Viaggio senza barriere: la storia di Simona Anedda

Simona Anedda è una ragazza del ’74.

Viaggiatrice da sempre, prima per piacere, poi per lavoro.

Nel 2012 le hanno diagnosticato una malattia nota come Sclerosi Multipla.

E quando il medico le ha detto: “È meglio che rimanga a riposo e lontana dal caldo”, la sua risposta è stata: “E se partissi per il Brasile, come la vede?”.

Da allora, nonostante la malattia progredisca e le difficoltà a camminare, respirare, a muoversi liberamente aumentino, Simona viaggia.

Dopo il Brasile c’è stata l’Islanda, poi Miami, poi l’India.

Le nostre vite “virtuali” si sono incrociate proprio mentre pensavo a una nuova storia da condividere con te. E sono assolutamente certa che le sue parole possano incoraggiare tutte/i noi che abbiamo qualcosa che ci impedisce di andare verso i nostri desideri profondi.

La sua è una malattia degenerativa, per qualcun altro può essere una prigione interiore. Non voglio fare paragoni né dare giudizi perché credo che la sofferenza sia sofferenza indipendentemente dalla tipologia.

Vi lascio alle parole di Simona Anedda e mi auguro che possiamo supportarla nel suo desiderio di continuare a viaggiare perché la sua è una missione che vale la pena sostenere, non solo per lei.

Ogni persona può essere protagonista di un grande cambiamento nel mondo, ma più persone unite con lo stesso intento, producono un cambiamento radicale e più in fretta. Non ho dubbi su questo.

Simona Anedda

Intervista a Simona Anedda

N: Mi ha colpito il racconto di quando hai scoperto della tua malattia e hai annunciato al tuo medico che saresti partita subito. Chissà in quanti ti avranno detto: “Hai bisogno di riposo”, “Rimani qui con noi”. Immagino soprattutto per una questione di affetto e di volersi prendere cura di te. Come hai risposto a questo tipo di perplessità?

S: Io ho sempre viaggiato da sola, anche prima della malattia. Così le persone care erano abituate.. possiamo dire che “sanno di che pasta sono fatta”. Tra l’altro all’epoca camminavo ancora, anche se male. La valigia è stata il mio bastone.

N: Ti posso chiedere: perché il viaggio… e non qualunque altra azione?

S: Perché sono sempre stata un’appassionata di viaggi. E secondo me è giusto che anche con la malattia ognuno prosegua con le proprie passioni. Ora quando viaggio non penso alla malattia, mi distraggo e mi lascio coinvolgere dai luoghi e dagli incontri, ma soprattutto mi sento libera.

N: Da quel che ho capito, sei rimasta in India a lungo. Cosa ti ha colpito particolarmente di questo paese?

S: Sono arrivata in India il 20 gennaio. Ho letto molti libri di Tiziano Terzani, mi piaceva l’idea di ripercorrerne i luoghi. Non essendo una persona spirituale sentivo il bisogno di andare in un posto dove potessi sviluppare questo mio lato. E l’India è il Paese più spirituale al mondo. Ho provato con yoga e meditazione e purtroppo non ci sono riuscita. Però ho trovato tantissima gente che ha detto che pregherà per me.

Simona Anedda in viaggio

Ostacoli da superare

N: Dal punto di vista meramente pratico, hai trovato molte difficoltà? E se sì, come le hai affrontate?

S: È ovvio che ostacoli ce ne siano stati e ce ne sono tanti. A dire il vero ce ne sono anche quando esco da casa mia a Roma. Però gli ostacoli si possono superare. Anche perché in India ho trovato tante persone gentili che mi hanno sempre prontamente aiutata. Non ho viaggiato solo su strada. Ho preso la barca sul Gange, ho visitato i Ghat (famose scalinate di Varanasi). Sono stata persino accompagnata a visitare il tempio di Brahma in braccio. L’unica delusione? Il Taj Mahal. In quella occasione mi sono sentita umiliata, mi hanno sbattuto in faccia la mia disabilità. Ma spero che la sfortunata esperienza apra la strada al prossimo turista come me.

N: Qual è la tua prossima meta?

S: Dall’India mi sono spostata in Nepal ed attualmente mi trovo in Indonesia. Progettavo la Groenlandia ma, grazie ad un incontro fortunato, forse potrei anche fare una tappa in Canada. Stiamo a vedere!

N: Mi piacerebbe sapere se c’è un modo in cui possiamo sostenerti.

S: Facendo conoscere la mia storia a più persone possibili, così da far diventare la mia passione un lavoro che mi permetta di continuare a viaggiare. Voglio documentare la mia quotidianità, segnalando il grado di accessibilità dei luoghi che visito, suggerire soluzioni per superare le difficoltà che incontro, in modo da trasmettere il coraggio di viaggiare a chi pensa che la disabilità sia un limite insuperabile.

Namastè


Sono convinta che non servano altre parole per comprendere l’importanza del viaggio che Simona Anedda sta intraprendendo… per capire che sta aprendo la strada ad altre persone… per trasformare le barriere fisiche e mentali.

inviaggioconsimona.org è il sito per seguirla e sostenerla. Che ne dici di fare il tifo per lei in massa?

Simona Anedda nel suo viaggio senza barriere

 

6 risposte a “Viaggio senza barriere: la storia di Simona Anedda”

    1. Grazie a te che hai speso del tempo per leggerla. Sono certa che la storia di Simona sia molto incoraggiante per tutte/i

  1. Davvero una bella intervista è una bellissima storia di vita… anche io penso che nonostante tutto, le difficoltà di di ogni tipo, dobbiamo inseguire i nostri sogni e quello che ci piace ♥️

  2. Una storia stupenda, scritta davvero bene. Brava Noemi! La storia di questa coraggiosissima donna mi ha profondamente colpita. Grazie

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.