cosa secondo te come mi sto comportando? Vorrei sentire il tuo parere”. Perché lei con una lucidità che super psicologo della terra scansate, mi dice delle cose che arrivano dritte al punto, senza girarci intorno. E questo mentre ascolta a mille mila Hz una canzone del cantante che tu non sai neanche chi è e ti fa pure schifo la sua musica ma dici che è una figata (e già questo termine capisci bene che è agé).

Con questo non dico ovviamente che dobbiamo a tutti i costi provare ad essere amiche o amici.

Il genitore è genitore e quelle regole, quei limiti che noi mettiamo fin da quando sono piccole/i, sono necessari alla loro crescita.

Li salvano nel vero senso della parola. Altrimenti non imparerebbero i confini che poi da adulte/i per impararli serve il lettino del super psicologo di prima.

Dico solo che invece di fare gli allenatori di calcio o sostituirsi agli insegnati di scuola, e soprattutto invece di alzare la voce (ché le urla nella vita non servono a nulla se non ad insegnare loro che urlare è giusto e nel futuro lo faranno anche loro), si può comunicare in altro modo.

Si può dire loro “Io ci sono pure che hai il muso lungo”, “Ci sono anche se non capisco come fa a piacerti quella musica lì”, “Ci sono anche se ti sembro un’aliena”.

Dare fiducia ai figli adolescenti

Più che cercare di capire come affrontare l’adolescenza di una figlia o di un figlio, forse dovremmo credere più in loro, dare loro fiducia e cercare di cogliere quando hanno bisogno di un momento con noi anche se la testa gli dice “vade retro, esemplare strano di adulto”.

Per lo meno è quello che sto imparando io. Non so tu che ne pensi.

Preadolescenza, si salvi chi può!

Hai mai sentito il termine “preadolescenza” quando tu eri pischelletta/o?

A parte il fatto che questa domanda possa farci sentire tutte/i un attimo agé, come quando sentivamo i nostri genitori dire “ai nostri tempi…” e, diciamolo, sembravano vecchi bacucchi nel pronunciare queste fatidiche parole.

In verità “ai nostri tempi” c’era benissimo la preadolescenza, solo che non se ne parlava.

Esisteva l’infanzia, l’adolescenza e poi l’età adulta.

Allora facciamo un attimo chiarezza.

In che età è la Preadolescenza?

Cos’è la Preadolescenza e a quale età inizia?

Il vocabolario ci dice che la preadolescenza è:

Nel linguaggio psicologico e pedagogico, la fase che precede lo sviluppo puberale (compresa fra i 10 e i 14 anni), caratterizzata da un rapido accrescimento somatico e da un incremento delle pulsioni sessuali.

Fisicamente è il primo momento di maggior cambiamento dalla nascita.

Le/i nostre/i figlie/i cominciano ad avere l’aspetto di piccole donnine e piccoli uomini e, fisicamente e psicologicamente, vivono i primi grandi stravolgimenti.

Cosa succede durante la preadolescenza?

Quali sono i principali cambiamenti nella preadolescenza?

E cosa significa questo tradotto nella nostra realtà quotidiana?

Cambi di umore che Shining a confronto è una sorta di passeggiata su un prato fiorito.

Voglia di indipendenza non supportata da spirito organizzativo che vuol dire: “Mamma, noi oggi pomeriggio usciamo” = non si sa chi è “noi”, non si sa “a che ora”, non si sa “dove”, l’appuntamento è una parola sconosciuta e il cellulare è utile per fare video (su cui non emetto giudizi), non per rispondere alle telefonate di noi mamme (perché naturalmente “avevo dimenticato la suoneria bassa”).

Noi genitori moderni che NON siamo attaccati come cozze alla nostra progenie e decidiamo che, sì, dai, è il momento di lasciarli andare, che forse il concetto della responsabilità gli è entrato in testa.

Noi orgogliosi di distaccarci da quei genitori con la mania del controllo, di quelli che abbiamo letto i libri, che abbiamo parlato con psicologi illuminati… niente da fare! Sbagliamo anche noi.

Noemi, torna seria.

Come sopravvivere a un figlio preadolescente

Detto che il mestiere di genitore non ha formazione esaustiva, che bisogna necessariamente evolversi insieme alla/al bambina/o, che il più delle volte facciamo errori (mettiamoci il cuore in pace), abbiamo bisogno della buona, vecchia e saggia “via di mezzo”.

Tra gli 11 e i 14 anni abbiamo a che fare con esseri umani dal corpo da mini-adulte/i e testa da bambine/i. Insomma il rischio è quello di considerarli “grandi” prima del tempo, di lasciarli andare verso l’adolescenza senza paracadute.

C. immersa nello studio preadolescenza

Fai un patto!

Io trovo molto utile la tecnica dei patti di Monty Roberts, per chi non lo conoscesse, un uomo che ha rivoluzionato il mondo dei cavalli e, per quanto mi riguarda, il mondo in generale.

Naturalmente non ti sto dicendo di considerare le/i tue/oi figlie/i come cavalli, ma di sperimentare una modalità d’approccio che personalmente a me ha dato parecchi buoni risultati.

Patto vuol dire “Io mi fido di te”.

Non è una punizione che, per quanto mi riguarda, non ha portato mai a nulla.

Questo metodo è basato sulla possibilità di scegliere gli effetti, sia sulle azioni positive sia su quelle negative.

Patto vuol dire guardare mia figlia negli occhi, stringere la sua mano e dirle: “Credo in te e se, però, hai bisogno di me, sono qui”.

Dice Monty Roberts:

“… c’era un tempo in cui stringere la mano ad un uomo e guardarlo dritto negli occhi era considerato più vincolante dei contratti legali…. Sarebbe meraviglioso se fosse lo stesso anche oggi… i vostri figli potrebbero essere considerati dei veri eroi se la gente sapesse che si può contare sulla loro parola”.*

Chiaramente nemmeno noi genitori abbiamo scuse nel rispettare i patti!

Se mia figlia mi chiede un pomeriggio di gioco insieme senza distrazioni, io mi impegnerò a rispettare questo nostro momento insieme senza cellulare o altro che mi distragga.

I genitori non devono intervenire, né per incoraggiare un’azione positiva, né per scoraggiarne una negativa. Si devono invece ricordare che l’importante è la decisione del bambino”.*

Questo ci permette di vivere anche un comportamento negativo con un minimo di distacco, lasciando che la/il bambina/o possa comprendere che quell’azione non è buona per lei/lui e non perché mamma e papà dicono che non va bene.

È un impegno, certamente, ma è un impegno che, sento, crea un valore e che porta a risultati concreti. E soprattutto non viene vissuto con pesantezza, anzi a volte si trasforma in una bella sfida con se stesse/i che dà parecchia gioia.

Almeno nel mio caso è stato così.

Conclusioni aperte

Non ci sono regole preconfezionate per affrontare i momenti di cambiamento.

Pensare però che, prima o poi, passi, non è sempre una buona idea.

A volte è così, passa e si va avanti, altre volte alcuni avvenimenti che per noi adulte/i potrebbero sembrare di poco conto, per loro possono diventare grandi traumi che si sedimentano nella loro mente, nel loro cuore.

Forse potremmo tornare indietro nel tempo e ricordarci di quando una compagna di classe mi prendeva in giro per i miei vestiti non griffati, di quando mi iniziava a battere il cuore per X, di quando mi vergognavo per le mie tette ingombranti e scomode per lo sport e ancora non sapevo che fossero ambite da molte donne ben cresciute.

Forse dovremo ricordare di più e dedicare a questi esserini, ormai alte/i come noi, l’attenzione che meritano senza fare l’errore di considerare i loro problemi poco importanti e/o da niente.

Per lo meno io voglio impegnarmi a farlo.

*Join-up. La saggezza del cavallo per l’uomo – Monty Roberts

Il salto quantico della scuola media

Cosaaaa??? Scuola media?

Ma quando è successo?

Dove sono le mattine, mano nella mano, a saltare la cacca dei marciapiedi romani andando a scuola?

Dove sono le nottate trascorse con lei, occhi spalancati, e io distesa a terra con le palpebre cascanti a cantare tutto il repertorio di ninne nanne conosciuto?

E dove gli unicorni, i my little pony, le barbie con cui inventavamo giochi che neanche il miglior libro di fantasia?

Possibile che bastino tre mesi di vacanze e l’ingresso alla scuola media per sentirsi dire: “Mamma, da domani vado a scuola con le mie amiche”- “Ti chiamo appena esco da scuola”-?

È successo davvero così? Non me ne sono accorta ed è cresciuta tutto ad un tratto?

O forse non proprio.

Lontana dalla scuola a Sydney
Un momento di gioco a Sydney

Ritorno all’ovile

Perché poi è bastato l’arrivo del primo raffreddore, con asma allergica inclusa, per aver nuovamente bisogno di coccole e, a grande richiesta, della ninna nanna.

È bastato scontrarsi con le difficoltà del grande cambiamento per ritrovarsi con i lacrimoni abbracciata come una cozza al mio torace.

Il fatto è che questa scuola media è stata davvero un salto quantico, o forse triplo carpiato da 20 mt.

E mica solo per lei…

Quando mi sono ritrovata davanti ai banchi, nella sua classe, nella mente mi è balenata la frase, qui lo dico e lo confesso: “Non la invidio affatto”.

Ahimè, sì, l’ho pensato ma non per via delle professoresse che mi sono sembrate davvero in gamba e alle quali andrebbe steso un bel tappeto rosso per la grande missione che svolgono ogni giorno e per l’oneroso compito educativo che hanno nei confronti dei nostri figli.

L'idea di scuola alle Isole Cook
Giochi sulla spiaggia a Rarotonga

Una scuola media a misura di mondo

È solo perché, a 42 anni suonati, l’idea di scuola chiusa dentro le mura di un edificio asettico mi sta davvero stretta.

Come posso non ricordare che l’anno scorso, proprio in questo periodo, la nostra scuola erano…

… canguri e koala, scogliere a picco sul mare, lagune dalle mille sfumature, bambini la cui lezione di biologia era in spiaggia, alberi da cocco dalle infinite proprietà?

… profumi e sapori di luoghi lontani dai nostri, prima d’allora letti solo sui libri?

… lingue diverse eppure perfettamente comprensibili?

… popoli la cui storia è più recente della nostra (che poi non è neanche vero) eppure così incredibilmente più civili e, mettiamocelo dentro, sorridenti e rilassati?

Ma è qui che viviamo ed è qui che ci sforziamo ogni giorno di migliorarci come esseri umani.

È qui che lei ha le sue amiche del cuore, una lingua di cui è diventata velocemente padrona, un cuore da vera fimmina del sud.

È in questa scuola media a due passi da casa che ha incontrato le prime bullette, le prime tensioni emotive, difficoltà interiori che non sapeva neanche d’avere.

E io?

Mi sento piccola, io, perché vorrei proteggerla ma so che è arrivato il momento di lasciarle fare il suo percorso, di permettere alla sua identità di rafforzarsi e formarsi per la donna che andrà a diventare.

Questo è il momento che io le stia dietro, non più a fianco, perché sappia che ci sarò sempre se si girerà e avrà bisogno di me… ma soltanto se sarà lei a farne richiesta.

La crescita continua… la mia come la sua.

E come dice Vasco: “E intanto i giorni passano, e i ricordi sbiadiscono e le abitudini cambiano…“.

E in questi anni, non giorni, che passano, di abitudini gliene ho viste cambiare parecchie, in meglio e in peggio (non sta a me giudicare) finché non è arrivata l’adolescenza che è tutta un’altra storia.

To be continued…

Viaggiare con i bambini si può… eccome!

Cosa c’entrerà mai questa foto in copertina col viaggiare con i bambini?

C’entra, eccome, perché questa foto l’ho scattata seduta su una panchina del Rushcutters Bay Park a Sydney, mentre mia figlia mi pettinava i capelli e insieme osservavamo la baia, le barche e l’Harbour Bridge in lontananza.

È uno dei ricordi più intensi che ho del nostro giro del mondo.

Forse per te non stavamo facendo niente di speciale.

Non eravamo davanti ai canguri o davanti allo spettacolo grandioso dei Dodici Apostoli, ma proprio in quel parco ci siamo innamorate dello spirito che vive dentro gli australiani.

Quel modo di vivere rilassato, o come abbiamo definito lì “safe”, che ci è entrato nel midollo e che insieme alla bellezza del territorio australiano, ci ha lasciato un’immensa saudade di questo immenso, meraviglioso paese.

Come al solito, mi perdo nelle emozioni quando questo è un post informativo sui consigli per viaggiare con i bambini… va bene, dai, lo sai che non sarà mai solo così tra le mie pagine.

Mi ricompongo e faccio la brava.

*articolo aggiornato il 20 giugno 2023.

Mia figlia in viaggio con me a Bali
Cascate di Sambangan a Bali

Viaggiare con i bambini: cosa mettere in valigia

Sono quella che ha fatto il giro del mondo con sua figlia con un solo bagaglio a testa attraversando quattro differenti stagioni. Ecco perché posso affermare con assoluta certezza:

SÌ, viaggiare con i bambini si può… e pure leggere/i.

Certo, se sei tra quelle/i a cui piace portarsi dietro la casa intera, forse dovresti rivedere la visione della cosa.

Innanzitutto è difficile, o almeno nella maggior parte dei casi, che con i bambini piccoli andrai in Siberia o in Amazzonia (anche se sono luoghi meravigliosi).

Inoltre tendenzialmente ovunque nel mondo esistono supermercati, farmacie, ospedali e negozietti vari.

Perciò relax and go on.

E se hai bisogno di qualche consiglio utile, ecco a te il mio articolo su come preparare la valigia perfetta.


Quando iniziare a viaggiare con i bambini?

La mia risposta è: il prima possibile.

Ricordati che i bambini si adattano molto facilmente e che, per lo più, siamo noi adulte/i a farci problemi che loro smontano in un attimo.

Tra l’altro quando sono piccoli, prima ancora che inizino a camminare intendo, puoi usare la fascia o il babywearing così non hai nemmeno lo sbattimento di portarti dietro passeggino & co.


“Mamma, dove sono i miei giochi?”

Eh, già, perché le nostre bimbe e i nostri bimbi vorranno sempre con sé il Galeone dei Pirati o La Casa di Barbie. Mica penseranno che in valigia non ci stanno?!

Quella dei giochi è senz’altro una bella esperienza.

Innanzitutto alcune compagnie aeree regalano delle Kids Box che terranno occupati i tuoi cuccioli per tutta la durata del viaggio. E se si stancheranno di disegnare, attaccare stickers, etc., avranno a disposizione una tv a loro dedicata.

Tra queste a parer mio (parlo ovviamente di compagnie aeree provate, sulle altre non posso esprimermi), la Singapore Airlines e la Air New Zealand sono in assoluto le migliori compagnie Kids Friendly.

E poi lascia che giochino con i bambini locali (la lingua non è un confine che i bambini conoscono).

Lascia che vivano il loro tempo all’aria aperta, a contatto con la natura e gli animali, lontani da cellulari e tablet.

Per i momenti d’emergenza, porta con te il loro gioco (più piccolo) preferito. Quello sarà il tuo amuleto salva panico: fondamentale da portare in viaggio con i bambini!

Pronto soccorso à porter

Come detto prima, le farmacie le trovi praticamente dappertutto ma portarsi dietro l’occorrente per ginocchia sbucciate e “mal di pancia” del viaggiatore è assolutamente un mio consiglio spassionato.

La mia farmacia à porter è composta principalmente da:

  • granuli omeopatici a cui aggiungo…
  • paracetamolo
  • disinfettante intestinale
  • cerotti
  • salviette disinfettanti
  • antibiotico a largo spettro (per fortuna mai usati, ma meglio averli dietro con sé).

Non dimenticare i fermenti lattici da prendere almeno una settimana prima della partenza e poi durante tutto il viaggio.

io e cat al Triclinio benevento
Sotto l’ombra dell’ulivo al Triclinio del Fauno, Benevento

Mangiare locale

Una delle cose più belle del viaggio è gustare i sapori locali.

Fatte ovvie le precauzioni sanitarie di non bere acqua con ghiaccio, mangiare la frutta senza buccia e portarti dietro i fermenti lattici se vai in posti tropicali, avrai l’imbarazzo della scelta per la bontà della frutta, del pesce e persino della verdura.

Inoltre ricordati che la pasta, la pizza, il caffè italiano li avrai per tutta la vita: quel mango lì, quel red snapper lì, solo in pochi giorni della tua esistenza.

Quindi enjoy your expat meal!

Viaggiare con i bambini a napoli
Dalla finestra Napoli al Casa D’Amare

Benedetta assicurazione viaggio

*In collaborazione con Intermundial

Questa è una voce per me irrinunciabile, soprattutto per viaggiare con i bambini all’estero, in posti dove l’assicurazione sanitaria è un salasso come negli Stati Uniti.

È ovvio che ci si augura di non utilizzarla mai ma io personalmente non parto senza aver stipulato una BUONA assicurazione viaggio.

Ultimamente mi sto affidando a Intermundial Total travel perché, rispetto ad altre assicurazioni TOTAL, cioè completa, che copre tutto il mondo, per viaggi fino a 90 giorni, è conveniente e tra le più sicure.

E io ho bisogno che l’assicurazione viaggio che scelgo sia SICURA.

Viaggiare con i bambini: documenti

Quali sono i documenti necessari per viaggiare con i bambini?

Per viaggiare con i bambini in Italia, ti basterà avere con te la carta d’identità.

Se viaggi con i bambini in Europa, dovrai richiedere all’ufficio anagrafe la carta d’identità valida per l’espatrio o in questura il passaporto.

Se ancora il tuo viaggio varcherà i confini dell’Europa, allora ti servirà necessariamente il passaporto.

Ti lascio qui il mio articolo su come richiedere e rinnovare il passaporto con tutte le informazioni utili.

Ricordati inoltre di controllare sul sito della Farnesina Viaggiare Sicuri se sono necessari anche eventuali visti e dove richiederli.


Adesso non ti resta che fare le valigie (mi raccomando, non strabordanti) e salire sul vostro aereo alla scoperta di una nuova cultura, un nuovo territorio, un nuovo paesaggio.

Scrivendolo, mi è venuta una voglia pazzesca di fare la valigia con te… ahahah!

Adozione: il viaggio che mi ha cambiato la vita

Nella mia vita il viaggio è LA componente fondamentale. Se non viaggio, mi ammalo.

Non sto scherzando.

È proprio così. Comincio ad abbrutirmi.

I giorni diventano sempre più grigi e il mio corpo ne risente così tanto che manifesta disturbi, anche molto seri, la cui principale causa è l’assenza di un biglietto aereo nelle mie tasche.

Ora tu penserai: chissà quale sarà il viaggio che le ha cambiato la vita?

Il Myanmar? Il Giro del Mondo? L’Africa?

Non posso negare che ognuno dei miei viaggi mi abbia cambiato la vita in maniera indelebile.

La conoscenza di culture diverse dalla mia, il modo di vivere in altri luoghi, la mia folle sete di curiosità si alimenta e cresce esclusivamente grazie al viaggio.

Adozione

Il viaggio rivoluzionario

Ma tra tutti, c’è un viaggio speciale che ha cambiato, che dico, che ha rivoluzionato da testa a piedi la mia vita.

Quel viaggio si chiama Catherine.

Quel viaggio si chiama adozione.

Ultimamente mi è stato detto che, da quello che scrivo, emerge che il nostro è stato sempre un rapporto idilliaco.

Non che voglia smentire questa cosa. Anzi!

Ogni giorno ho la prova che mai altra/o figlia/o sarebbe stata possibile nella mia vita al di là di lei.

Ma come tutti i viaggi (e non le vacanze) che si rispettino, anche il viaggio dell’adozione è stato impervio e ricco di difficoltà.

Difficoltà tali da farmi credere che mai sarei arrivata a lei.

Adozione: never give up!

C’è una grande macchina mostruosa che si chiama “burocrazia”, guidata spesso da gente incompetente sia dal punto di vista pratico che emotivo.

Una macchina che si erge a dare ordini, a esprimere giudizi al limite dell’insensato e che decide se avrai il timbro del “bravo genitore” oppure no. Questa è la prima grande difficoltà.

Il nostro percorso pre-adottivo è stato terribile. Punto e basta.

Non ho nessuna intenzione di edulcorarlo dicendo che qua e là abbiamo incontrato brave persone. Quelle per fortuna ci sono.

Ma chi vive in prima persona il carico da 90 sono i due elementi della coppia che non sono robot ma esseri umani e, spesso, per fortuna non sempre, questo aspetto viene sottovalutato.

Ho sentito di persone valutate come “ideali” che poi hanno rimandato indietro il bambino. Altre che hanno accettato tutto in nome di non so quale bisogno affettivo.

Non sta a me giudicare.

Le difficoltà che si vivono con un essere “altro” sono immense, impossibili da capire se non vissute personalmente.

Ma io in quanto donna che “ha scelto di adottare” e non di “procreare”, mi sono sentita rivolgere giudizi e accuse che nemmeno se avessi scelto di fare un’azione criminale.

Alla fine è contato solo il desiderio profondo, quello ha attivato l’ambiente intorno a me e poi…

Adozione la gioia

Insieme

Poi c’è stato l’incontro, ma mica è stato un incontro da favola.

Perché la mia congo-girl mi ha subito rifiutata.

E lo ha fatto per tanto tempo, così tanto che ho pensato di aver sbagliato tutto, che non fossi in grado di essere una madre per lei.

Mi ha messo profondamente in crisi.

Anche allora è stata una decisione interiore a tirarmi fuori dal pantano.

Anche allora il desiderio è stato l’unica forza motrice del cambiamento.

Decidere che mi sarei presa la totale responsabilità di questa bambina, del nostro rapporto, al di là di quello che dicevano gli altri, dei consigli di assistenti sociali e parenti.

Tutti si proclamano esperti ma ti assicuro che se ho imparato una cosa, è che si può essere esperte/i solo di quello che vivi tu, null’altro.

E questo è valso anche per tutte le cose vissute con lei dal momento in cui abbiamo messo piede in Italia ad oggi.

Adozione? Sì!

Rifarei ogni passaggio di questa adozione se questo volesse dire ritrovare lei, perché non ho mai avuto dubbi sul fatto che lei e io ci siamo scelte.

Ci siamo cercate e ci siamo ritrovate.

Ogni volta che mi legge nella mente, che sa esattamente cosa fare per tirarmi su il morale… ogni volta che siamo complici, che le nostre vite corrispondono in maniera simmetrica, mi dico:

“Ecco, hai visto? Ti sembrava che fosse tutto contro, che non ce l’avreste mai fatta, che tu non eri adatta e invece ascoltare la voce che dentro di te ti spingeva a lei, è stata l’unica cosa giusta che hai fatto”.

Mi guardo indietro ed è vero, oggi vedo solo gli episodi più belli: il nostro giro del mondo insieme, le sue parole al momento giusto, la sua crescita, persino le sue sopracciglia.

E non ho bisogno d’altro.

I ricordi negativi, complicati, i pianti, la disperazione di certi momenti, restano ma sotto il velo di questo viaggio incredibilmente meraviglioso. Un viaggio rivoluzionario per me che mai, prima di lei, avevo desiderato essere mamma.

Per noi due che costruiamo giorno dopo giorno un rapporto madre/figlia in molte parti ancora sconosciuto.

Per me e Lui che la viviamo nella nostra quotidianità con le urla per i compiti e la non voglia di fare la doccia.

Per tutte le persone che credono di non farcela e invece, ti dico, vai oltre quel pensiero perché al di là di quel pensiero c’è un viaggio rivoluzionario che ti aspetta.