Grace the Amazing: Instagram Strategist No Bot

Insegno a crescere su Instagram senza Bot” è il suo motto. E a noi, gente al contrario, quel “senza Bot” piace tanto, vero?

Il suo nickname è Grace the Amazing ed è l’Instagram stategist che tutti vorremo avere al nostro fianco.

Occhi profondi, lunghi capelli biondi, Grace parla in modo dolce e allo stesso tempo efficace.

È diretta, sempre chiara e trasparente e probabilmente è questa la qualità che ama di più chi la segue, me compresa.

Non è un’esperta di marketing, come lei stessa dichiara, ma un’autodidatta e, dopo un periodo da book influencer, si è innamorata di questo social e lo ha voluto studiare.

Tra un post interattivo con numeri davvero impressionanti (circa 6000/7000 commenti) e uno personale fino al midollo, è diventata probabilmente la consulente di Instagram più seguita del momento.

Ci tenevo a intervistare Grace The Amazing da qualche mese per scoprire insieme a te qualcosa di più della Grace “essere umano” oltre che professionista e devo dire che, dopo l’intervista, l’ho amata ancora di più.

Foto Grace the Amazing articolo Unadonnaalcontrario

Intervista a Grace the Amazing

N – Ciao Grace, innanzitutto come stai? So che sei prossima al matrimonio e mi auguro che i preparativi procedano al meglio, nonostante il periodo complicato che stiamo vivendo un po’ tutti nel mondo.

G – Ciao Noemi! Tutto sommato abbastanza bene, l’importante è essere in salute, no? Il matrimonio per ora è un grosso punto di domanda, spero che non dovremmo rimandarlo, ma vedremo…

N – Posso chiederti chi è Grace, nella sua parte più profonda?

G – Ah, ah, bella domanda! Penso che prima di tutto sono una sognatrice ma nascondo questo aspetto di me perché è sempre doloroso condividere dei sogni che poi magari vengono derisi o infranti dalla grigia realtà. Così la Grace un po’ più adulta cerca sempre di trasformare i sogni della Grace bambina in obiettivi più o meno raggiungibili. Spero più che meno!

N – Perdonami ma sono un’inguaribile curiosa: come mai hai scelto questo nickname? Corrisponde al tuo nome?

G – Il mio nome completo è Graziosa ma non lo sopporto. La variante americana Grace mi piace molto di più e da tempo infatti tutti i miei amici mi chiamano così. Per quanto riguarda il nickname… Nel 2013 ero in fissa con il Grande Gatsby, ho adorato il libro e anche il film. Nello stesso periodo un mio amico mi ha detto che ogni volta che sente il mio nome gli viene in mente il gospel Amazing Grace. E poi la mia mente malata ha fatto il resto unendo questi due concetti in un unico nickname che non ho mai cambiato da quel momento.

Autenticità sì, autenticità no?

N – La questione “Autenticità” è parecchio dibattuta sui social. Tu che ne pensi? Secondo te ci sono differenze nell’approcciare l’autenticità tra profili di personal branding e profili aziendali?

G – Penso che, se non sei autentico sui social, su Instagram soprattutto, hai vita breve. Il tuo pubblico lo noterà facilmente e smetterà in fretta di essere interessato a quello che fai e quindi smetterà di seguirti. E vale per il personal branding come per i profili aziendali, solo che nel secondo caso si tratta dei valori che l’azienda ha. Se dice di essere eco-friendly e poi tutti i packaging sono in plastica… Insomma, in pochi continueranno a seguire un profilo con tale coerenza.

N – Sul tuo Instagram hai raccontato cose molto personali come la tua esperienza con “Papi” e “Padre”. Ti va di raccontarla anche a chi passa tra queste pagine e non ti conosce e come questa tua esperienza ti ha cambiato nella vita? Sono certa che possa essere di incoraggiamento ad altre persone che ci leggono.

G – Come mi ha cambiata sinceramente non lo so perché non ho vissuto in altri modi. Da sempre ho avuto due padri: un padre biologico alcolizzato che non ha azzardato ad alzarmi le mani (se non per gioco per fare la lotta, cosa che comunque io non gradivo) ma la sua violenza psicologica si è sentita, e un secondo papà affettivo che mi ha cresciuta come se fossi sua figlia. Ecco, quindi mi è difficile pensare come mi ha cambiato, perché non è che c’è stato un cambiamento. Sin da piccola ho vissuto con queste due figure. Diciamo che mi reputo comunque fortunata perché almeno io un padre amorevole l’ho avuto, mentre tanti altri ragazzi si trovano con solo un padre biologico violento o non hanno proprio un padre.

Il click del cambiamento

N – Te lo ricordi quel momento in cui hai abbandonato il tuo ruolo da book influencer e hai capito che volevi fare altro con Instagram? Cos’è che ti ha fatto fare click?

G – Sì, è successo quando mi sono trasferita in Russia. Continuare a recensire libri era diventato complicato… Li devo leggere in russo e poi recensire in italiano? Li devo leggere comunque in italiano? E come faccio a comprarli? Li leggo solo in versione digitale? In più in parallelo il mio amore per i social non faceva che aumentare e sentivo la necessità di parlare anche di altro, fino a quando ho scritto un post con un addio definitivo al mondo dei libri. Portare avanti due tematiche così differenti sul mio profilo era diventato troppo impegnativo e quindi ho deciso di dedicarmi ai social, lasciando i libri come un piacevole hobby tutto mio.

N – Ci sono molte differenze tra il modo in cui viene approcciato Instagram in Russia e in Italia? Secondo te cosa potremmo imparare noi italiani dagli utenti e dai creator russi?

G – Decisamente sì! I creator russi trattano il proprio profilo come se fosse un blog, quindi sotto ogni singola foto troverai sempre un testo molto lungo, riflessivo, come se fosse un articolo di un blog appunto. Infatti, se hai solo un profilo Instagram in Italia verrai chiamato “influencer” o “creator”, mentre in Russia “blogger”. Scrivere lunghi testi riflessivi aiuta a creare una forte community che si affezionerà grazie ai post più emotivi, personali e rimarrà interessata a lungo grazie a post più informativi e utili. Bilanciare questi due tipologie di post è ciò che gli italiani dovrebbero imparare perché troppo spesso vedo o profili freddi e completamente distaccati che non fanno altro che dare informazione secca oppure profili che non fanno altro che parlare di sé. Dopo un po’ il follower penserà “che noia” in entrambi i casi. La chiave sta nell’equilibrio tra queste due tipologie.

Conoscere l’algoritmo di Instagram

N – L’algoritmo di Instagram ultimamente fa impazzire tanti. Tu sei sempre stata pro algoritmo. Posso chiederti perché e se ti va di condividere con chi legge qualche consiglio su come “farsi piacere” dall’algoritmo di Instagram?

G – Ultimamente devo ammettere anch’io che un po’ lo sto odiando ahahah. Ma quando ci siamo registrati su Instagram, abbiamo avviato qui la nostra attività o progetto e abbiamo accettato le regole del gioco. Non puoi uscire in un campo da calcio e pretendere di usare le mani in partita. Quindi ci si rimbocca le maniche e, invece di lamentarsi di quanto l’algoritmo sia brutto e cattivo, piuttosto spendete lo stesso tempo per studiarlo!

In questo periodo la copertura da un po’ i numeri: tante persone connesse, sovraccarico di contenuti creati, utenti nuovi che si lanciano e provano a fare qualcosa… Diciamo che non è il periodo migliore per Instagram. Tuttavia lo si può sempre fare amico, l’importante è analizzare i risultati che otteniamo. Sapere che un post ha ottenuto 1000 like e 300 commenti non vuol dire nulla. In confronto con altri post com’è andato? Perché ha ottenuto questi risultati? Cosa ha scatenato determinate reazioni negli utenti? Solo facendoci le domande giuste potremmo ottenere ottimi risultati e migliorare di volta in volta.

E non c’è dubbio che un occhio esperto e distaccato come quello di Grace potrebbe aiutarci a migliorare il nostro profilo, soprattutto se abbiamo un progetto di business.

Sul nuovissimo sito di Grace the Amazing, trovate tutte le sue consulenze con tanti case studies che dimostrano quanto le domande giuste, un corretto piano editoriale e una strategia efficace possano portare i risultati sperati in modo naturale e senza mezzi disonesti.

Dal canto mio, sono molto felice di aver conosciuto meglio una persona che già mi trasmetteva belle vibrazioni!

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