Marco Frattini: un uomo in corsa

Sono sensibile alla brezza del cambiamento.

Se poi ascolto una storia che ribalta le difficoltà in benzina reinventando una vita, ne vengo attratta come una calamita irresistibile.

Questo non perché sia una mitomane ma perché credo profondamente nel valore dell’essere umano e nella sua capacità di trasformare le difficoltà in grandi occasioni, sperimentando qualità che non pensiamo di avere.

E invece le abbiamo.

Perciò prenditi qualche minuto del tuo tempo per leggere questa storia, soprattutto se sei in un momento in cui pensi di non farcela.

Io mi ci ritrovo spesso e per questo cerco di condividere il più possibile esperienze che possano spingerci ad andare avanti laddove pensiamo di non riuscire a proseguire.

Marco Frattini: un uomo che prosegue ogni giorno

Marco Frattini è odontoiatra e musicista.

A trent’anni, improvvisamente, perde l’udito in maniera definitiva e soprattutto ancora oggi “non spiegata”: “Non si è mai preparati abbastanza, soprattutto quando ci si pone in un’ottica di disfacimento”.

Marco si ritrova nel silenzio. Assoluto.

Un amico gli lancia una sfida: “Scommetto che non sei in grado di correre una maratona”.

E Marco decide di raccogliere la sfida.

Da quel momento Marco Frattini non si ferma più.

Tre volte campione italiano di maratona (2010/11/12) e tre volte campione italiano di cross (2009/10/11).

Realizza il primo social network e un’app CiaoRunner dedicata al mondo della corsa.

Fonda Iovedodicorsa, un brand di abbigliamento per i runner.

Scrive non uno ma due libri «Vedere di corsa e sentirci ancora meno» nel 2010 e «Il mio comandamento» nel 2014.

Collabora con Daniele Gambino, pianista, musicologo e compositore, ipoudente dalla nascita.

What else?

Ti lascio all’intervista che Marco Frattini ha deciso di regalarci e di questo lo ringrazio enormemente, perché sono assolutamente convinta che le sue parole ti arriveranno dritte, dritte al cuore, come è successo con me.

Enjoy!

Marco Frattini

Intervista a Marco Frattini

N:      So che sembrerà banale ma sono certa che, in fondo, intuirai che non lo è poi così tanto: perché lo sport?

M:    Perché prima non ci avevo mai pensato, poi scopri che lo sport può essere una scuola di vita. Non è detto che ciò che si da per scontato sia effettivamente chiaro. Io, a scuola non ho mai capito fino in fondo perché ci dovessi andare. Con lo sport, invece, alcuni concetti e insegnamenti mi sono arrivati chiari e senza sconti, nel momento in cui ho finalmente avuto la possibilità di farlo come piaceva a me.

N:      La musica, un brand di abbigliamento, un’app per la corsa, i libri: posso chiederti come mai hai deciso di spaziare in così tante discipline? Non ti faccio questa domanda a caso. Io per prima ma anche molte persone che mi seguono apparteniamo a quella categoria che oggi prende il nome di Multipotential e spesso veniamo criticate perché la nostra società ha una forte esigenza di collocare le persone in caselline, in un data-base. Sembra che per i multipotenziali non ci sia molto spazio, soprattutto nel mondo del lavoro. Cosa ne pensi in base proprio alla tua multi-esperienza?

M:     Può essere un vantaggio e una piaga: una piaga quando non si percepisce l’effettiva dispersione di risorse ed energie che si consumano se non si ha un obiettivo preciso; un vantaggio perché avere interessi molteplici ti lascia molte finestre aperte, spesse volte dopo che tante porte vengono chiuse ovviamente.

N:       Definisci la tua sordità “antropologicamente ancora non spiegata”. Posso chiederti cosa vuol dire esattamente e come hai vissuto tu questa “inspiegabilità”?

M:     Dovrei farti un riassunto di 42 anni della mia vita in 10 righe. Qualcuno prima di me affermò: “panta rei”. In parole povere: ancora ci penso.

N:       Mi incuriosisce molto il fatto che tu riesca a “fare musica”, nonostante non riesca più a sentire la melodia. Potresti raccontarci qualcosa di più?

M:     Suonare è un riflesso condizionato dopo tanti anni trascorsi a divertirmi con la musica. Al lato pratico, indipendentemente dalla qualità di ciò che possa effettivamente produrre suonando o cantando, trovo ancora gusto a imbracciare uno strumento e a cantarci su.

N:       E adesso? Dove ti porterà il futuro?

M:     Mi auguro di dare sostanza a tutte quelle cose che ho messo in porto: siamo sempre all’inizio di una nuova partenza. Si sa da dove si è partiti e non si sa mai dove si possa arrivare.

N:      C’è qualcosa che ti senti di dire ad una persona che tutt’a un tratto, si è trovata costretta a ribaltare le sue priorità a causa di un incidente o di una malattia improvvisa?

M:     Non credo. Mi piace parlare e raccontarmi, ma ogni esperienza è personale e ha bisogno dei suoi tempi e delle sue modalità per reagire e uscire dallo stallo.

“Perdere l’udito a trent’anni non è un tragedia. Non è la cosa che tutti sognano, ma sarebbe andata peggio se per esempio avessi perso la capacità di reagire.

Mi è andata bene”.

Marco Frattini

*le foto in questo articolo sono di proprietà di Marco Frattini e sono coperte da copyright

12 risposte a “Marco Frattini: un uomo in corsa”

  1. Molto bella questa intervista: è davvero ispirante. Sono due anni che non corro per colpa di un infortunio. E proprio stasera ho deciso di ricominciare. Domani mattina andrò a fare i primi 35 minuti di corsa alternata a camminata. Leggere questo post è stato un segno. La risposta a tutti i miei dubbi e alle mie paure.

    1. Mi dispiace per il tuo infortunio. Racconto queste storie proprio per incoraggiare le persone a non mollare davanti alle difficoltà. Buona corsa mattutina!

  2. Un grande! Non conoscevo la sua storia nonostante sia una runner e abbia fatto 1 maratona. Prima e ultima della mia vita Fa bene al cuore leggere storie come la sua.

  3. Grazie per averci raccontato questa storia di coraggio, resilienza e cuore. Importante non perdere la capacità di reagire e non precludersi la possibilità di godere delle gioie della vita. Persone come lui sono dei maestri di vita.

    1. È proprio vero, e poi ci insegna che anche noi abbiamo le stesse risorse, a volte nascoste, ma le abbiamo e possiamo usarle quando ne abbiamo bisogno.

  4. Bellissimo questo articolo. E’ proprio vero che a volte abbiamo una forza che neanche ci immaginiamo di avere. Grazie per averci regalato le tue splendide parole Marco.

  5. Urca. La frase finale mi ha steso. Io non lo so… l’unica cosa che credo (per forza) è che di fronte a certe “sciagure” si attivano in noi forze che prima non immaginavamo, perché altrimenti non mi spiego come mai io affogo in un dito d’acqua e altri, ben più provati dalla sorte, “vincono”.

    1. È quello che penso anch’io quando ho la fortuna di imbattermi in storie come quella di Marco. Poi mi ricordo che quelle forze le abbiamo sempre, mica solo quando ci accadono cose difficili. Il fatto è che dovrei imparare ad utilizzarle sempre, non solo in quei momenti. E questo mi incoraggia parecchio

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