Meditazione Vipassana: origini, pratica, benefici

Prosegue il nostro viaggio nel mondo della meditazione.

Anzi delle meditazioni, perché di forme meditative ce ne sono davvero tante e oggi ti parlo di una delle più diffuse: la Meditazione Vipassana.

Cos’è la Meditazione Vipassana?

Per prima cosa cerchiamo di capire cos’è la Meditazione Vipassana e in cosa differisce dalle altre forme di meditazione.

Partiamo dall’etimologia della parola.

Vipassana in lingua Pali vuol dire “guardare dentro in profondità, vedere le cose come sono veramente” (Passana= vedere, vi= attraverso).

Ancor più:

  • Vedere chiaro i nostri pensieri.
  • Osservare le nostre esperienze in modo obiettivo e limpido, senza veli.
  • Vedere attraverso i meccanismi mentali che regolano le nostre emozioni e relazioni.

Si potrebbe dire che la Meditazione Vipassana ci aiuta ad avere una “visione” chiara della vita in sé, non soltanto durante la pratica meditativa ma durante tutto l’arco della giornata attraverso un’osservazione costante e consapevole.

monaco che medita meditazione vipassana

Origini della Meditazione Vipassana

La Meditazione Vipassana fu insegnata dal Buddha originale, Siddharta Gautama, oltre 2500 anni fa con lo scopo di vedere la nostra natura intrinseca, quella profonda, e andare oltre ogni tipo di sofferenza che affligge l’essere umano.

Shakyamuni trovò nella Meditazione Vipassana il modo pratico per trasmettere il Dharma, il suo insegnamento fondamentale.

Grazie infatti alla Meditazione Vipassana si diventa consapevoli del concetto di equanimità (in Pali Upekka) per cui le cose non sono solo negative o solo positive, né rimangono così per sempre perché tutto cambia e per questo possiamo distaccarci dalla sofferenza che queste cose ci provocano, nel bene e nel male, o meglio in ciò che noi riteniamo bene e male.

Ricordiamoci infatti che la nostra visione della realtà è soggettiva e non corrisponde necessariamente alla visione della realtà dell’altro/a. Ciò che fa soffrire me non è detto che faccia soffrire un’altra persona, e viceversa.

Fu sotto il regno dell’imperatore illuminato Ashoka che la Meditazione Vipassana prosperò in India e fu diffusa anche nei paesi confinanti. Per un lungo periodo venne dimenticata per poi essere reintrodotta in Myanmar da U Ba Khin e dal suo discepolo Goenka che la esportarono nel mondo occidentale alla fine degli anni ’60.

Come si fa la meditazione Vipassana?

Durante la Meditazione Vipassana ci si concentra dapprima sul nostro respiro (chiamato anche oggetto primario) e dopo su qualunque altra cosa richieda la nostra attenzione: un dolore nel corpo, un movimento, un suono (che prende il nome di oggetto secondario).

Per prima cosa perciò iniziamo a concentrarci sull’aria che entra ed esce dalle nostre narici, su come il nostro addome si gonfia ispirando e si sgonfia espirando (possiamo tenere una mano sulla pancia per aumentare questa consapevolezza). Questa pratica si chiama Samatha (= risiedere nella calma).

Mentre siamo immerse/i in questa pratica probabilmente accadrà che sentiremo qualcos’altro: una sensazione nel corpo, una vicina che parla al telefono, un ricordo. Quando questo accade, puoi etichettare questa cosa/sensazione con una parola non specifica, tipo “suono”, “dolore” (questa pratica si chiama “notazione”) e riportare nuovamente la tua attenzione al respiro in Samatha

In questo modo potrai osservare ciò che succede senza giudicarlo.

Va da sé che più ci alleniamo nella Meditazione Vipassana, più diventiamo consapevoli e in controllo di ciò che ci accade. Dentro e fuori.

Si può fare la Meditazione Vipassana anche in movimento, camminando, ma consiglio di iniziare prima da seduti, in una situazione di calma, senza distrazioni e concentrandosi solo sul respiro. Pian, piano che si diventa esperti/e, allora si possono provare delle pratiche in movimento, e anche mentre lavori, mentre conversi con qualcuno, mentre fai la spesa.

Il senso è raggiungere uno stato profondo di consapevolezza in ogni istante della nostra vita.

Con calma, senza forzare, perché un po’ come con i desideri, la consapevolezza è senza sforzo, è naturale.

A cosa serve la Vipassana?

La Meditazione Vipassana è anche chiamata meditazione consapevole perché uno dei suoi scopi è quello di aiutarci ad avere piena consapevolezza del nostro respiro e del nostro corpo, di conseguenza anche delle nostre emozioni e comportamenti.

In tal modo si riesce a osservare con obiettività tutto ciò che può crearci ansia, rabbia, sofferenza in senso lato, e aiutarci a liberarci dai due elementi che, secondo il Buddha, creano questa sofferenza: il desiderio e l’ignoranza (dove per ignoranza si intende il non conoscerci davvero, il non sapere chi siamo in profondità, qual è la nostra vera natura).

Ed è questo il momento in cui sperimentiamo la vera felicità, che il Buddha chiama Nibbana e che non dipende da niente e da nessuno e si trova solo nel qui e ora.

Per renderlo quotidiano, come piace sempre dire a me “pane al pane, vino al vino”, è un enorme aiuto quando magari durante il giorno ci prende un momento di ansia, il battito cardiaco accelera, ci sfugge il controllo del nostro corpo e, ahimè, della nostra mente.

E lì vai giù di casini, parole che non avresti voluto dire, azioni di cui ti penti subito dopo…

Se ci alleniamo nella Meditazione Vipassana, ci accorgiamo più velocemente di cosa ci sta succedendo e quali sono i meccanismi che innescano quelle emozioni (sia positive sia negative) e siamo in grado, riportando la nostra attenzione al respiro, di uscire il più velocemente possibile da quella situazione di impasse senza farcene travolgere o reagire in modo incontrollato.

L’obiettivo ultimo, lo scopo della Meditazione Vipassana è questo “vedere in profondità”, comprendere davvero il funzionamento della mente e della vita stessa.

Essere in controllo delle proprie emozioni, guarire e vivere più serenamente sono le dirette conseguenze.

Principi della meditazione Vipassana

I principi della Meditazione Vipassana sono:

  • Impermanenza (= Annica)
  • Insoddisfazione (= Dukkha)
  • Impersonalità (= Annata)

L’Impermanenza è uno dei principi cardine del Buddismo e, direi, della vita dell’universo: tutto è in costante movimento, nulla rimane statico o fermo.

L’insoddisfazione è quella che provoca la sofferenza, e viene fuori proprio quando ci dimentichiamo il principio di impermanenza: se stiamo bene, vogliamo che quella condizione non passi mai; se stiamo male, vogliamo che passi in fretta. In verità tutto cambia, che noi lo vogliamo o no.

L’impersonalità o assenza di ciò che è in sé vuol dire che non c’è un nostro vero Io, unico e universale, perché noi cambiamo continuamente. Se ti guardi indietro, sono certa che la/il te di adesso è molto diversa/o da quella/o di 10 anni fa, o anche di un anno fa. Vero? E questo ci dice, in linea con il principio di impermanenza, che noi cambiamo continuamente, istante per istante. 

Viviamo e moriamo e questo accade qualunque cosa noi facciamo. Idem per il bisogno di mangiare o di bere. Lo facciamo e basta. Quello su cui possiamo agire è cosa vogliamo mangiare, come vogliamo vestirci, come vogliamo prenderci cura della nostra salute.

Esserne consapevoli ci permette di non farci troppo condizionare, anzi di vedere le cose come fatti della vita in cui noi possiamo rendere più piacevoli le nostre esperienze di vita e lasciare andare quelle che ci fanno più soffrire.

Insomma perderci meno tempo ché, lo sappiamo, a farci menate siamo professioniste/i, eh, eh! 

Dove praticare la meditazione Vipassana

La Meditazione Vipassana è essenziale.

Per cui ogni cosa che potrebbe distrarci è sconsigliata. Dalla musica, agli incensi, alle candele.

E se per le prime volte forse è meglio fare delle meditazioni in gruppo, soprattutto se non lo si è mai fatto prima, in realtà la Meditazione Vipassana dà il meglio di sé in piena solitudine.

Tu, la tua casa, il tuo respiro. Nient’altro. 

Quindi puoi praticare la Meditazione Vipassana direttamente da casa tua, in un momento di tranquillità.

Se poi preferisci affidarti a centri specifici, beh, hai l’imbarazzo della scelta perché ce ne sono in tutto il mondo.

I corsi sono gratuiti e durano 10 giorni durante i quali ci si allena innanzitutto sul respiro. Inoltre durante i giorni del corso bisogna attenersi ai 5 precetti della Meditazione Vipassana:

1- Non uccidere né arrecare danni a te e agli altri.

2- Non rubare.

3- Non mentire.

4- Astenersi dal fare sesso.

5- Non consumare sostanze tossiche (alcol, droghe, caffè).

Come vedi, l’allenamento è, sì, mentale ma anche fisico perché non esiste separazione tra mente e corpo e perché lo scopo ultimo è il miglioramento del proprio stato psico-fisico a 360°.

A questo link trovi un elenco di corsi in Italia e all’estero.

Benefici della meditazione Vipassana

Sicuramente la gestione dell’ansia e dello stress è tra i primi benefici della Meditazione Vipassana, ma c’è anche la capacità:

  • di concentrarsi meglio.
  • di mettere più attenzione in ogni cosa che facciamo: dal lavoro al rapporto con i nostri figli, alle nostre passioni.
  • di vivere appieno il momento presente.

Ed è questa la vera chiave della felicità perché, se non esiste altro momento del qui e ora, è proprio adesso che possiamo essere felici, non cercare quella felicità altrove o quando accadrà chissà cosa che la nostra mente razionale ha deciso corrispondere alla nostra felicità.

Come sempre, non ti resta che provare.

Sperimenta la Meditazione Vipassana e, se hai voglia di raccontarmi la tua esperienza, ti aspetto nei commenti.


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*foto in questo articolo by pixabay

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