La famiglia di Unlearning: la mia intervista

Ci sono quei giorni che “per caso” ti ritrovi davanti aduna frase e che quella frase, nelle ore e nei giorni successivi, ti giri e ti rigiri nella testa come un disco rotto.

È quello che mi è accaduto qualche settimana girovagando sul web:

Otto ore di lavoro al giorno a testa, bambina a scuola fino alle quattro del pomeriggio, babysitter… Quando arriva il momento più importante della giornata, la cena, ci ritroviamo sfiniti a parlare di mutuo e bollette, organizzando un’altra giornata di sopravvivenza.”

Ops, sta parlando di me, di casa mia, ho pensato. Incuriosita, continuo a leggere:

Ma se lasciassimo la zona comfort della nostra esistenza, disimparando la religione del comfort per condividere i tempi, gli spazi, le logiche e i meccanismi di relazione con chi ha un concetto diverso di famiglia? Come vedremo la nostra vecchia vita al nostro ritorno? E, soprattutto, la vorremmo ancora?”.


La famiglia di Unlearning

Unlearning’s family

Lucio, Anna e Gaia, rispettivamente padre videomaker, madre insegnante e figlia di 5 anni, sono i protagonisti di questa avventura chiamata Unlearning lunga 5821 km, percorsi in sei mesi dalla Sicilia fino all’Austria, spendendo poco meno di 600 €.

Come hanno fatto?

Utilizzando il famoso e antico metodo del baratto: Blablacar per i passaggi condivisi, Couchsurfing per l’ospitalità, scambio di ore di lavoro con Timerepublik.

Hanno viaggiato in lentezza, sperimentando nuovi modi di cooperare, di comunicare e di fare economia.

Sei settimane in Sicilia ospiti di un Ecovillaggio a Sortino prima, poi di una famiglia che educa i figli seguendo la filosofia dell’homeschooling, risalendo lo stivale, Calabria, Puglia, Basilicata, Umbria, Emilia Romagna, Slovenia e Austria.

Di nuovo Italia, Venezia, Bergamo e, dulcis in fundo, il villaggio degli Elfi nel Pistoiese.

In ognuna di queste tappe hanno conosciuto famiglie, comunità, modi di vivere alternativi.

È davvero un piacere averli ospiti del mio blog:

tutta per te…

Intervista alla famiglia di Unlearning

N: Ciao ragazzi, una curiosità: qual è stato il pensiero X che vi ha fatto scattare la decisione di partire?

U: Più che un pensiero è stato un disegno. Gaia, a 5 anni, ha disegnato un pollo con 4 zampe. Perché? Perché non ne aveva mai visto uno, solo le 4 cosce incellophanate che arrivavano dal supermercato. Invece che portarla in una fattoria per qualche ora abbiamo messo in discussione il nostro modello di vita di città. Il pollo è stato in realtà “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” e ci ha messo davanti a un malessere che stavamo attraversando. E allora perché non fare “unlearning”, disimparando il nostro stile di vita provandone altri?

N: Una domanda che vi avranno fatto in molti, immagino sia stata…”E i soldi?”

U: I soldi non c’erano. Ci eravamo prefissati di viaggiare sei mesi e le spese sarebbero state enormi: solo la casa, con il suo mutuo di 750 euro al mese, ci sarebbe costata 5000 euro… Per restare vuota.

Siamo partiti da lì, abbiamo deciso di usare vari siti per poterla affittare in modo che si autopagasse, oppure “scambiarla” durante il nostro viaggio.

Abbiamo pensato di usare tutto il circuito dell’economia di condivisione barattando lavoro per vitto e alloggio, cene per passaggi… E così via.

N: Qual è il “gioiello” che vi portate a casa da questa avventura?

U: Il gioiello è di essersi riscoperti una vera squadra! In viaggio i ruoli di casa decadono. Gli orari, le routine, gli spazi. Ogni tappa era un reset e un modo di mettersi in discussione. Dove ognuno poteva dire la sua. Siamo partiti spaventati e siamo tornati più forti. Come diceva Rumi “Il viaggio riporta viaggio e amore nella tua vita”. Per noi è stato così.

N: La famiglia di Unlearning è una famiglia al contrario?

U: Semplicemente, cerchiamo di fare quello che ci piace ed è una bella avventura!

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