Anno sabbatico: cos’è e come prenderlo da scuola e dal lavoro

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Senti “anno sabbatico” e subito ti illumini, vero?

Forse è un sogno che hai da una vita o forse una cosa di cui senti necessità in questo specifico momento.

Beh, sappi che alla fine di questo articolo avrai tutte le informazioni necessarie per rendere questo tuo sogno realtà.

Prima di tutto perché io tifo per te.

Inoltre perché sono quella che ha fatto il giro del mondo e so cosa vuol dire rimandare, rimandare e rimandare e poi, quando finalmente decidi di farlo, capire che è stata una delle cose migliori che io abbia mai fatto in vita mia.

E senza il minimo dubbio, una delle esperienze più belle in assoluto… che rifarei oggi stesso.

Perciò bando alle ciance (che espressione da boomer, ah, ah!) e mettiamoci all’opera per rendere concreto questo sogno.

Cosa vuol dire anno sabbatico?

Sabbatico deriva da “sabato” che è il giorno del signore, dedicato al riposo dal lavoro.

L’anno sabbatico é una pratica molto comune nel mondo anglosassone dove prende il nome di “Gap Year”.

In sostanza è un momento di pausa che ci si prende per staccare dalla vita di tutti i giorni. Un momento per rinnovarsi, per dedicarsi a un progetto che è rimasto nel cassetto da troppo tempo, per fare luce su cose/sensazioni/pensieri in cui ci sentiamo nella nebbia.

I motivi sono vari e tutti validi.

anno sabbatico in perù unadonnaalcontrario
Il Perù è una meta perfetta da inserire in un anno sabbatico

Paura del Gap Year

So anche che ci sono molte paure nel fare questa scelta.

Noi viviamo in un paese meraviglioso da tanti punti di vista ma, è una verità concreta che l’Italia è ricca di pregiudizi verso chi prende decisioni fuori dalla mentalità comune.

Il termine “fannullone” ti dice qualcosa?

Eppure io ho la speranza che, facendo buona informazione e aumentando il numero di persone che decidono di fare questa esperienza, anche nel nostro paese l’anno sabbatico venga apprezzato come un’esperienza che accresce e migliora l’essere umano da molti punti di vista, compresi quelli lavorativi.

Vantaggi dell’anno sabbatico

Parliamo di:

  • incrementare la propria capacità di Problem Solving,
  • di accrescere la propria abilità nello scrivere e parlare le lingue straniere,
  • di sviluppare una mentalità più ampia che possa attingere a più conoscenze.

E ho scritto solo le prime che mi sono venute in mente.

Ci sono ovviamente tanti altri vantaggi, per quanto mi riguarda ancora più importanti.

Per esempio sganciarsi dal giudizio degli altri, che saranno lì, pronti a dirti: “Ma che stai facendo?”, “Dove pensi di andare?”, e la mia preferita “Stai solo scappando”.

Non riuscirò mai a capire perché una persona che ama viaggiare sia considerata una fuggitrice incallita.

Non sarà che quella frase nasconde una paura di chi te la rivolge?

Sì, perché alla fine io credo che chi ti dice queste cose, in fondo, non ha il coraggio di fare quello che tu stai per fare.

E cerca di bloccarti come lui/lei è bloccato/a.

Beh, non lasciarglielo fare, ok?

Ascolta questa donnaalcontrario che crede in te e nei tuoi desideri.

Alle brutte, se hai davvero preso una decisione sbagliata, lo scoprirai solo facendolo.

Ma io sono abbastanza certa che non sia così.

Chi può prendere un anno sabbatico?

La risposta a questa domanda è: tutti e tutte.

Che tu sia giovane o adulto/a, che tu sia studente/ssa o dipendente di un’azienda, pubblica o privata.

Certo, ci sono delle differenze e queste le vediamo nelle prossime righe ma è importante che tu sappia che in Italia il diritto di prendere un anno sabbatico è riconosciuto dalla Legge.

Detto questo, vediamo come fare a livello pratico.

Come si fa a prendere un anno sabbatico?

Partiamo dalle giovani leve.

Se sei una studentessa o studente, puoi prenderti un anno di pausa dagli studi quando vuoi.

Tra il liceo e l’università, durante l’università oppure finita l’università, prima di cercare lavoro.

Magari non sai bene cosa vuoi fare da grande, e prenderti un tempo per te potrebbe aiutarti a fare chiarezza.

In fondo si tratta del tuo futuro. Della tua vita. Direi che è una motivazione di tutto rispetto.

L’unica cosa da tenere a mente se stai facendo l’università, è che devi continuare a pagare le tasse annuali, così da continuare il tuo percorso di studi esattamente dove l’hai lasciato quando rientrerai dal tuo anno sabbatico.

Tra l’altro essendo ancora studente o studentessa, le opportunità per viaggiare con un budget che non ti peli sono tante.

Ti lascio qui di seguito due articoli che in tal senso possono esseri utili:

Anno sabbatico per chi lavora

Se sei una persona che è già nel mondo del lavoro e magari sei in una situazione di burn-out o cominci a sentir stretto quello che fai o ancora hai bisogno di un tempo lungo per dedicarti a qualcosa di importante per te, sappi che, qualunque età tu abbia, puoi prenderti un anno sabbatico senza perdere il tuo lavoro e che questo diritto è sancito dalla legge.

Anno sabbatico scuola

Se sei un/a docente o un/a dirigente scolastico/a, è previsto che tu possa prenderti un anno sabbatico ogni dieci anni di lavoro (legge n. 448/1998).

È un congedo non retribuito né il datore di lavoro ti verserà contributi. Puoi comunque decidere di versarli in autonomia.

C’è anche la possibilità di richiedere un anticipo sul TFR se ti sono necessari dei soldi per sostenere il tuo viaggio anche perché non potrai lavorare per nessun altro datore di lavoro durante il tuo anno sabbatico.

Anno sabbatico università

Se sei un/a docente universitario/a, hai diritto ogni 7 anni a un congedo di un anno retribuito secondo l’articolo 17 del DPR 382/80 con lo scopo di fare ricerca o dedicare quell’anno ad approfondire gli studi nella tua materia in Italia e/o in uno stato specifico all’estero.

Anno sabbatico lavoro dipendente

Per tutti gli altri casi, c’è il Congedo per motivi familiari (regolato dal CCNL).

Anche in questo caso non è retribuito, puoi richiederlo per 12 mesi ed è necessario avere un contratto a tempo indeterminato.

Se sei un/a dipendente di azienda privata il congedo può durare dai 6 ai 12 mesi, che si possono anche dividere in più periodi e si può prendere solo una volta nella stessa azienda.

Se sei un/a dipendente pubblico/a, la durata complessiva del congedo è di 12 mesi che possono essere divisi in 2 semestri. Lo si può richiedere una volta ogni 10 anni.

In entrambi i casi:

  • il congedo non è retribuito,
  • servono alcuni anni di lavoro presso la stessa azienda,
  • va presentata una domanda scritta con le motivazioni della richiesta di congedo.

Importante: in tutti questi casi il datore di lavoro non è obbligato a concederti o meno il congedo.

Per questo motivo è importantissimo che la tua domanda sia fatta molto, molto bene, spiegando non solo le motivazioni personali ma anche le cose che, una volta tornata/o, saranno di beneficio all’azienda.

Inserisci tutte quelle skill che potranno renderti un/a migliore dipendente per il tuo datore di lavoro e/o azienda, oltre che una persona più felice di andare al lavoro, cosa che spesso i datori di lavoro non considerano.

Una persona felice lavora molto meglio di una persona frustrata. E questo lo dice la scienza.

Fai la domanda con un considerevole anticipo rispetto al momento in cui vorresti partire, la legge parla di 30 giorni ma un po’ prima sarebbe meglio.


Terminati i consigli utili, a me non resta che dirti, al di là che tu pianifichi bene il viaggio che può esserti utile ma non necessariamente: datti la possibilità di scoprirti, di sperimentarti in prima persona perché quello che mi ha insegnato il viaggio è che, proprio quando ti metti nel percorso, senza troppe aspettative, accadono cose, situazioni, esperienze che non ti aspetti e che spesso ribaltano i tuoi punti di vista. In meglio.

Io ti auguro buon viaggio e buona vita, anima al contrario!


Se vuoi approfondire, qui di seguito ti lascio alcuni articoli utili.

Cook Islands: itinerari, tour e curiosità

*in collaborazione con l’ente del turismo delle Cook islands

Vedi questa foto qui sotto?

Lydia e Nene alle Cook Islands

Le due belle donne sorridenti sono Lydia e Nane dell’ufficio del turismo di Rarotonga, l’isola principale delle Cook Islands.

Una mattina ho incontrato Lydia all’aeroporto e le ho chiesto come d’ “abitudine”:

– “How are you, today?” (“Come stai, oggi?”) –

Lei non mi ha risposto “Bene” o “Tutto ok”, come faremmo noi “d’abitudine”.

La sua risposta è stata:

– “Fabulous” – seguita da una scrosciante risata.

Ed era davvero “favolosa”, con la sua corona di gardenie in testa e il suo abito colorato addosso.

Ora, io ho questa foto sulla cappa della mia cucina, insieme alle altre calamite dei miei viaggi, e mi basta guardarla un secondo per farmi tornare subito il sorriso.

Aitutaki Cook Islands
La laguna di Aitutaki

Cook Islands: una gioia prorompente

Ho pensato e ripensato all’emozione principale che queste isole mi hanno trasmesso.

Se a Bali era la pace, in Australia il senso di protezione, qui è stato senz’altro la gioia, una gioia prorompente.

Sì, perché quando i Maori delle Cook Islands ridono, ridono con tutta la gioia che hanno in corpo.

Se cantano, tirano fuori tutta la loro voce.

Sono persone che non si risparmiano, che usano in pieno la loro vitalità.

E non è possibile non esserne travolte/i. Dopo un po’ ti fai coinvolgere. L’ho visto anche sulle persone che lì si sono trasferite.

Come Jacopo, un ragazzo di Milano, che dopo un periodo in Nuova Zelanda, si è trasferito alle Cook Islands.

A Rarotonga ha trovato la sua anima gemella, che mia figlia ha adorato perché: “Mamma, sembra Moana (Vaiana) da grande”.

Jacopo ti accoglie all’aeroporto e rimane un punto di riferimento per tutto il periodo in cui rimani alle Cook Islands.

Cammina rigorosamente scalzo e ti racconta con un sorriso stampato che qui la gente si aiuta a vicenda, che comandano le mamas e che la criminalità è pari a zero.

Cook Islands tours

Cook Islands Tour con Turama

Con Jacopo, partner di Turama, abbiamo fatto il tour di Rarotonga, tra spiagge e piantagioni interne, tra giardini tropicali e rocce sacre.

Con lui ho bevuto un ottimo caffè italiano, il primo e unico dalla mia partenza dall’Italia, e soprattutto è stato il primo a mostrarci le grandi virtù dell’albero di Cocco, qui chiamato “albero della vita”.

Lui, ma molti altri, ti mostreranno come aprire il cocco sia semplice e veloce.

E tutte le possibilità che questo albero incredibile ha in sé, dall’olio, alla corteccia, al latte, all’acqua, alle corde.

Tour con Storytellers

Un altro tour che ti consiglio assolutamente di fare è quello con Dave di Storytellers, un tour in mountain bike attraverso l’interno di Rarotonga, accompagnati da Dave, sua moglie e la loro bimba biondissima ma decisamente locale.

Era sempre arrampicata sugli alberi.

Il tour si conclude con un picnic sulla spiaggia. Ti mostro qui sotto le prove.

Storytellers tour a Rarotonga
Picnic al termine del Tour di Storytellers

Paddle Tour

Ma quello che mi ha emozionato di più è il Paddle tour sulla laguna sopra le tavole.

C’è stato un momento incredibile… il sole stava tramontando e le tavole si sono accese, ognuna aveva sulla parte inferiore delle luci di colore diverso.

Di fronte a me un isolotto, il reef, tanto vento e quelle dieci tavole (con su, i miei compagni di avventura).

Peccato non aver potuto fare delle foto in quel momento, perché il vento tirava troppo e io non sono di certo un’esperta di voga, ma quell’immagine, i colori di quel tramonto (il viola che si tingeva di arancio), non me li toglierò mai dagli occhi e dal cuore.

Ah, piccola curiosità. La guida di questa escursione è Kura, la ragazza di Jacopo.

Paddle tour alle Cook islands
Le tavole poco prima di iniziare il tour

Tour di Aitutaki

No, non mi dimentico della laguna dalle mille sfumature di blu.

Qui ti consiglio di fare il tour della laguna con la tipica Vaka di The Vaka Cruise, l’imbarcazione maori per eccellenza (la vedi in alto nell’immagine di copertina).

Mangerai del buon pesce a bordo, farai snorkelling con pescioni giganti e assolutamente innocui, visiterai tre isolotti tra cui One Foot Island dove potrai mettere il tuo timbro sul passaporto.

Avrei da scrivere così tanto altro su queste isole meravigliose ma per il momento mi fermo qui.

Se hai altre domande, curiosità o qualunque altra richiesta, scrivimi in un commento qui sotto e cercherò di rispondere come meglio posso-

Oppure consulta l’articolo Isole Cook: il paradiso della Polinesia Neozelandese in cui ti racconto anche tutte le informazioni pratiche.

Timbro one foot island Isole Cook
Il timbro di One Foot Island sul mio passaporto 🙂

Impressioni di viaggio in Australia

“L’Australia è semplice” – mi disse al telefono la ragazza che mi ha affittato la casa a Melbourne.

Capirai, noi siamo italiane/i e qui di semplice non c’è mica tanto.

Un po’ con saccenteria, ho pensato: “Va beh, mò questa esagera. Ti pare che in un paese così grande, tutto, ma proprio tutto, può essere semplice?”.

Eh, sì! È proprio così.

L’Australia è semplice.

Tutto è immediato, comprensibile, chiaro.

E lo capisci non appena metti piede a terra.

St. kilda melbourne Australia
La baia di St. Kilda a Melbourne

Sì, è semplice!

Quindi com’è l’Australia?

L’aeroporto di Melbourne è in assoluto l’aeroporto migliore in cui io e la mia socia abbiamo bazzicato.

Si arriva velocemente all’Immigration, basta seguire il colore del percorso a terra (diverso in base alla tua provenienza). All’Immigration non trovi un poliziotto con lo sguardo serio e scrutatorio ma un bell’uomo abbronzato che ti mette subito a tuo agio, chiedendoti cosa visiterete in Australia e ti dà anche qualche consiglio, facendoti i complimenti per il tuo accento che, diciamocelo, non è perfetto.

Continui il percorso seguendo il tuo bel colore e arrivi al nastro bagagli e, voilà, per magia, i tuoi bagagli sono già arrivati. Prendi i bagagli continui il tuo percorso e ti ritrovi all’esterno, con i piedi sul tuo numeretto per prendere il taxi.

Mica è finita qui!

Non esiste, e dico non esiste, una pensilina del tram o della metro che non abbia la macchinetta per ricaricare la tessera dei mezzi (che sia la Myki a Melbourne o la Opal a Sydney). Naturalmente le informazioni sono anche in italiano perciò nessuna scusa, non puoi sbagliare.

E tutto questo mentre sentivo mio marito che, non trovando i biglietti dell’autobus in tabaccheria, per raggiungere la stazione Termini, ha dovuto prendere prima il motorino, cercare un’altra tabaccheria, riportare a casa il motorino, prendere la valigia e finalmente salire sull’autobus che lo portava alla stazione.

Mi sono chiesta spesso in questo Giro del Mondo perché in ogni altro paese, anche alle Isole Cook, si può fare il biglietto a bordo oppure come in Australia, c’è una macchinetta ad ogni fermata, e da noi la cosa non è possibile. Mi si risponde: “Mica il conducente può perdere tutto quel tempo in una città caotica come Roma – ma questo succede anche a Los Angeles e a New York che non sono esattamente due città prive di traffico.

Bondi Iceberg Sydney Australia
Bondi Iceberg, una piscina scavata nella roccia a ridosso dell’Oceano

Torniamo all’Australia…

A certe domande non credo otterrò mai risposte.

L’altra caratteristica che più mi ha colpito è il senso di sicurezza, di protezione che abbiamo vissuto qui.

Avevo già scritto che qui i cancelletti delle case sono bassi e facilmente accessibili, che le case hanno porte con una semplice serratura, niente porte blindate o a tripla mandata?

Non ho incrociato un, e dico 1, senzatetto.

Mi viene obiettato: “Eh, ma loro sono pochi… e poi l’Australia è cara”.

Innanzitutto sono pochi perché l’Australia ha cambiato la politica di immigrazione ed è molto selettiva. Sarà cinismo? Sinceramente un paese dove le leggi sono semplici e si fa di tutto per farle rispettare e, se non le rispetti, ne paghi le conseguenze (chiunque tu sia), non suona così malvagio alle mie orecchie e sicuramente garantisce questo senso di sicurezza.

Secondo: è cara? Se consideri che 1 € corrisponde a 1,55 dollari australiani ti renderai conto che non è affatto cara per i prezzi a cui siamo abituate/i noi in Italia.

Altro aspetto dell’Australia che lo rende uno dei paesi più vivibili al mondo è:

Street art a Melbourne Australia
La Street Art di Melbourne è tra le più belle al mondo

Si mangia da dio

Ebbene sì. L’enogastronomia italiana non ci è mancata per niente.

Sto dicendo qualcosa che ferisce il nostro orgoglio italiano?

Pazienza, facciamocene una ragione!

L’Australia produce vini buonissimi, formaggi di primo livello, una carne che è figlia di pascoli immensi e sani, quasi tutta la frutta del mondo (ormai è diventato un paese esportatore e non importatore) e, sì, è proprio così, in Australia ho bevuto i migliori cappuccini al mondo.

All’inizio non riuscivo a crederci nemmeno io, ma poi uno, due, tre, quasi li provavo proprio per demolire questa verità. Del resto il latte australiano e neozelandese è uno dei più buoni al mondo.

E adesso ti dirò una cosa che ha sorpreso anche me: l’Australia è uno dei maggiori e più importanti esportatori di caffè al mondo.

Ora, questo non è uno spottone che invita tutti a trasferirsi in Australia, ma è importante dare a Cesare quel che è di Cesare.

È un paese estremamente pulito, civile, sano da ogni punto di vista.

I bambini sono abituati ad andare in giro nei parchi cittadini a piedi nudi, anche se fa freddo, perché non c’è un vetro rotto, non ci sono feci di cani.

Anche se hanno un’ottima assistenza economica per chi è disoccupato, nessuno vuole vivere sulle spalle del paese. Tutti vogliono lavorare, tra l’altro senza essere stakanovisti, e tutti vogliono partecipare al benessere del proprio paese perché per tenere tutto pulito, pagano le tasse ma sono ben felici che le tasse vengano usate per vivere al meglio la propria terra.

I dodici Apostoli in Australia
I Dodici Apostoli

E la natura?

C’è un’ultima cosa che non posso omettere: la sconfinata e meravigliosa natura australiana.

L’Australia regala paesaggi che ti lasciano senza fiato.

In questo giro del mondo di posti meravigliosi ne ho visti tanti ma mai, mai nessuno mi ha lasciato senza parole come la Great Ocean Road.

Sarà che la sognavo da quando ero bambina, ma vedere l’immensità dei Dodici Apostoli, l’infrangersi di onde altissime, quel vento che porta via ogni pensiero…

Wow!

E vogliamo parlare degli animali?

Pappagalli di ogni colore, canguri, koala, pinguini… per mia figlia sono il ricordo più bello!

Mi sono ripromessa di tornare presto in questo paese incredibile per visitare il deserto e raggiungere Uluru, la montagna sacra, per nuotare nella barriera corallina e per rivivere quella sensazione che un mondo migliore può esistere se le regole vengono non solo rispettate ma condivise con gioia dalla gente che vive in quel paese.

Riconquistare la pace a Bali

È strano scrivere di pace in questi giorni frenetici.

Sono rientrata dal viaggio e sono stata subito sommersa da impegni quotidiani, richieste lasciate nel passato, email accumulatesi e, dulcis in fundo, casini tecnologici che, come sempre, mi fanno fondere il cervello.

Uffa! Non sono proprio fatta per queste cose… disse quella che ha un Blog e lavora con i Social!

Ma forse è proprio per questo che ogni tanto sento il bisogno di staccare da tutto e immergermi in una cultura profondamente diversa dalla nostra, grazie ad un biglietto aereo e tanta voglia di conoscenza.

Quando sono arrivata a Bali, lasciavo in Italia una situazione complicata.

In più sentivo forte la responsabilità di avere la bambina con me.

Non ero esattamente rilassata.

Il dolore al braccio era ancora molto forte ed era da un po’ che non dormivo bene.

A Bali ci ha accolto un ragazzo col sorriso e la musica dance in auto.

Dopo 2 ore di strada, in piena notte, ci ha detto di salire sul motorino con un suo collega. In 3 su un motorino in mezzo alle risaie.

È stato lì, in quel primo momento, che ho cominciato a sentire la sua brezza, il suo sentore.

Sacred monkey forest
Una scimmietta al Sacred Monkey Forest Sanctuary

Era la pace di Bali e bussava proprio alla mia porta

Ogni giorno che passava, si faceva largo dentro, pezzettino per pezzettino.

Confesso che l’ho un po’ aiutata con il mio impegno di viaggiare in lentezza.

Perciò se un giorno facevamo un tour, il giorno dopo era dedicato a passeggiate senza meta, tra cortili interni e risaie.

Mi ricordo quando ho deciso che era ora di provare un massaggio balinese ma tutte quelle SPA per strada proprio non mi convincevano.

Vicino al nostro alloggio c’era una piccola palafitta con un cartello “Massaggi” ma non c’era mai nessuno.

Un giorno per caso ho visto rientrare un ragazzo in motorino. Un piccolo scambio di parole e ho fissato il mio massaggio per quel pomeriggio.

Un massaggio su una palafitta con il solo suono della natura: uccellini, rane e il fruscio del vento.

Un massaggio energico di quelli che ho provato solo in Cambogia, fatto da una ragazza minuta.

In certi momenti mi sembrava mi spezzasse in mille pezzi e invece ha rigenerato le energie di questo corpicino bistrattato.

Un massaggi per godere la pace a Bali
La palafitta dove ho fatto il massaggio balinese

E la pace si espandeva ancora un pezzettino in più

La delicatezza degli abitanti di questa isola serena è stata la medicina più potente per la mia inquietudine. I sorrisi sempre presenti, la loro incapacità di arrabbiarsi, i cuori generosi.

Certe volte ci infilavamo dentro i loro cortili chiedendo il permesso di entrare e ci ritrovavamo insieme a bambini che facevano i compiti, donne che pregavano o che spazzavano per terra.

E la pace attecchiva dentro di me

Mi ricordo tra tutti un momento particolare: eravamo a cena nel nostro posto di fiducia, praticamente attaccato al Solo Villas, col cameriere che era talmente lento nei movimenti che per noi era anche motivo di grandi sorrisi.

Lo adoravamo.

Beh, stavamo lì, nella lunga attesa tra l’ordine e l’arrivo dei nostri piatti, c’era luna piena, e ho sentito dentro LEI che spingeva, spingeva e si irradiava dappertutto.

“Sai, amore, qui mi sento proprio in pace”, ho detto alla mia socia.

“Per forza, mamma. Qui la gente non si arrabbia mai, non corre ed è gentile”. Saggezza infantile.

Mi son fatta l’idea che non sarebbe male organizzare delle spedizioni dirette a Bali per alcune persone “molto stressate” che conosco.

Già, una bella settimana lì e tornerebbero come nuove, stressando meno se stesse e noi intorno a loro.


Trovi tutti i miei consigli per un viaggio a Bali nell’articolo:

Mi auguro possano esserti d’aiuto per un’eventuale gita nell’isola della Pace.

Enjoy the peace!

Curiosità sul nostro giro del mondo

Con questo post provo a rispondere a tutte quelle persone che mi hanno scritto durante questi due mesi, alle tue curiosità sul nostro giro del mondo.

Durante il viaggio infatti non ho potuto farlo. È stato difficile persino inviare messaggi alle persone più care. Eravamo sempre di corsa e con fusi molto diversi da quello italiano.

Rispondo subito alla domanda più ricorrente, che sembra essere il più grande ostacolo alla realizzazione di un desiderio come quello che noi abbiamo realizzato.

In verità la risposta a questa domanda contiene risposte anche ad altre domande, perciò…

Staten Island Ferry giro del mondo
La vista di Manhattan dallo Staten Island Ferry

Piccola premessa sul giro del mondo

Non ho scritto “viaggio” ma “desiderio” perché i desideri di ognuna/o di noi sono differenti.

Non a tutte/i interessa viaggiare, c’è chi ha il sogno di aprire una caffetteria, chi di diventare genitore, chi di fare successo come cantante, insomma a ognuna/o il suo.

Quello che mi interessa esprimere in queste pagine è che quei desideri vanno tirati fuori dal cassetto e realizzati… perché “Se lo vuoi, Puollo”” (per i precisini, è un errore voluto e, secondo me, rende bene l’idea).

Taman Ayun curiosità sul nostro giro del mondo
A Bali tra le porte del Taman Ayun

Quanto costa il giro del mondo?

Fatta questa premessa, veniamo alla questione annosa: i soldi.

Eh, già… “quanti soldi servono per fare il giro del mondo?”, “Che lavoro fai per poterti permettere una vacanza così lunga?”.

Per rispondere a questa domanda, c’è un’altra specifica che devo fare.

Coogee Walk curiosità sul nostro giro del mondo
Giro del mondo. Un tratto del Coogee Walk a Sydney

Viaggio o Vacanza?

Il nostro è stato assolutamente un viaggio.

La vacanza, almeno per me, è quella che fai in pieno relax, magari sdraiata su un lettino, in una bella spiaggia tropicale e un mojito nel bicchiere.

Il viaggio invece (è sempre la mia opinione personale) è un percorso.

È conoscere le persone che vivono quel luogo.

È fare la spesa nei loro supermercati.

È entrare nel paese e conoscere anche i luoghi meno turistici.

È capire come in quel posto si vive.

È respirare la sua lingua, sentirne la musica, imparare la sua storia.

È percepire quello che io chiamo il “karma” di quella terra. O almeno provare a farlo.

Questo tipo di viaggio non è sempre rilassante, qualche volta é fisicamente faticoso, a volte ostico. Ma per la maggior parte del tempo è leggero e nutriente.

Non siamo quasi mai andate in ristoranti per turisti.

Spesso facevo la spesa al supermercato o ai mercati locali.

La cena la preparavo in casa e organizzavo dei panini per le giornate fuori.

I panni li ho sempre lavati a mano con una saponetta di marsiglia e solo due volte (quando l’appartamento che ci ospitava ne aveva una) ho avuto la fortuna di lavarli in lavatrice.

In giro andavamo prevalentemente con i mezzi, niente taxi tranne che per andare in aeroporto.

Non abbiamo fatto grandi acquisti, anche perché non avevamo spazio nelle valigie che erano già piene per via del fatto che abbiamo attraversato le quattro stagioni e ho dovuto portare 2/3 cambi per ognuna di esse.

Ecco che rispondo in parte alla domanda: “Ma i soldi?”

Viaggiando così, si risparmia notevolmente. Certo, sarebbe stato più semplice usare una lavanderia, mangiare sempre fuori, prendere il taxi soprattutto quando per tornare a casa ci volevano 2 ore di autobus.

Ma se avessi dovuto mettere in conto un budget per tutto questo, non saremmo mai partite.

E il desiderio non si sarebbe mai realizzato.

I biglietti aerei sono stati la voce più costosa di questo viaggio e, come sai, ho comunque risparmiato notevolmente perché ho acquistato il RWT, il biglietto per il giro del mondo, che ti consente di viaggiare in direzione est o ovest, facendo tutto il giro del globo ad un prezzo decisamente conveniente.

Per cui ho fatto il giro del mondo quasi allo stesso prezzo che se avessi pagato un biglietto A/R per la Polinesia.

Quei soldi sono il frutto di anni di risparmi. Non fumo, vado spesso in giro in bici anziché in macchina, non compro mille vestiti e scarpe ad ogni stagione. Eppure non mi sembra mi manchi niente.

Muri Beach Cook Island
Muri Beach a Rarotonga- Cook Island

Voglio raccontarti una cosa “molto” personale

Di solito la mia vita privata (“privata”) resta fuori da queste pagine ma siccome so che questo dei desideri è un argomento “complicato”, pieno di resistenze e sotterfugi della mente, ci tengo davvero tantissimo a mostrarti come ha funzionato questo meccanismo su me stessa.

Anch’io per anni mi sono detta “Non posso permettermelo”, continuo a dirmelo su tante cose perché “non mi sento in grado”, perché “in fondo ci ho provato ma non ci sono riuscita”, perché “quella è meglio di me” e per tanti altri giustificatissimi motivi.

Da luglio dello scorso anno il mio braccio sinistro era bloccato. Bloccato, nel vero senso della parola. Riuscivo ad alzarlo fino a 90 gradi in avanti e lateralmente. E il blocco era accompagnato da dolori lancinanti alla spalla sinistra.

Ho fatto esami, risonanze, ecografie, provato con l’agopuntura, fisioterapia, osteopatia, di tutto e di più, ma niente. Alla fine ho tentato anche con i farmaci. Li ho ritenuti necessari e li ho usati ma nemmeno questi hanno sortito effetto.

Ormai ci avevo messo una pietra sopra: avevo un handicap e me lo sarei tenuta per tutta la vita.

In fondo al cuore però sapevo che mi ero bloccata per altro, per una situazione difficile che ancora oggi non si è risolta del tutto. Una situazione per la quale mi sentivo sovraccarica e impotente.

Dopo aver prenotato il RWT ho cominciato ad avere i primi segni di miglioramento.

I dolori erano ancora forti ma il braccio migliorava. Sono partita preoccupata perché due zaini e due valigie pesavano sulle mie spalle e non ero convinta di poterle “sostenere”.

Ci sono stati dei momenti durante il viaggio in cui ho pensato “Domani mi alzo completamente bloccata” per degli sforzi che avevo fatto.

E invece non solo non ho mai avuto un torcicollo ma in questi due mesi ho “completamente” ripreso l’uso del braccio. Completamente, in alto, lateralmente, dietro.

Non è successo perché l’ho desiderato o ho fatto esercizi durante questo viaggio. È successo e basta.

Con questo voglio solo dire che è fondamentale andare verso la propria felicità e che a volte gli ostacoli che ci poniamo davanti li rendiamo più grandi di quello che sono.

È importante credere in quello che siamo, in ciò che desideriamo perché, se lo desideriamo, è esattamente quello che ci serve, quello che nutre la nostra vita.

E non è giusto chiudere questa cosa così nutriente e felice dentro un cassetto per anni o, ancor peggio, per tutta la vita.

Lo so che può sembrare una di quelle frasi fatte, stile new age, ma se lo ripeto in continuazione, è perché vedo intorno a me tante meravigliose anime che mettono da parte la loro felicità, che rimangono attaccate alla sofferenza e invece starebbero, staremmo, decisamente meglio se andassimo nella direzione della nostra felicità.

Se hai altre curiosità sul nostro giro del mondo, scrivile pure nei commenti.

Canali Venice Beach
I canali di Venice