Lettere dal fronte: un ricordo lontano 80 anni

Ero ammalata due giorni fa, di quelle influenze che ti stroncano, che ti fanno passare il tempo tra il letto e il bagno (eviterò i dettagli).

Lui, che è quello davvero online, mica come me che con l’online ci lavoro ma, appena posso, stacco da qualunque schermo, beh, lui mi dice: “Ma hai letto l’Ansa stamattina? Lo sai che hanno ritrovato l’incrociatore Giovanni Delle Bande Nere, quello di tuo nonno?”.

Detta così, non ti dirà nulla ma io ero sotto gli effetti dell’influenza e ho deciso deliberatamente di non ascoltare questa sua frase.

Un passo indietro nel tempo dalle lettere dal fronte

Mio nonno non l’ho mai conosciuto.

Nemmeno il mio papà lo ha conosciuto se è per questo, perché mio nonno se n’è andato quando mio papà stava ancora nella pancia della nonna.

Il ricordo, anzi i ricordi che ho di lui mi sono arrivati dai racconti di questa donna perdutamente innamorata dell’uomo che aveva perso e delle sue sorelle, una in particolare, che mi ha insegnato la dignità di essere donna quando la guerra e altre sfortune ti tolgono tutti gli uomini della famiglia, tuo padre e i tuoi tre fratelli.

Queste donne dicevano che io e lui ci somigliavamo.

Lui era attento alla moda, era un’artista.

Poco prima di imbarcarsi per la guerra, aveva fatto un provino a Cinecittà per il ruolo di Zorro.

E soprattutto lui era un uomo molto gentile, sempre attento alle sue sorelle e a quella donna che aveva amato come si amava un tempo.

Le loro lettere dal fronte

E sai perché ho l’assoluta certezza che questo sia vero?

Perché mia nonna un giorno mi diede le loro lettere dal fronte, sì, proprio le lettere che si scrivevano quando lui era in guerra.

Se leggi quelle lettere, riesci a credere in un mondo migliore.

Credi che l’amore, quello delle favole, esiste davvero.

Mia nonna le ricamava, nel vero senso della parola (ricamava la carta come fosse un tessuto), e lui ricambiava con parole altrettanto delicate.

Erano lunghe le loro lettere dal fronte, intense, ricche di dettagli, di momenti di vita quotidiana, quelle che oggi ti scambi velocemente e con la poesia di un “quando torni?” su whatsapp.

Erano arrivederci, erano addiii, erano: “Ho comprato un vestito nuovo con i fiorellini apposta per il giorno in cui ti rivedrò”.

Erano: “Ho chiesto due giorni di congedo perché non riesco più a respirare senza di te, ma non so se me li concederanno”.

Era bravo, lui, a non far percepire la guerra.

Non c’è traccia in quelle lettere di quello che viveva se non dei suoi compagni, della quotidianità con loro, dei bei legami che stavano nascendo con uomini simili a lui.

Questo era il suo dono: rendere bello ciò che nel mondo è ancora oggi la cosa più brutta che l’essere umano abbia creato: la guerra.

Foto di mio nonno - lettere dal fronte
Mio nonno durante il provino a Cinecittà e altre poche foto che ho di lui

Senza di lui

Mi è sempre mancato mio nonno, è mancato a tutte noi donne di questa famiglia, anche se mio papà ha sicuramente ereditato la sua dolcezza e i suoi modi gentili.

Mi sono però chiesta miliardi di volte come sarebbe stata la mia vita se ci fosse stato lui.

E non intendo solo per il piacere di avere questo nonno così attento, con cui condividevo l’amore per la moda e per il cinema, ma intendo proprio per la mia struttura psicologica, per la mia base emotiva che è sempre così traballante, sempre in bilico, sempre in modalità “ma che cavolo faccio adesso?”.

Naturalmente contro la guerra

Spesso dico che io sono “naturalmente” contro la guerra, non solo quella fuori, ma anche quella dentro, perché è da lì, da dentro ognuno di noi, che comincia la guerra.

Comincia con la persona che mi sta sul c…o, con quello che odio perché mi ha rubato il posto di lavoro, con il vicino che mi fa i dispetti senza motivo, con quello che mi taglia la strada o che ogni volta fa fare la cacca al suo cane sul marciapiede senza raccoglierla.

La guerra è subdola. Comincia dai piccoli gesti, da me, da te.

L’incrociatore Giovanni Delle Bande Nere è stato ritrovato pochi giorni fa vicino Stromboli, dopo ben 77 anni. 77 anni di nulla, di vuoto.

Perché sono naturalmente contro la guerra?

Mio nonno è la risposta.

8 risposte a “Lettere dal fronte: un ricordo lontano 80 anni”

  1. Molto emozionante il tuo post..Sono d’accordo con te sulla guerra, che trovo assurda ..Combattuta da ragazzi che avevano una vita davanti a loro e non hanno avuto la possibilità di sapere cosa gli era destinato..I loro semi hanno regalato , per fortuna, fiori meravigliosi con la loro discendenza, come te, e come me, nipote di una donna che ha lasciato il suo papà a otto anni in Libia nei villaggi di Mussolini, portata e sballottata in colonie italiane, per poi non rivederlo più..

    1. Queste storie mi rattristano tantissimo. Noi esseri umani potremmo essere migliori. Grazie per aver condiviso la tua esperienza qui con me e per essere quella che sei. Sono certa che i nostri nonni e bisnonni ci avrebbero amato molto.

  2. Mi sono commossa leggendo il tuo post. Tuo nonno, un bellissimo Zorro, era un ragazzino e lo hanno mandato a combattere una guerra terribile. Lei, tua nonna, non ha smesso di credere al suo ritorno e ha continuato ad amarlo. Un amore struggente e romantico che ha dato frutti bellissimi: il tuo papà, tu e i figli che avrai. Continua a essere “naturalmente” contro le guerre, combattile tutte e con forza e l’amore dei tuoi nonni sarà infinito.

  3. Questo tuo post mi ha commossa. Ricco di amore, romanticismo e tragica verità.. Grazie per aver condiviso la tua storia con noi

    1. Silvia, grazie a te per averlo letto perchè per me avere la vicinanza delle persone, anche solo virtualmente, è fondamentale. Sembrerà strano ma, in occasioni come queste, percepisco chi è in linea con me e chi no. Grazie!

  4. Bellissima la storia dei tuoi nonni. Ti ha fatto commuovere e tu oggi hai fatto commuovere me…
    Però, purtroppo, mi hai fatto rendere conto che spesso io sono in guerra e mi incazzo per stupidaggini.
    Ora, soprattutto quando sarò in macchina, cercherò di pensare ai nonni e alle persone che purtroppo ancora oggi vivono nella guerra.
    Grazie.

    1. Il fatto è che noi pensiamo sempre alla guerra come a qualcosa fuori di noi, ma non è così. La guerra nasce proprio nel cuore degli esseri umani, come tutte le cose, anche quelle belle. Sta a noi infatti scegliere cosa portare fuori da questo nostro cuore che ha insieme bene e male.

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