Il treno passa solo una volta?

Che certi treni passino una volta sola nella vita, non ci credo. Non è nella natura dei treni.”*

Questa frase, trovata “casualmente” sul web, mi ha rimandato al detto popolare, dal significato completamente opposto: “Ci sono treni che passano solo una volta nella vita”.

Quando penso alle mie esperienze a riguardo, non ricordo di una sola volta che il treno preso abbia spaccato il minuto.

E invece ricordo di un’unica volta che, grazie ai mezzi pubblici altrettanto ritardatari, ho rischiato di perderne uno, correndo gli ultimi metri, dal capolinea del bus al binario, in un tempo che neanche Usain Bolt

Peccato che io avevo l’asma quando ho finito la corsa.

E Bolt? Mai visto neanche con un leggero fiatino (sì, sì, lo so, c’è anche quel piccolo particolare dei 9’’58).

Qualche giorno fa, reduce dall’ennesimo ritardo, per farmi dichiaratamente del male, sono andata a cercarmi le statistiche dei treni in ritardo (quante volte ho detto “ritardo”? Traumi da cui non ci si può riprendere…).

Ed è veramente incredibile quanto queste statistiche ti schiaffino in faccia il tempo, ahimè, “perduto” della tua vita.

Perduto, andato, finito!


Che poi c’è quel momento che non ne puoi più e ti posizioni vicino alle uscite, cosa sbagliatissima perché:

  1. Non sai quanto tempo ti manca all’apertura delle porte!
  2. Non sei solo tu ad aver avuto quest’idea bizzarra, ma un ammasso di gente che sta dietro di te e nell’unico punto in cui spesso non c’è l’aria condizionata.
Treno metro Roma

Il treno passa una volta sola?

Facciamo un passo indietro e torniamo a quella frase: “Ci sono treni che passano solo una volta nella vita”.

Mamma, che angoscia, vero?

Quindi tutto è scritto e definito, non si può cambiare nulla e se non prendi quel treno, la tua vita è finita?

Mi torna utile il libro di fisica quantistica “La realtà non è come ci appare”.

Cito p. 116: “Tutte le variabili “fluttuano” in continuazione come se, a piccola scala, tutto fosse sempre in vibrazione… Se guardiamo un sasso, sta fermo. Ma se potessimo osservare i suoi atomi, li vedremo ora qui ora là continuamente, in perenne vibrazione… Il mondo non è fatto di sassetti, è fatto di un vibrare, di un pullulare”.

È nella natura delle cose cambiare continuamente.

Niente rimane così com’è.

Nell’attimo stesso in cui pensiamo una cosa, quella cosa è già diversa, evolve.

La struttura degli atomi è così.

Persino il tempo è relativo (Appello a Carlo Rovelli: perdoni l’eccessiva semplificazione!).

Di cosa stiamo parlando?

Allora che certi treni passano una volta sola non è vero e non è vero neanche che nella vita passano solo alcuni treni.

Se veramente senti che quella è la strada da percorrere, ti incammini, treno o non treno, ritardo o non ritardo.

Trovi il modo, il momento, anche se sembra sbagliato.

Sbagliato poi per chi?

Conta solo cosa senti, decidi e fai tu, il protagonista della storia.

E se nel frattempo hai perso uno o due treni, avrai imparato qualcosa, avrai ampliato le tue conoscenze, avrai incontrato persone e situazioni nuove.

Magari avrai persino scelto di prendere un altro treno, avrai cambiato direzione.

Forse avrai più chiaro dove vuoi andare e cosa non ti serve più nel cammino per raggiungere questa nuova meta.

No, il treno non passa solo una volta!

Qualche volta passa, qualche volta sciopera, qualche volta ritarda e pochissime volte è puntuale.

Sta a noi decidere se andare fino in fondo o no, se farci fermare da qualcuno o da qualcosa, evitando di dare giudizi che suonano come sentenze e tenendo sempre a mente che il nostro peggior ostacolo non sono gli altri ma quella vocina interiore che ci dice: “Non lo prenderai mai quel treno”.


Mi piace usare questa frase di cui non conosco il geniale autore**, per rispondere a tale fott**issima vocina interiore:

Volevo dire al treno che passa solo una volta che, se ci tengo davvero, me la faccio anche a piedi”.

Grazie mille, anonimo. Mi hai tolto le parole di bocca.


* frase illuminante trovata sul web.

**segnalatemelo se lo conoscete ché vorrei ringraziarlo personalmente.

L’importanza di dire No!

Perché è importante dire di NO soprattutto se non sappiamo come dire No?

E come iniziare a dire no, se per vari motivi, per la nostra esperienza di vita, siamo state abituate/i a dire sempre di Sì?

In questo articolo metto nero su bianco una riflessione che viene dalla mia esperienza personale, perché io ero una che non sapeva dire di No, che non aveva la minima idea di quanto grande fosse il potere di dire No.

E soprattutto che non aveva capito quanto l’assertività, quanto dire di no senza sentirsi in colpa fosse sano per la propria vita.

Mi auguro che queste mie parole possano servire a te che mi leggi al di là di questo schermo se anche tu sei una persona che non sa dire No.

Saper dire di No
Foto by Pexel di George Becker

Quelle volte che ho detto No

Le volte che non ho detto di NO solo perché lo volevano gli altri, perché avevo paura del loro giudizio.

Quelle volte che, secondo “gli altri”, chiudevo la mia vita e invece la stavo aprendo, molto più di quanto avessi mai fatto prima.

La stavo aprendo a me, stavo dicendo alla mia vita: sì, ti seguo!

E lei era felice, finalmente felice.

Non esiste solo una prospettiva, un solo modo di fare le cose, una sola visione delle cose.

Io sono io e ho faticato, soprattutto con me stessa, per conoscermi, per vedermi, per accettarmi ed essere fiera di chi sono.

E là fuori è pieno di persone diverse che spesso non conoscono quella diversità e che si lasciano omologare, diventano generici, come altri mille, dieci mila.

Impara a dire di No per la tua felicità

Non è una critica a quei dieci mila, è soltanto che bisogna andare verso la propria felicità e la tua felicità la conosci solo tu, solo tu.

Dimentica che ci sia qualcuno che possa capirti.

C’è sicuramente qualcuno che può farlo ma, aspettando di trovarlo, rimani in prigione.

La prigione è quel lavoro che tu dai mille e ricevi uno, quel rapporto che tenti di cambiare e ti metti in discussione dalla mattina alla sera ma non cambia mai.

La prigione è ripeterti che devi avere pazienza e che, prima o poi, avrai qualcosa di meglio.

La prigione siamo per primi noi, che ci raccontiamo menate travestite da favole.

La chiave per uscire dalle sbarre è spesso riuscire a vedere questo, aprire gli occhi e guardare quello che abbiamo fatto della nostra vita.

Non è coraggio, è disperazione. Una disperazione sana che ti fa finalmente infilare quella chiave nella serratura e uscire dalla gabbia.

Hai mai visto gli animali in uno zoo? Una volta ho visto due lupi in una gabbia grande quanto il mio soggiorno e i lupi andare avanti e indietro, avanti e indietro, lungo il recinto.

Parlo di quella disperazione, avanti e indietro, avanti e indietro.

Come la conosco bene!

Finché non arriva il tempo che te lo sbrani quel recinto e quando sei fuori, hai tutta la tua vita che inizia in quell’istante.

Quelle volte che ho detto di NO… sono le volte che ho fatto felice la mia vita.