Magnesio: proprietà, benefici e integrazione

Magnesio proprietà benefici integrazione

*In collaborazione con Better Foods

Per la serie rimedi naturali e dintorni, eccomi qui a fare due chiacchiere con te su un nuovo argomento che, immagino per via della sua diffusione, possa interessare a molte/i.

Oggi ti parlo infatti di Magnesio, uno dei minerali più importanti per l’organismo umano, di cosa succede al nostro corpo quando c’è una carenza di questo minerale e di come si può integrare correttamente.

Come sempre, parto da me perché, quando affronto un argomento delicato che riguarda la nostra salute, non me la sento di affrontarlo in maniera generica e, soprattutto, non mi sostituisco in alcun modo al parere dei professionisti che sono assolutamente da consultare prima di iniziare qualunque tipo di integrazione o terapia.

Il fai da te non è mai una buona idea!

Cominciamo quindi dalla mia esperienza personale.

Unadonnaalcontrario IG Betterfoods

Sintomi da carenza di Magnesio

Tutto accadde qualche anno fa.

Era un periodo in cui ero facilmente irritabile, non dormivo bene e la notte soffrivo di bruxismo (hai presente quando digrigni i denti?).

In più nelle prime ore del mattino mi venivano dei terribili crampi ai polpacci.

Non so se hai idea del dolore! Beh, io mi auguro per te che non lo saprai mai.

Scoprii facilmente che erano tutti sintomi da carenza di Magnesio e che, spesso, questi disturbi sono legati alle malattie della tiroide.

Nel gioco del “celo/manca”, ce li avevo tutti… eh, eh!

Essendo io infatti una ipotiroidea, decisi di approfondire la cosa e i controlli fatti dal mio medico confermarono la carenza di Magnesio.

Da allora faccio integrazione in maniera ciclica ed, effettivamente, quando lo integro, questi disturbi scompaiono.

Come si fa a capire se si ha bisogno di Magnesio?

Se soffri di:

  • emicranie
  • crampi muscolari
  • bruxismo notturno
  • insonnia
  • inquietudine, ansia e irritabilità
  • stanchezza

… parlane con il tuo medico di fiducia perché magari con un buon integratore di Magnesio, risolverai velocemente la situazione.

In ogni caso abbi fede che saprà consigliarti nel modo che ritiene più giusto per te.

Magnesio: proprietà e benefici

Il Magnesio è uno di quei minerali davvero fondamentali per l’organismo umano.

Il corpo ne ha di suo una piccola riserva. Si trova nelle nostre ossa, nei muscoli, nel sangue e anche nell’apparato digerente.

Nonostante questa riserva, il corpo umano non è in grado di produrne da solo dell’altro.

Per cosa fa bene il Magnesio?

Il Magnesio serve davvero a tante cose.

Regola il metabolismo, aiuta l’assorbimento del calcio, è indispensabile per l’apparato cardio-circolatorio.

Ha un forte potere miorilassante e, contemporaneamente, agendo sui processi neurologici, aiuta a rimanere concentrati.

È utilissimo per alleviare i dolori mestruali ed è particolarmente importante per chi fa attività sportiva perché riduce la tensione muscolare.

Inoltre contribuisce a rinforzare le ossa e i denti, per questo viene usato anche da chi soffre di osteoporosi.

Dove si trova il Magnesio negli alimenti?

Per nostra fortuna moltissimi alimenti contengono Magnesio e alcuni alimenti ne hanno una più alta concentrazione.

Per esempio

  • la frutta secca (mandorle e nocciole in primis).
  • cereali come la crusca.
  • alcuni legumi come i piselli e i fagioli.
  • gli ortaggi a foglia verde come spinaci e carciofi.
  • alcuni frutti molto dolci come fichi e datteri (attenta/o ovviamente se hai problemi di glicemia alta).
  • i semi di zucca e il cacao.

Sì, sì, anche il cioccolato contiene magnesio e questa è una gran, bella notizia, vero?!

Magnesio marino Better foods

Integratori di Magnesio: perché?

Ora tu mi chiederai: ma allora non basta integrare con alimenti ricchi di Magnesio?

Diciamo che non sempre è sufficiente.

La dieta, soprattutto di noi occidentali, non fornisce un apporto adeguato di questo minerale fondamentale per le nostre funzioni vitali.

Inoltre ci sono momenti specifici della vita, come la gravidanza, l’adolescenza e, ahimè, l’avanzamento dell’età in cui l’apporto di Magnesio diventa determinante.

Ovviamente ogni caso è a sé ma è vero anche che ogni giorno siamo sottoposte/i a sostanze chimiche e agenti atmosferici che i nostri antenati non hanno, per loro fortuna, conosciuto.

A questo aggiungi l’alcol e alcuni medicinali che assumiamo, a volte regolarmente, che non aiutano l’assorbimento di questo minerale prezioso e ti renderai conto che per il nostro corpo diventa difficile espellere tutte le tossine che incameriamo ogni giorno con il nostro stile di vita e respirando la bella aria inquinata di città.

Diciamo che l’integrazione, fatta in maniera corretta e consigliata sempre, ribadisco, da un terapeuta, fornisce un grande aiuto al nostro sistema immunitario che ogni giorno lotta proprio per ripulirsi dalle sostanze tossiche.

Scegliere il Magnesio giusto: l’integrazione corretta

Il Magnesio esiste in diverse forme, organiche e inorganiche.

Come facilmente intuirai, le forme organiche vengono assorbite meglio dall’organismo umano e vengono per questo definite biodisponibili.

Da quando ho individuato la mia carenza di Magnesio, ne ho scoperti diversi tipi, dal magnesio lattato a quello chelato, da quello citrato al magnesio pidolato (tutti nomi che ti sembreranno strani ma che ti consiglierà il tuo medico in base ai tuoi disturbi prevalenti).

Quello che sto utilizzando ultimamente è il Magnesio Marino di Better foods.

Piccola premessa: quando scelgo le aziende con cui collaborare, faccio una selezione molto accurata perché mi piace pensare che le relazioni, anche lavorative, debbano essere fondate sugli stessi valori e sugli stessi principi etici.

Better foods condivide con me l’impegno per la natura e per la salute dell’essere umano.

I suoi integratori vengono sottoposti continuamente a controlli di qualità e seguono rigorosamente le linee guida dell’European Cosmetics Ordinance (KVO).

Il Magnesio marino di Better foods è del tutto di origine naturale.

È privo di lattosio, additivi, fruttosio e glutine.

È vegano e adatto a chi soffre di allergie per via del riso biologico usato come agente di rilascio al posto degli additivi chimici.

È un complesso multi-minerale marino estratto dalle acque dell’Oceano Atlantico.

Inoltre ha in aggiunta altri minerali importanti come il calcio bioattivo che accresce gli effetti positivi del Magnesio e che proviene dall’alga rossa che si trova proprio a largo dell’Islanda, in pieno Oceano Atlantico.

Il packaging dell’integratore è totalmente riciclabile.

Il barattolo in cui sono contenute le pastiglie di Magnesio è in vetro scuro che protegge il contenuto dalla luce solare.

Azioni consapevoli

Lo so che, a volte, si va in farmacia o in erboristeria e si prende il primo integratore che capita per fare in fretta ma sono da sempre convinta che sono le nostre scelte consapevoli a fare la differenza.

Finché penseremo che le farà qualcun altro e che non abbiamo tempo, che in fondo non è importante e che il nostro gesto è troppo piccolo, le cose si muoveranno a rilento.

E purtroppo il tempo non è esattamente il nostro migliore alleato in questa faccenda dei cambiamenti climatici.

Noi possiamo fare moltissimo!

Per la nostra salute e per questo meraviglioso mondo che ci ospita.

Che ne dici di provarci insieme?

Philippe Petit: il funambolo dal Crimine Perfetto

Ebbene sì. Ho avuto bisogno di tempo.

Perché il bel libro di Philippe Petit che, a una prima lettura, può sembrare “semplice”, leggero, va invece sorseggiato, metabolizzato.

Almeno nel mio caso è stato così.

Ho acquistato Creatività, il crimine perfetto mesi fa in preda a uno dei miei raptus da book-shopping sfrenato e l’ho letto anche abbastanza velocemente.

La scrittura è scorrevole, il tono decisamente invogliante, il messaggio catturante.

Ma poi, quando ho deciso di scriverne un articolo, il mio atteggiamento così immediato e veloce ha subìto uno stop.

E quando la mia mente (come il mio corpo) invia questo genere di messaggi, ho imparato ad ascoltarli e a fermarmi.

Ma andiamo per ordine.

Iniziamo dall’autore, anche se non credo abbia bisogno di presentazioni.

Philippe Petit funambolo doc

Francese di nascita, newyorkese d’adozione, Philippe Petit è cresciuto tra un gioco di prestigio e una fune appesa a… qualcosa.

È la strada il luogo in cui si sente a suo agio e dove inizia il suo percorso di artista.

“Criminale” per sua stessa definizione, fu espulso da ben cinque scuole, e forse fu in quella sua adolescenza anti-scolastica che germogliarono le idee per quelli che sono diventati i suoi “colpi” più famosi: la traversata dei campanili di Notre-Dame a Parigi, l’Harbour Bridge a Sydney, le cascate del Niagara.

Ma senza ogni ombra di dubbio il suo “crimine perfetto” rimane la traversata delle torri gemelle del World Trade Center a New York (con un’altezza che superava i 415 metri da terra).

Era la mattina del 7 agosto 1974 e Philippe Petit realizzava un “colpo” che aveva studiato meticolosamente da anni.

Se non l’hai visto, ti consiglio il film The Walk scritto insieme a Robert Zemeckis. Racconta molto bene questa impresa.

Oggi è Artist-in-Residence nella Cattedrale di Saint John the Divine, la mia chiesa newyorkese del cuore, e continua a organizzare colpi per la sua attività di “fuorilegge”.

Interno creatività Philippe Petit
Petit Philippe – il suo libro

Creatività il crimine perfetto

È Philippe Petit stesso a definirsi “fuorilegge”.

Nella bellissima “Riflessione preliminare” di Creatività, il crimine perfetto, che per quanto mi riguarda vale da sola tutto il libro, racconta di come… “Il creatore deve essere un fuorilegge, non nel senso del criminale ma piuttosto un poeta che esercita la ribellione intellettuale.”*.

Petit considera questo libro come un vero e proprio “complotto” e chiede a chi legge di divenirne complice.

Sono assolutamente certa che abbia già catturato il tuo interesse, vero?

Niente è a caso

Essendo un artista, ci si potrebbe aspettare un libro scritto di getto, ricco di creatività allo stato puro.

Senza dubbio c’è anche questo in Creatività, il crimine perfetto, ma Philippe Petit è un artista che ha metodo.

È scrupoloso.

È minuzioso.

È un artista che studia nel dettaglio e persino in questo suo libro nulla è scelto a caso.

Per esempio…

Blu libro Philippe Petit Creatività

Il blu

L’azzurro è il mio colore preferito, da sempre. In tutte le sue sfumature dall’azzurro cielo al blu notte. Mi restituisce un senso di leggerezza, di apertura che nessun altro colore mi dà.

Perciò ho visto come un segno mistico la pagina che vedete nella foto qui in alto.

Il Blu è il colore che Petit sceglie per “sottolineare” delle parole chiave.

Di ognuna di esse, che troverai in ogni capitolo del libro, c’è un rimando al termine del capitolo che approfondisce quella parola in un modo tutto alla Petit e naturalmente blu.

Il formato

Sì, persino il formato non è stato scelto a caso.

Se lo apri, vedrai che forma un rettangolo. Non certamente il formato classico di un libro.

Posso immaginare quanto abbia fatto storcere il naso all’editore la richiesta di Petit di realizzare il suo libro in questo formato.

Adesso tu ti chiederai il perché di questa insolita richiesta. Credimi, non è per niente strana per il funambolo più famoso del secolo e mi concederò di non rivelartela.

Troverai la risposta a questa “stranezza” alle pagine 48/51 del libro, anche stavolta in blu.

Pillole da “Creatività il crimine perfetto”

Descrivere questo libro sarebbe un’ingiustizia, per lo meno per il messaggio che a me è arrivato.

Mi limiterò a “sfrogoliare” la tua curiosità con delle brevi pillole che hanno il potere di risuonare dentro e, come immagino l’autore spera, di spingere a sperimentare la nostra creatività.

Come per esempio quando si accenna alla paura e al suo essere “l’immagine speculare di un contrattempo… un trampolino progettato al contrario”*(parola decisamente a me cara).

O quando Philippe Petit ci racconta di una forza dentro di noi, della cui esistenza non ha prove e che… “Non ho che da svegliarla!”*

Quella forza che, se lasciata emergere, ci porta a realizzare i nostri sogni com’è accaduto a me con il giro del mondo.

Non ho potuto non rimanere affascinata da questo suo interesse (che condivido) per la ribellione, per le contraddizioni, per le cose che apparentemente possono dare noia, soprattutto a noi stesse/i:

Ribellati alle tue inclinazioni. Mettiti scomodo.”*

Che nello stare “scomode/i”, nel tentare di trovare una nuova comodità, scoveremo forse qualità che non credevamo di avere?

Così come mi ha toccata profondamente quando Petit parla dell’importanza di onorarsi e festeggiarsi anche se nessuno al mondo lo fa: “Fatti i complimenti da solo. Scriviti un attestato e incornicialo.”*

Perché non dobbiamo aspettare che siano gli altri a riconoscerci, ma noi per prime/i siamo responsabili di questo riconoscimento.

Se come dice Petit stesso ogni tanto (o forse un po’ di più di ogni tanto) dessimo “fiducia all’improbabile”*, chissà quante sorprese la nostra vita sarebbe in grado di mostrarci che quel senso di impotenza di cui siamo intrise/i è solo una triste illusione che arriva da chissà cosa o da chissà chi e certamente non ci è utile nella strada verso la nostra felicità.

Lasciamo che la nostra creatività prenda forma

Se forse un augurio posso fare a te, come a me, è quello di imparare da Petit l’arte di creare partendo da uno studio preciso ed efficace, a volte anche lungo anni, per poi lasciare che la creatività prenda forma nel suo naturale modo di essere, in maniera folle, o forse saggia.

Chissà!

Buona lettura!

*tutte le citazioni sono riportate fedelmente dal libro Creatività il crimine perfetto, di Philippe Petit, Ed. Ponte alle Grazie.

0 virgola 6 sfumature di Maddalena Capra

Ci sono persone con cui senti un’affinità profonda, al di là della conoscenza fisica.

Con Maddalena è stato così, fin dal primo giorno, fin da quando, poco dopo aver aperto questo Blog, sono capitata tra le sue pagine virtuali.

Sarà che amiamo entrambe la letteratura, sarà che dai suoi tasti nascono sempre poesie, sarà che è una persona schietta, di quelle che una parolaccia, qua e là, ci sta bene.

E le persone schiette mi piacciono a prescindere.

Perché di ipocrisia in giro ce n’è anche troppa e qui, almeno qui, in questo nostro luogo al contrario, non vorrei entrasse mai.

Quando Maddalena Capra mi ha annunciato l’uscita del suo libro “0 virgola 6”, ho pensato subito: è arrivato il momento di intervistarla!

E non mi sono lasciata sfuggire questa occasione.

Il motivo? Sapevo che le sue risposte avrebbero inondato di poesia queste pagine.

O virgola 6 Maddalena Capra
«Siamo quello che diventiamo quando la vita ci dà il LA e noi eravamo in silenzio. Quando ci toglie la voce, e noi cantavamo». Maddalena Capra

Intervista a Maddalena Capra

N: Maddalena, grazie per aver accettato il mio invito tra queste interviste alcontrario. Per prima cosa, vorrei fare un gioco con te, il gioco dei “Se fosse…”. Te lo ricordi? E allora ti chiedo: se Maddalena fosse una poesia, quale poesia sarebbe? E Perché?

M: Accipicchia, parti tosta! Ce ne sono tante, mi ritraggono per aspetti diversi. Evitando quelle più pesanti (i poeti amano condensare in versi la disperazione umana…), direi L’albatro di Baudelaire. Senz’altro. Mi sento spesso fuori posto, caricata (o «catturata»?) dalla vita ordinaria, dalle navi che solcano i mari apparentemente senza intralcio, mentre io inciampo nelle mie ali, in una sensibilità e un animo ingombranti che mi fanno sentire goffa. Il confine tra qualità e difetto è così labile! Quello che più contraddistingue ognuno di noi è anche ciò che – malauguratamente – lo fa sentire diverso e inadeguato: solo.

N: Te lo ricordi quel momento in cui la scrittura è diventata parte di te? Quel momento in cui hai sentito che era la tua strada?

M: Sono due domande e, in effetti, corrispondono anche a due momenti diversi. Scrivo da che ho memoria: da bambina, avevo sette anni, una grave malattia al cuore mi costrinse in ospedale per ventisette giorni. Ricordo che alternavano il braccio per le flebo: quando capitava al destro, allora cercavo di scrivere con la sinistra. Cosa scrivevo? Poesie: le ho ancora, stanno in un quaderno con la copertina rigida di tela rossa e un riquadro con un Cappuccetto Rosso. C’è su un adesivo con scritto «6», perché quel quaderno l’avevo cominciato già a sei anni.

La prima svolta arriva otto anni più tardi: una lite coi nonni, in montagna. In balcone, da sola, mi cantai in testa una canzone di Baglioni sostituendo le sue parole con le mie: cercavo, nelle mie strofe, un’espressione al disagio. Cominciai anche a fare lunghe camminate serali in solitaria, ad apprezzare quella chiusura privata e intima che forse tutti sperimentano nell’adolescenza. Nel mio caso con me usciva sempre anche la parola, portavo ogni volta un foglio di carta ripiegato in tasca. E una penna.

La decisione di investire sulla scrittura con obiettivi «professionali» è tardiva, arriva durante la maternità: nel frattempo avevo sempre scritto, ma quaderni privati, più paranoie che narrazioni. Invece apro un blog e scopro che posso raccontare: ma raccontare in modo narrativo. Non per niente il claim del blog è «Non do consigli, non faccio informazione. Narro. Di maternità e di vita». Scrivo anche un romanzo, e così comincio a intuire cosa sia il mondo editoriale: lo intuisco nel senso che è serrato ed esigente ben oltre ogni mia ingenua previsione. Tanto da interrogarmi se sia davvero quello che voglio. Una cosa che mi infastidisce molto è che la scrittura, quando si fa pubblica, diventa la parte minore della scrittura: tutto il resto, il grosso dell’iceberg, è progettazione, prima, e promozione, poi. Chi è blogger sa cosa intendo: be’, quando si tratta di un romanzo – e tu, Noemi, lo sai – questa sproporzione cresce esponenzialmente. Come ho scritto un giorno: «Il vero rischio di investire in una passione non è la paura di non farcela. Il vero rischio è inquinare quella passione». Eppure quel sentimento di poter dare qualcosa con le mie righe, quel grande potere che ha la parola, sono un propellente che ancora mi spinge forte. Basterà? Non lo so: a volte sento di voler contribuire di più, al mondo.

N: Come ben sai, ho scelto appositamente di non leggere il tuo libro, perché volevo pormi nella stessa condizione di chi sta leggendo questa intervista. Volevo sentirmi “alla scoperta” del tuo racconto. Nella presentazione del libro, scrivi “La storia di una maternità «stretta» e poi improvvisamente sorpresa dagli eventi, una storia di scoperta, conflitto e dolore”. Allora ti chiedo, quanto c’è di te in “0 virgola 6”?

M: Tutto. Sono stata protagonista di una serie di eventi terribilmente forti e conflittuali, in una faglia temporale minuscola: come dico nella prefazione al libro «questa è una storia che non avrei mai creduto di scrivere. […] L’ho tracciata giorno per giorno, me la mettevo accanto sui sedili. Sapevo di doverlo fare». Ha la particolarità di essere scritta in tempo reale. Non sapevo cosa ne avrei fatto. Poi è stato chiaro.

N: “0 virgola 6” è un’auto-pubblicazione. Mi ricordo i sentimenti contrastanti che avevo io quando stavo per auto-pubblicare il mio Safari. Tu come hai vissuto questo momento?

M: È buffo. Per uno scrittore esordiente i punti cardine sono due: la paura di annoiare il lettore, essendo inesperto (ma questa, in fondo, è una costante di chiunque scriva), e la ricerca forsennata di un Editore, che dia fiducia al proprio talento e alla storia, ma anche credito. Perché il lettore se vede un marchio crede automaticamente che la storia sia più «valida». È la ragione per la quale, io stessa, non ho mai considerato il self-publish per un romanzo. Invece qui ha scelto la vita. Questa volta il valore e il senso del narrato sono così totali che il mondo editoriale non l’ho nemmeno preso in considerazione, avevo urgenza di trovare il calore di chi legge, inizialmente, e adesso di dare una testimonianza col mio racconto. Ora spingo per diffonderlo perché è la sola vittoria che posso, in questa storia difficile. E perché so che molte donne hanno bisogno di ascoltarla. E, paradossalmente, pur non avendo pianificato nulla nella narrazione, il commento unanime è: «L’ho letto d’un fiato, era impossibile fermarmi».

N: Quest’ultima domanda non è in realtà una domanda. Fai finta di avere un microfono aperto, di poter dire tutto quello che vuoi, senza filtri, senza pensare a chi ti sta ascoltando davvero, senza limiti o giudizi. E adesso, butta fuori…..

M: C’è sempre una parte di vanità, inutile prendersi in giro: abbiamo bisogno di essere riconosciuti. Ma è piccola. Se ami quello che fai, il motore più forte è il desiderio, come dicevo, di dare un contributo al mondo. Di «dare qualcosa». Sono brava con le parole, so di avere un potere evocativo, di emozionare e commuovere il lettore. Non lo dico con presunzione, non è nemmeno tutto merito mio: è la vita, la natura. Ognuno ha il suo talento e il suo modo di contribuire: c’è chi sforna pane, chi cura i malati, chi spazza le strade. Io scrivo.


E siccome Maddalena Capra scrive bene, eccome se scrive bene, ti consiglio di leggere il suo “0 virgola 6” “d’un fiato”, come hanno fatto già in molte/i.

Lo trovi su Amazon, cliccando qui. Buona lettura!

Qualche settimana dopo…

È passata qualche settimana da questa intervista e solo adesso comprendo come mai avessi scelto di non leggere il libro di Maddalena Capra prima di intervistarla.

A volte si fanno cose che non hanno un senso logico nella propria testa. A me ultimamente capita sempre più spesso. E ho imparato a fidarmi.

Ho cominciato a leggere “0 virgola 6” non appena messa online questa intervista. Ma mi sono fermata quasi subito. Sì, non sono una di quelle lettrici che lo ha letto “tutta d’un fiato”. Vuoi sapere il perché?

Quando ho capito di cosa il libro parlasse, ho sentito che dovevo avere rispetto, un rispetto che si tramutasse nella scelta di momenti dedicati a questa lettura.

Non volevo leggerlo trafelata, tra la consegna di un lavoro e la preparazione del pranzo per mia figlia. Volevo che avesse tutta la mia attenzione.

Oggi ovviamente non farò spoiler sull’argomento, non metterò l’accento nemmeno sul fatto che mi abbia commossa profondamente (che forse potrà sembrarti scontato).

Ti dirò soltanto che, indipendentemente dalle proprie esperienze di vita, 0 virgola 6 di Maddalena Capra è un libro che va assaporato nelle mille emozioni di cui siamo contenitori.

Con il sorriso, con l’ansia, con la fragilità, con la serenità, con il dolore.

Di nuovo, buona lettura!

Femmine inside… tra coccole e accessori

La vedete quella ragazzina lì?

Ecco, lei è proprio femmina inside… e outside.

Io al confronto sono una specie di maschio surrogato nel corpo di una donna.

Lei è quella che passa velocemente dall’umore: “Mamma, ti amo, abbracciami 24 ore su 24”, al momento broncio fino in terra: “Non mi dire nulla sennò ti mordo”.

Lei è quella che alla mia frase sconfortata*: “Domani, visto che la scuola è chiusa per il referendum, andiamo a fare shopping”, risponde con un sonoro e gioioso: “Sìììììììììììì”.

*sconfortata= “cavoli, dovevo lavorare e la scuola è chiusa…”, “Cacchio, mi tocca andare a comprarle i vestiti che un altro po’ i pantaloni le arrivano al ginocchio…”, “Aiuto, due ore in camerino con lei che si prova tutto il negozio”.

Cottage Grab Bag C. Unadonnaalcontrario
C. con le mie Vendula London

Lei è quella bambina, oggi ragazzina, che nell’ordine mi ha rubato prima il cuore, poi l’anima, infine il guardaroba.

Lei con quella vocina dolce: “Mamma, che bello questo vestito! Uh, belle le tue scarpe! Me le presti quando divento grande (pensando che diventare grande sia già adesso)?”.

La ragazzina, che non ha ancora compiuto 12 anni, ha una quantità di accessori che io alla sua età avevo solo un paio di gioiellini da bancarella e uno zainetto.

È colei che quando vede glitter e unicorni, le si illuminano gli occhi.

Se poi ci sono una quantità smisurata di paillettes, può toccare livelli di illuminazione che neanche un ritiro zen in un monastero sperduto del Giappone antico.

La nuova COTTAGE GRAB BAG

*supplied by Vendula London

Dettaglio Cottage Bag
La Cottage Grab Bag di Vendula London

Ora, già conosci la mia passione per le Vendula London.

Perché mi rispecchiano moltissimo. Sono curate nei dettagli, sono ironiche, sono Veg, e adoro il loro design.

Secondo te cosa succede quando in casa arriva una nuova Vendula London?

Devo dire che la COTTAGE GRAB BAG è davvero un piccolo gioiello, con la sua forma da piccolo cottage inglese, le foglie d’autunno, gli stivali rossi per la pioggia e quel camino acceso all’interno che fa pensare ad un buon libro e ad un tè fumante.

Io ci entrerei volentieri in quel cottage, e chissà se non ci troverei una sosia di Miss Marple che mi racconta i segreti più occulti del paesino in cui vive.

C’è un particolare per cui l’ho scelta.

Chissà se lo indovini!

È lì, appollaiato sul davanzale, che guarda fuori dalla finestra e che mi ricorda i miei angeli: un gatto nero.

Cottage Grab Bag dettaglio gattino

Ci sono scelte che si fanno per estro, sì, ed è importante perché nella vita la leggerezza è un ingrediente fondamentale, quella leggerezza che fa bene all’animo ma anche ai legami mistici.

Perché facciamo una vita complicata, spesso faticosa e, concedimi, abbiamo davvero bisogno di coccolarci, di regalarci piccole e grandi frivolezze, di scaldare il nostro cuore.

Sì, sono cose materiali, è vero, ma ho imparato grazie al Buddismo che non esiste separazione tra materia e spirito e che a volte siamo talmente abituate/i a sacrificarci, a riempirci di sensi di colpa che ci precludiamo momenti appaganti per noi, solo per noi.

È una coperta calda?

Un tè con un’amica che non vediamo da tanto tempo?

Un abbraccio a quella persona con cui non facciamo che discutere?

Un bel vestito scollato o una splendida borsa?

Sono piccole cose ma, se ci strappano un sorriso, beh, non sono poi così piccole.

Spesso cerchiamo l’approvazione in chi ci sta intorno, in nostro marito, in nostra madre, nel nostro capo, ma l’unica approvazione che serve davvero è la nostra, quella che ci riconosciamo per prime/i noi.

A quanto pare, mia figlia lo sa meglio di me.

Vogliamoci bene, anime al contrario!

SANA: la fiera del biologico che dà speranza

Il treno mi riporta a casa da Bologna e mi viene da sorridere.

Sai perché sorrido?

Perché so che, anche se si tratta di lavoro, per me vince sempre il rapporto umano.

Anzi un bel giorno mi piacerebbe che quell’ “anche se” sparisse del tutto dalle nostre conversazioni quando parliamo di lavoro.

SANA 2018 hall

Sana: la fiera del biologico

Le fiere, si sa, sono faticose e io non ho sempre avuto una bella impressione di tutte quelle che ho frequentato.

Ma questo Sana è stato davvero speciale.

Non solo perché è una manifestazione che funziona, organizzata in maniera impeccabile, questo mi sembrava corretto dirlo.

Per altro…

Ho scelto di andare al Sana per proseguire il mio viaggio nell’ Italia che mi piace. O meglio per vedere se, nel luogo dove potevo incontrare le aziende del biologico tutte insieme, questa Italia mi sarebbe piaciuta davvero oppure no.

SANA 2018 Terre e tradizioni

Incontri cuore a cuore

Ho deciso di incontrare fisicamente le persone con cui ho avuto rapporti solo virtuali.

Ho scelto di guardarle negli occhi, di farmi raccontare con i loro accenti, uno diverso dall’altro, dall’Alto Adige alla Sicilia, le loro storie.

Una delle cose che mi chiedo spesso è: ma chi glielo fa fare?

Con le leggi e la burocrazia che per lo più ostacolano, con l’ignoranza imperante, le ore di lavoro spesso senza regola.

E sai dove trovo la risposta?

Nello sguardo curioso, nella passione che sguiscia dalle parole, nella voglia di vivere seguendo i propri valori.

Esiste ancora tutto questo. E lo so che magari non ci crederai, ma ‘sta roba mi fa tanto commuovere.

Che ci posso fare!?

Sono la solita Alice nel paese delle “non” meraviglie.

Le meraviglie del nostro paese

Alla fine le meraviglie ci sono in questo nostro paese complicato e sono e rimangono sempre le persone. Da Nord a Sud.

Ho passato ore ad ascoltare cose del nostro territorio che non conoscevo assolutamente.

Ho visto giovani con idee concrete oltre che ambiziose.

Ho assaporato la genuinità delle aziende a conduzione familiare e anche di realtà imprenditoriali molto grandi.

È questo che mi incoraggia ad andare avanti in quello che faccio.

Ogni volta che ti racconto di un’azienda, ormai credo sia evidente, lo faccio perché desidero contribuire alla diffusione di quest’ #Italiachemipiace.

È il mio lavoro, certo, ma, come in tutte le cose, si può decidere il modo di lavorare, la direzione che vogliamo dare alle nostre vite e quindi anche al nostro lavoro.

Siamo noi a decidere con chi vogliamo collaborare, con chi vogliamo stringere relazioni, che siano personali e/o professionali.

Ecco perché presto continuerò a raccontarti storie incredibili, storie che incoraggiano a proseguire verso i nostri sogni, storie che ci rendono sempre più orgogliose/i della nostra territorialità.

Non vedo l’ora.