Ferite dell’anima: cicatrici che cambiano la vita

Ci sono ferite dell’anima che solo le cicatrici del corpo fanno emergere.

Un anno fa subivo un piccolo intervento, di quelli che il medico ti dice: “Vai tranquilla, entro 7/10 giorni torni in pista”, per poi rettificare una settimana dopo: “Mi sa che tu sei una che non cicatrizza”.

Tu sei una che non cicatrizza”???!!!!

E no, non cicatrizzo facilmente.

Lo so da quando ho preso la varicella a 20 anni e ci ho messo quasi un anno a far venir via i bozzi che la malattia mi aveva lasciato ovunque.

Quella cicatrice, dopo un anno di creme e attenzioni continue, si sta finalmente sbiancando ma resta lì, indelebile come un tatuaggio a ricordarmi che il mio corpo è cambiato… e forse non in peggio.

Già… perché si va dai chirurghi plastici per togliere i difetti ma a me piace pensare che quei difetti sono miei e mi rendono unica al mondo.

Perché dovrebbe essere diverso per le ferite dell’anima?

Ferite dell'anima
In questa foto la cicatrice era ancora coperta dalla medicazione e dalla mia mano sinistra

Le ferite dell’anima ti cambiano

È vero, fanno male le ferite, sia la ferita fisica sia la ferita dell’anima.

E ti cambiano profondamente come il taglio del bisturi del chirurgo che va in profondità nella pelle.

Ti ricordano la sofferenza dell’anima, quei momenti che, di primo acchito, vorresti cancellare.

Che poi ti dici: “Ma davvero mi hanno cambiato in meglio? Davvero ne avevo bisogno? Non stavo tanto meglio prima?”.

Non so rispondere a questa domanda, non alla tua ovviamente ma, se la pongo a me stessa, posso dirti che, sebbene non sia certa che mi abbiano cambiato in meglio, sicuramente mi hanno fatto passare oltre, mi hanno fatto fare un salto da un dirupo all’altro e ora non posso tornare indietro.

Sono una forte sostenitrice del qui e ora perciò quello che mi chiedo con gli eventi che mi capitano è:

Cosa posso farci adesso con questa cosa qui?”.

Guarire le ferite emotive

Posso iniziare con l’accettarla, con l’accettare il mio corpo che cambia, con l’accettare la mia mente e il mio modo di vedere le cose che mutano.

Posso iniziare a dirmi che, se alla fine sono qui adesso, così come sono, ci può essere qualcosa di guadagnato…

… che quelle ferite lì, quelle cicatrici sono parte integrante di me e che, finché non mi occupo di guarirle, non farò altro che mettere da parte me, senza assaporare il nuovo futuro che mi aspetta.

E allora: come curare le ferite dell’anima?

Le 5 ferite dell’anima e come guarirle

Una volta che abbiamo capito infatti di averle e le abbiamo riconosciute, la domanda è:

Come guarire le ferite dell’anima?

Te lo racconto attraverso un libro che la settimana scorsa, riflettendo e studiando per questo post, mi è saltato all’occhio, un libro non recente ma di cui non avevo mai sentito parlare.

Sto parlando de Le 5 ferite e come guarirle.

L’autrice Lise Bourbeau, partendo dalla teoria delle cinque ferite dello psichiatra greco John Pierrakos, mostra come ognuno di noi nel corso della sua infanzia abbia accumulato una o più ferite dell’anima e spiega come guarirne.

Lise Bourbeau, in linea con il Buddismo, sostiene che noi scegliamo il luogo, la situazione e la famiglia in cui nascere per risanare certe ferite che ci portiamo dietro dalle vite passate.

Che credi o no alla reincarnazione, ti consiglio di dare il beneficio del dubbio al libro della Bourbeau e adesso ti racconto il perché.

Come riconoscere le 5 ferite dell’anima

Anche se tu dici a te stesso – non voglio più vivere questa situazione – essa si ripresenterà; bisogna consentire a se stessi di poter ripetere lo stesso errore, la stessa esperienza sgradevole, prima di riuscire a trovare la volontà e il coraggio necessari per trasformarsi.”*

E c’è una grande differenza tra rendersene conto con la mente e accettare con l’anima.

Questo concetto per me è chiarissimo.

Quando non voglio più qualcosa nella mia vita, infatti, cerco con varie strategie mentali di modificare i miei pensieri e i miei conseguenti comportamenti, ma la tal cosa non cambia, anzi ritorna come un gustosissimo e indigesto piatto di peperoni.

E sai perché? Perché quella cosa non l’ho cambiata dentro.

Lise Bourbeau dice che noi ce le andiamo a cercare nel senso letterale del termine: andiamo verso alcune situazioni (quelle che ci fanno esprimere sconsolate/i: “Ma davvero? Di nuovo?”) proprio per risolvere ed evolvere.

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Quali sono le 5 ferite dell’anima?

La teoria della Bourbeau si basa sull’esperienza del bambino nei primi anni di vita e, secondo la Bourbeau, le cinque ferite dell’anima da cui arrivano tutte le nostre sofferenze sono:

  • rifiuto
  • abbandono
  • umiliazione
  • tradimento
  • ingiustizia.

A ognuna di esse corrisponde una maschera che il bambino indossa per proteggersi dagli altri ma soprattutto da quello che non vuole affrontare né, di conseguenza, mostrare agli altri.

Vediamole una ad una.

1 – La ferita del rifiuto

Partiamo dal rifiuto, la ferita di chi si sente respinto, non voluto.

La maschera corrispondente è quella del fuggitivo, di chi per l’appunto vuole sparire, non farsi vedere.

Persino le sue caratteristiche fisiche ricordano chi vuole scomparire, è magrissimo, con occhi minuscoli, ed è il classico bambino che non dà problemi, che pensa persino di essere stato adottato.

Ricerca la perfezione pur di farsi amare dagli altri ed è decisamente un solitario.

Ritiene di non essere importante, che le sue parole non siano degne di una platea, anche minima.

2 – La ferita dell’abbandono

L’abbandono è la ferita di chi viene lasciato a casa dalla mamma che deve lavorare, o che si deve occupare di un figlio che “ha più bisogno” di lei.

Chi si sente abbandonato ha un disperato bisogno di affetto e questo lo rende dipendente.

Fisicamente ha occhi grandi tristi, la schiena curva, si sente vittima e vorrebbe l’attenzione che il genitore non gli ha dato.

Vuole disperatamente il sostegno degli altri ma, contemporaneamente, vuole essere considerato una persona indipendente (com’era quel proverbio: “il bue che dice cornuto all’asino”?).

Non ama le persone autoritarie ed è estremamente empatico, quasi dovesse occuparsi della felicità degli altri come missione personale.

3 – La ferita dell’umiliazione

Rimproveriamo agli altri tutto ciò che noi stessi facciamo e non vogliamo vedere. Per questa ragione attiriamo a noi persone che ci mostrano che cosa facciamo agli altri o a noi stessi.”*

Chi si sente umiliato, si sente anche sminuito e, in primis, cercherà di umiliare i suoi genitori.

La maschera dell’umiliazione è il masochista, sì, sto parlando proprio di quelle persone che quasi godono nel procurarsi sofferenza.

Sono persone con una forte componente di vergogna e, anche per questo, tendono ad ingrassare.

Fanno di tutto per aiutare gli altri e hanno bisogno di tenere le cose sotto controllo per paura di essere ferite dagli altri, per nascondere la propria sofferenza.

Sono persone che tengono profondamente alla loro libertà perché non vogliono essere controllate ma la libertà è anche la loro più grande paura perché non saprebbero come gestirla.

4 – La ferita del tradimento

Non è ciò che vivi che ti fa soffrire, bensì la tua reazione a ciò che vivi, a causa delle ferite non guarite.”*

La ferita del tradimento riguarda le persone tutte d’un pezzo convinte che, quando dici una cosa, devi rimanere coerente a quella cosa e, se la persona che hanno di fronte esce da questo cerchio della fiducia, ci mettono su una bella croce: “Basta, quello mi ha tradito!”.

Lise Bourbeau dice che, chi soffre di questa ferita, sviluppa il complesso di Edipo, la necessità di essere amato dal genitore di sesso opposto.

La sua maschera è quella del controllore: controlla di aver mantenuto le proprie promesse ma controlla anche che gli altri lo facciano. È una persona estremamente attaccata alle sue convinzioni e idee e cerca di convincere anche gli altri.

Pretende molto da se stessa e da chi la circonda e fa una fatica enorme a delegare perché, pur volendo a tutti i costi la fiducia degli altri, degli altri non si fida affatto.

5 – La ferita dell’ingiustizia

L’ingiustizia è la sofferenza di chi non si sente apprezzato abbastanza.

La maschera corrispondente è la rigidità.

I rigidi “sembrano” freddi, sono efficaci e fanno di tutto per non chiedere mai aiuto. Il merito è il loro mantra. Sono persone inclini alla religione, si mettono sempre in discussione e sono super esigenti.

Riconoscere le ferite dell’anima in noi

Non so tu ma io mi sono ritrovata in quattro di queste cinque ferite.

Sì, perché non è che siamo solo dipendenti o solo controllori, possiamo avere due, tre e persino tutte le cinque ferite.

Magari una prevale sull’altra e, se siamo oneste/i, sappiamo bene qual è quella che non riusciamo proprio a cambiare.

Ferite dell’anima come guarire

Perché il punto alla fine è proprio questo: come si curano le ferite dell’anima?

Secondo Lise Bourbeau per prima cosa bisogna riconoscerle e accettarle.

Bisogna guardarle in faccia e non pensare di dover “cambiare” ma semplicemente di curare e guarire quelle ferite.

Spesso per paura di riviverle, non facciamo che peggiorare la situazione. Un po’ come quando si dice “rigirare il coltello nella piaga”.

Ecco, in questo siamo brave/i, vero?

Ma in tal modo non facciamo altro che riaprire la ferita e ingrandirla un pochino di più.

Invece tocca solo a noi curare le ferite dell’anima.

Prendiamoci cura delle nostre cicatrici

Se infatti abbiamo cura delle nostre cicatrici, come quando mettiamo su la crema cicatrizzante tre volte al giorno, per n mesi, allo stesso modo, osservare, accettare e perdonare saranno la crema cicatrizzante delle nostre ferite dell’anima.

Nasconderle non serve a nulla, anzi.

Serve lasciare il giudizio da parte, comprendere che abbiamo quella cicatrice dell’anima per un preciso motivo e darsi del tempo per guarire completamente.

Lise Bourbeau sottolinea l’importanza della gratitudine verso noi stesse/i per “aver avuto il coraggio di creare e alimentare una maschera che ha contribuito alla tua sofferenza”*, perché quella maschera, quella sofferenza in verità sono lì per ricordarci che dobbiamo imparare ad amarci così come siamo e sarà proprio quell’amore, infine, a guarirci completamente.

Amarti significa accettarti anche se fai agli altri precisamente ciò che rimproveri loro… L’amore è l’esperienza di te stesso… più ti consenti di tradire, rifiutare, abbandonare, umiliare, essere ingiusto, meno lo farai.”*


E tu che ne pensi? Ti ritrovi in qualcuna di queste ferite?

*Tutte le citazioni in questo articolo sono riportate fedelmente dal libro Le 5 ferite e come guarirle. Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione, tradimento, di Lise Bourbeau, Ed. Amrita.

6 risposte a “Ferite dell’anima: cicatrici che cambiano la vita”

  1. Cioè uno dovrebbe, tradire, rifiutare, abbandonare e via di seguito per guarire le ferite causate dal rifiuto, da chi ti ha abbandonato? Cioè faccio il peggio io per guarire le mie ferite?
    Così non esco mai dal circolo vizioso..
    Le ferite vanno riconosciute come tali perchè sono ferite, tagli che si imprimono nell’anima e, a volte, anche nel corpo…
    Nella vita troverai sempre chi ti farà del male come chi ti farà del bene e le ferite che hai sanguineranno di nuovo come un copione già visto….ma è la legge dell’esistenza. La sofferenza fa parte della vita, così come le soddisfazioni. Se si riesce a fare appello a quello, si riesce ad andare oltre…ma non è facile e non tutti ci riescono. non siamo dotati tutti delle stesse capacità!

    1. Sai che non credo che l’autrice di questo libro intendesse che “dovremmo” tradire, etc.? Credo che il suo sia il risultato di un studio su più casi e che sia una sorta di fotografia, senza giudizio. Io come te sono convinta che non è che dobbiamo andarcele a cercare le sofferenze. A volte ci sono, altre volte ci sono le gioie ma conoscere il parere di chi ha fatto degli studi sulla psiche per me, ripeto per me, è sempre molto interessante. Ti ringrazio molto per avere espresso il tuo parere. Queste mie pagine virtuali sono nate proprio perchè tutte/i noi potessimo sentirci libere/ di esprimerci.

  2. Ho letto il libro sulle cinque ferite dell’anima parecchi anni fa quando decisi di intraprendere un percorso di riscatto di me stessa devastata dall’esperienza in Messico dove avevo disintegrato la mia essenza per farmi accettare dalla famiglia di Zapotecos messicani a cui il mio cuore si era consegnato…ero giovane…ma se per tutto il bene che ho ricevuto dovessi ripassare per tutto il male ricevuto, lo rifarei. Hai svolto un saggio su quest’argomento che è molto personale e coinvolgente. Un abbraccio. Joy di @yourjoyhome

    1. Non posso immaginare quanto sia stat forte la tua esperienza ma credo, dimmi se sbaglio, che la tua forza derivi da lì e quella forza non te la toglierà mai nessuno al mondo.

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